Se la settimana scorsa mi sono occupato genericamente delle linee guida a cui si devono attenere coloro che producono un evento per la FIS, questa settimana ho avuto la possibilità scendere nel dettaglio, raccogliendo il racconto di un professionista che ha lavorato di recente alla produzione di alcune gare di Coppa del mondo di Sci Alpino che si sono tenute in Italia negli ultimi mesi (a Sestriere, in Val Gardena, in Val Badia, a Bormio e a Cortina).
È con Vittorio Baldi che ho avuto la possibilità, prima ancora che, come sempre, il privilegio di scambiare quattro chiacchiere.

Da un lato, Vittorio mi ha parlato della sua attuale mansione, che, personalmente, non conoscevo così a fondo; dall’altro lato, invece, mi ha spiegato il camera plan di una delle gare a cui ha lavorato nelle scorse settimane.
Ma procediamo con ordine.
Vittorio, attualmente, si occupa principalmente di controllo camere, ossia è uno dei tecnici in cabina di regia addetti al controllo dei segnali provenienti dalle telecamere e alla regolazione dei parametri operativi delle stesse:
“Il tecnico al controllo camere, Wenner, è colui che materialmente fa in maniera che la telecamera abbia di continuo la giusta esposizione, mantenendo i corretti parametri di contrasto e di colore, per fare sì che tutte le immagini che si vedono a casa siano omogenee tra loro e non vi sia una differente saturazione di colori, ad esempio, fra quelle provenienti da una telecamera e quelle che arrivano da un’altra. Il tecnico al controllo camere lavora in buona sostanza sulla colorimetria delle immagini, utilizzando il vettorscopio che è lo strumento che permette a noi di capire se la calibrazione dei colori è corretta o se è necessario intervenire in qualche modo”.

Un lavoro, quello di Vittorio, che è fondamentale per garantire una uniformità delle immagini delle tante telecamere che ci raccontano un evento sportivo, che, ad esempio, in occasione di una gara di sci sono disseminate lungo la pista:
“Mediamente, ogni tecnico al controllo camere di un evento sportivo ne supervisiona 4, anche se può capitare che ne debba monitorare fino a 6-7 per volta, com’è accaduto, ad esempio, durante le gare di Cortina di qualche settimana fa. Di solito a ciascuno di noi viene affidata una serie di telecamere vicine tra loro in modo da lavorare con macchine esposte alle medesime condizioni metereologiche. Tuttavia, nelle gare di sci, molto spesso accade che ci siano eventi atmosferici che nel giro di pochi secondi ci costringono a intervenire per un corretto bilanciamento. Basti pensare, ad esempio, a un improvviso passaggio di nuvole veloci, che rischia di adombrare improvvisamente alcuni tratti della pista, oppure a qualche banco di nebbia, che in una gara di discesa libera può comparire lungo il tracciato in un determinato settore. Ecco, il nostro lavoro, che purtroppo non si vede, ma che, paradossalmente, serve per “far vedere” è questo: lavorare per offire immagini omogenee sotto un profilo cromatico e tecnico. E quando lavori, ad esempio, per un evento sportivo sulla neve, devi evitare che il colore bianco, che la fa da padrone, tenda al giallognolo, all’azzurrino o, addirittura, al magenta, a seconda delle differenti condizioni di luce presenti in loco. E basta distrarsi un attimo che il patatrac è sempre dietro l’angolo, per cui massima è l’attenzione che ci viene richiesta”.

Come anticipavo, Vittorio ha in questi mesi lavorato ad alcune tappe della coppa del mondo di sci (ma anche alla frazione finale del Tour de Ski lungo le rampe del monte Cermis nella quale, mi rivela, erano collocate ben 34 telecamere, tra cui 1 elicottero e 2 motoslitte, ma anche, aggiungo io, la crane presieduta dall’amico della community twitter di Sport in Media Antonello Renna), ragione per cui non posso farmi sfuggire l’opportunità di chiedergli qualche dettaglio sulla composizione delle crew di cui ha fatto parte:
“Prendendo come esempio la discesa libera maschile disputatasi in Val Gardena a metà dicembre, ma la squadra, su per giù è stata numericamente la stessa che ha lavorato nelle altre tappe di coppa del mondo che si sono disputate in Italia, 28 erano le telecamere impiegate per la ripresa della Saslong, quasi tutte presidiate da operatori, mentre in cabina di regia lavoravano circa una ventina di persone, tra cui, oltre al regista e all’aiuto regista, un paio di produttori, un delegato di produzione, il capotecnico, un mixer video, due mixer audio, cinque-sei operatori EVS, cioè gli addetti ai replay, e quattro tecnici al controllo camere”.

Un insieme di professionisti ai quali è richiesto di lavorare all’unisono per produrre da un punto di vista televisivo un evento il più perfetto possibile, grazie agli specifici ruoli che ciascuno di loro ricopre e che si deve integrare con quello degli altri professionisti, ruolo che può anche “evolvere” nel corso del singolo evento:
“Prendi l’aiuto regista, ad esempio, Wenner: nelle gare di discesa libera, come saprai, un primo gruppo di sciatori parte a un determinato intervallo di tempo gli uni dagli altri, quindi, in questa fase, l’aiuto regista si deve concentrare nel dare una mano al regista nella scelta delle telecamere da mettere in onda. Dopo questo primo folto gruppo di sciatori, le partenze sono più ravvicinate ed ecco che l’aiuto regista si dedica alla registrazione delle prime 3-4 telecamere dislocate sul percorso, tramite una clip della durata di 10/15 secondi che andrà in onda in lieve differita dopo l’arrivo dello sciatore precedente, facendo poi presente al regista in quale tratto di pista si trova lo sciatore, aiutandolo così a individuare la camera da chiamare dopo la clip per tornare in diretta”.
E grazie a Vittorio, abbiamo la possibilità di vedere il camera plan della discesa libera della Val Gardena realizzato da Flavio per EMG, ma, soprattutto, di capire a cosa corrispondono i simboli in esso presenti.

“Partiamo dalle telecamere, ce ne erano 28 dislocate lungo tutta la pista, 3 delle quali, quelle evidenziate in colore rosso, cioè la 13, la 25 e la 26 erano superslowmotion: la prima, ossia la 13, era una camera a spalla, mentre la 25 e la 26 erano 6x, in grado cioè di rendere immagini molto rallentate ma decisamente nitide. Come vedrai, inoltre, lungo il percorso erano presenti camere remotate, la 11 e la 19, una polecam, in corrispondenza del cancelletto di partenza e un paio di jimmy jib nella seconda parte della pista”.
Decisamente interessante, per cui incalzo Vittorio domandandogli qualche altro chiarimento su quanto è riportato nel camera plan, dato che, nonostante la passione, ci sono tanti aspetti che non mi sono chiari!
“Gli Hub, ad esempio, che vedi disseminati lungo gli oltre 3 km di pista sono i punti di smistamento dei vari cavi in fibra, da cui partono e arrivano i segnali provenienti a e diretti alle varie telecamere, che, forse non tutti sanno, sono alimentate o da gruppi elettrogeni, oppure direttamente dai cannoni sparaneve. Sotto ogni camera, poi, vedi indicato un 22x oppure TELE (che sta a significare un 90 o 100x), vale a dire l’ottica montata sulla telecamera, mentre a fianco a ciascuna telecamera ci sono dei numeri che indicano i numeri delle varie fibre in ingresso e in uscita. Come si può vedere in basso sulla destra erano distesi oltre 3km di fibre lungo il percorso, necessari per consentire un perfetto funzionamento del tutto, il che non è semplice, se si considerano le condizioni metereologiche delle località in cui si disputano queste gare: pensa che al Sestriere sono stati raggiunti ben 18 gradi sotto lo zero durante le notti, mentre a Cortina si sono raggiunti soltanto i -8/-10 gradi di temperatura”.
Un qualcosa di estremamente analitico e preciso, in modo tale da sapere subito dove intervenire nella denegata ipotesi in cui qualcosa vada storto:
“Ogni tanto può capitare che a causa della condensa, della neve o delle temperature rigide, all’improvviso possa verificarsi qualche momentaneo problema, che viene prontamente risolto dai tanti tecnici presenti lungo la pista che hanno materialmente contribuito a realizzare tutto l’impianto e che lavorano molto spesso in condizioni difficili, a differenza nostra, che, invece, abbiamo la fortuna di lavorare dentro i van o i camion regia”.
Grazie alla disponibilità, alla pazienza, ma soprattutto alla passione di Vittorio, quindi, oggi ho (ma non penso di essere l’unico) scoperto quali sono le mansioni del tecnico che lavora al “controllo camere”, ma, soprattutto, ho avuto conferma che dietro a un evento sportivo di livello internazionale lavorano decine di persone grazie alle cui professionalità riusciamo a goderci dalla privilegiata postazione dei nostri divani di casa uno spettacolo di assoluta qualità.
Grazie Vittorio, ad maiora!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.
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