Per provare a capire la mia gioia nell’avere avuto la possibilità di parlare di queste telecamere, basterà tenere conto che la copertina di #UltraSlowMo è (non a caso) dedicata proprio a una di loro.
Un privilegio, pertanto, è stato questa settimana avere avuto l’opportunità di chiacchierare con un professionista specializzato nel loro utilizzo: Kamel Kuri, il quale, dalla sua, conta già partecipazioni a Olimpiadi invernali (Pechino 2022), numerose tappe della coppa del mondo di sci, Mondiale di Rugby (Francia 2023) e tanti altri eventi sportivi di caratura internazionale.
Diversi sono i punti di contatto con Kamel: innanzitutto lo strano nome che portiamo (“il mio, Wenner, dipende dalle origini siriane di mio babbo”); dopo di che le origini romagnole, in quanto Kamel è nato e cresciuto a Solarolo, un piccolo comune, in provincia di Ravenna, famoso in tutto il mondo per aver dato i natali a Laura Pausini.
Ma, probabilmente, ciò che ci lega maggiormente è la passione per una delle telecamere per cui Kamel si è specializzato nel corso della sua carriera professionale:
“Da circa 15 anni, Wenner, faccio questo mestiere, essendo entrato nel mondo dei broadcast grazie a Luca Nonni, che è stato uno dei primi in Italia ad avere acquistato dagli USA un jimmy jib, un professionista con cui ho iniziato a collaborare quale macchinista”.
Alt: occorre fermarsi un attimo e, prima di andare avanti, occorre spiegare a chi ci legge cosa è un jimmy jib e qual è il ruolo del macchinista:
“Il jimmy jib, Wenner, è un tipo di crane (ossia di braccio: n.d.r.) creato originariamente dalla Stanton, una società americana, che è stata la prima a costruire questo braccio light per la televisione, a differenza di quelli precedenti, molto più pesanti e ingombranti, utilizzati prevalentemente per il cinema.
Si tratta di un braccio triangolare, con una testa remotata, su cui viene collocata una telecamera non stabilizzata, molto comodo da montare; un braccio modulato che, generalmente va dai 3 fino ai 12 metri di lunghezza, il cui peso, da movimentare, nella versione più lunga, benché si tratti di un peso bilanciato, può arrivare fino a 100/120kg.
Il jimmy è stato studiato per essere utilizzato da una sola persona, ma, solitamente, sono due i professionisti che vi lavorano, vale a dire l’operatore di ripresa e, per l’appunto, il macchinista, che è colui che fisicamente muove il braccio per consentire all’operatore di concentrarsi in via esclusiva sulle riprese.
Macchinista ed operatore sono una squadra”.
Un concetto, quello di squadra, su cui Kamel ritornerà più volte durante la nostra chiacchierata.
Operato questo preliminare chiarimento, Kamel mi spiega di avere, “con il passare del tempo, guadagnato la fiducia di Luca, che ha iniziato piano piano a farmi fare anche l’operatore: mi è subito piaciuto e ho deciso di specializzami in tale mansione, essendo affascinato da queste camere speciali. Ho avuto pertanto l’opportunità di conoscere e collaborare con la Movicom (società specializzata nell’impiego di queste camere) nella persona di Simone Delella, che mi ha dato la possibilità di imparare a utilizzare, sempre come operatore, Polecam e Robycam.
Attualmente, pertanto, la mia specializzazione è quella di operatore di jimmy jib, di carrelli e teste remotate, anche virtualizzate, nonché della Robycam.
Grazie alla fortuna di avere incontrato una serie di persone che hanno creduto in me, per chi, come il sottoscritto, è fin da sempre stato un patito di tecnologia, di meccanica ed elettronica, che si definisce un tecnico creativo, si tratta del coronamento di un sogno”.
A questo punto sono curioso di capire come si utilizza la telecamera montata su di un jimmy jib.
“Beh, per manovrare la telecamera del jimmy ci sono due joystick: con uno comandi la testa, in modo particolare, il pan e il tilt, ossia movimento in alto, in basso, a destra e a sinistra, mentre con l’altro, regoli lo zoom e il fuoco (importante evidenziarlo, dato che in molti credono che la messa a fuoco sia automatica: n.d.r.).
Qualora si lavori nell’ambito di produzioni sportive di un certo livello, il diaframma e il controllo della camera è affidato ai tecnici che operano in cabina di regia, mentre in altri contesti, come ad esempio, se si lavora per la realizzazione di una clip pubblicitaria, la regolazione di questi parametri è affidata sempre all’operatore di ripresa”.
“Sul jimmy, Wenner”, prosegue Kamel, “possono essere montate la gran parte delle telecamere che vengono utilizzate nell’ambito delle produzioni degli eventi sportivi fino a quelle di un peso di 20/25 kg, ivi comprese quelle con le ottiche cinematografiche”.
E quali sono le differenze con la polecam, che, per un profano come me, presenta notevoli somiglianze con il jimmy jib?
“La Polecam è un altro tipo di macchina: io faccio sempre questo esempio, in genere. Non si può chiedere a una lavatrice di fare da asciugatrice! La Polecam non può lavorare come un jimmy: con la Polecam si riesce ad andare molto più vicino al soggetto, avendo un’ottica molto piccola, che, ad esempio, nel calcio, permette di infilarsi nelle maglie della rete.
Il jimmy, invece, ti consente di lavorare a maggiore distanza dai soggetti, coprendo una ‘zona di volo’ molto più ampia di quella della Polecam grazie alle sue maggiori dimensioni in estensione. Solitamente, poi, con la camera sulla Polecam non puoi regolare lo zoom, mentre su quella sul Jimmy, sì, e così via”.
Un’ulteriore mia curiosità è quella di capire quanto tempo occorre per montare un Jimmy Jib:
“Dipende dall’affiatamento che c’è fra i componenti della squadra: generalmente in un’oretta e mezza si riesce a fare in modo che la macchina sia pronta”.
Capisco nel corso della nostra chiacchierata che i concetti di squadra e di affiatamento sono molto importanti per Kamel, per cui gli do appuntamento a settimana prossima proprio per concentrarci su queste tematiche, oltre che su differenze e analogie con l’altra telecamera su cui si è specializzato, vale a dire la Robycam.
Grazie Kamel, per ora.
Stay Tuned!
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Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.
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