Inizia oggi a Courchevel/Meribel in Francia l’edizione numero 47 dei Campionati Mondiali di Sci Alpino, occasione è ghiotta per cercare di capire se durante questa rassegna iridata avremo la possibilità o meno di vedere all’opera un numero superiore di telecamere e grafiche diverse rispetto a quelle che siamo abituati a vedere impiegate durante le gare di Coppa del Mondo, la cui produzione televisiva ha obiettivamente raggiunto un livello molto elevato.
Ma quante (e quali) sono le telecamere che vengono utilizzate per le riprese delle gare di coppa del mondo di sci alpino?
È (probabilmente) ultroneo specificare come non ci sia un numero fisso di telecamere da impiegare né tantomeno, ovviamente, un camera plan stabilito a priori, perché il tutto varia a seconda delle diverse caratteristiche (lunghezza, dislivello, ecc.) delle varie piste.
Tuttavia, da diversi anni oramai esistono delle linee guida a cui si devono attenere coloro che producono l’evento per la FIS a seconda delle varie specialità in modo da produrre le riprese di una determinata disciplina in maniera più uniforme possibile, a prescindere dalla località e dalla nazione in cui si disputa l’evento.
Questa rappresenta la differenza più marcata rispetto al passato: basterà percorrere il Viale delle Rimembranze (la nuova e seguitissima video rubrica dell’amico Lucio Celletti che esce ogni giovedì su Sport in Media) per rendersi subito conto di come in quegli anni le riprese delle gare di sci (e i mezzi impiegati per effettuare le riprese) variassero a seconda delle nazioni in cui venivano disputate le gare (ad esempio, in Germania, ma in Austria soprattutto, abituale era l’utilizzo di un numero di telecamere superiori rispetto a quelle presenti nelle altre tappe, tra cui super slow motion, che difficilmente si vedevano all’opera in gare organizzate in altri Paesi europei).
Tornando ai nostri giorni, in discesa libera, ad esempio, è richiesto l’utilizzo di un numero di telecamere sufficiente a mostrare completamente le dinamiche del percorso, in particolare l’inizio e l’arrivo, nonché le parti strategiche della pista, oltre a dare rilievo alle caratteristiche del tracciato, alle pendenze estreme nonché alle curve ad alta velocità.
Deve anche essere utilizzata una selezione appropriata di obiettivi a seconda delle dinamiche del piano di copertura: in genere nelle gare di discesa libera di Coppa del Mondo vengono mediamente utilizzate dalle 14 alle 20 telecamere per coprire tutta la pista (altra significativa differenza con il passato, in cui nelle gare di discesa libera vi erano zone non coperte dalle telecamere fisse, coperte in caso di eventi particolari, dalle riprese provenienti da un elicottero).
In diverse occasioni, anche durante questa stagione, ne abbiamo però viste all’opera molte di più rispetto al numero previsto nel protocollo della FIS: basti pensare, ad esempio, che a metà gennaio a Kitzbuhel ne sono state impiegate ben 50, installate anche su torri (o gru, come sempre a Kitzbuhel, ove ne sono state impiegate ben 5) e piattaforme per guadagnare elevazione rispetto al percorso idonea a garantire anche la sicurezza degli atleti e degli addetti ai lavori.
Entrando un po’ più nel dettaglio, sempre con maggior continuità vediamo posizionata in corrispondenza del cancelletto di partenza una polecam (sempre a Kitzbuhel sul cancelletto di partenza era addirittura posizionata anche una cable cam), mentre lungo il tragitto una o più crane, telecamere che garantiscono al regista la possibilità di offrire a noi telepcsportdipendenti inquadrature dinamiche dello sciatore.
Recentemente, poi, nelle gare di discesa libera che si sono tenute in Germania e in Austria abbiamo visto all’opera – oltre a microcamere fisse sulla neve – anche il drone acrobatico che piombava sui discesisti (o sulle discesiste) seguendoli/e poi per oltre una decina di secondi mentre sfrecciavano sulla neve a oltre 100 km/h inseguiti dal drone pilotato nell’occasione da Daniel Ausweger.
Per quel che concerne, invece, i replay, la FIS richiede l’impiego di almeno una (preferibilmente due) super-slow-motion (nel corso di questa stagione abbiamo visto quasi sempre all’opera almeno tre o quattro telecamere super o addirittura ultra slow motion per ogni gara: 12 a Kitzbuhel qualche settimana fa, che, come si è visto, non fa testo), in posizioni appropriate per rivedere al meglio le prestazioni degli atleti in particolari punti della pista
Passando poi al sistema di registrazione e di riproduzione, generalmente vengono utilizzati un minimo di tre server di dischi video EVS, due operanti in modalità a 6 canali in movimento standard, mentre un terzo operante in modalità super slow motion.
La minore lunghezza della pista comporta, invece, per le gare di SuperGigante un numero inferiore di telecamere (almeno dalle 12 alle 16), mentre per quelle di Slalom Gigante si va dalle 9 (minimo) alle 12 – una piccola curiosità legata al Gigante: il giorno prima della gara, 5 apripista devono completare il percorso con lo stesso intervallo di partenza che avranno gli atleti in gara per consentire all’host broadcaster di condurre una simulazione completa della gara -, numero di camere che si riduce di un’unità (da 8 a 11) per le gare di Slalom Speciale (in realtà, le produzioni di mezza Europa impiegano un numero di camere ben superiori rispetto ai minimi previsti dalle linee guida riservate ai broadcaster diffuse dalla FIS).
A queste telecamere, poi, occorre aggiungere quelle mobili (molto spesso a spalla) dietro al cancelletto di partenza (solitamente 1 se non 2) e dopo la linea del traguardo, un’altra (almeno), che, in realtà, può essere una camera con ottica cinematografica montata su di un gimbal, in grado di trasmettere un’immagine fluida, benché in movimento, che nel contempo rende quell’effetto sfocato sempre più diffuso nelle riprese di tanti sport.
Ormai un classico, invece, sono le inquadrature che ci provengono dalle microcamere montate sul caschetto dell’apripista, che ci danno la possibilità di vedere il percorso dal medesimo punto di vista degli sciatori.
Peraltro, una delle novità di questa stagione è stata (in alcuni casi) quella di far riprendere la pista non dall’apripista, ma da un cameraman (molto spesso un ex sciatore, com’è avvenuto, ad esempio, il 24 gennaio a Pian de Corones: Manfred Mölgg) che segue l’apripista filmando la discesa di quest’ultimo grazie a una action cam collegata a uno stick che tiene in mano.
E ai Mondiali cosa vedremo?
Beh, non ci resta che sederci sulla privilegiata postazione del nostro divano di casa e vedere se e quali saranno le differenze rispetto alle linee cui si devono attenere i vari broadcaster per riprendere le gare di coppa del mondo organizzate dalla FIS.
Piccolo spolier in esclusiva per i lettori di questa rubrica: a Courchevel/Meribel vedremo all’opera i droni acrobatici di Livedronefellas che abbiamo visto riprendere la Streif di Kitzbuhel nonché la pista di St. Anton!
Di conseguenza, buon divertimento e…appuntamento a settimana prossima, quando Vi porterò dentro a una cabina di regia di una gara di coppa del mondo di sci…
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.