La lettura della puntata numero 12 di Moneyball pubblicata qualche mese fa dall’amico Matteo Zaccaria, mi ha indotto a seguire con attenzione la prima tappa del nuovo circuito di atletica leggera promosso da Michael Johnson, ossia del Grand Slam Track, principalmente per vedere le novità tecnologiche in termini di riprese e grafiche preannunciate nelle scorse settimane.
Partiamo da queste ultime, caratterizzate da un massiccio utilizzo della realtà aumentata, presente nel racconto del pre e del post di tutte le gare.

Prima dell’inizio della gara viene sovraimpressa la suesposta grafica, contenente, oltre alla foto, i nominativi degli atleti, la corsia in cui ciascuno di loro correrà e l’indicazione della squadra a cui appartiene ciascuno di loro.
Una grafica simile a quella (non a realtà aumentata) che appare mentre vengono ripresi gli atleti prima della partenza (quanto meno quelle dei 100 o 110 ostacoli ovvero delle gare di mezzofondo o di fondo), differente rispetto a quella che siamo soliti vedere nelle gare di atletica leggera.

In primis, per la presenza delle foto degli atleti, in secondo luogo per la sovraimpressione continua dei migliori tempi fatti registrare da ciascuno di loro, informazioni, codeste, che rimangono in onda anche mentre viene inquadrato un altro atleta.
In occasione, invece, del giro, o del doppio giro di pista, al posto della suindicata grafica ne vediamo invece un’altra, con la realtà aumentata, nella quale viene indicata anche l’età dell’atleta, la sua nazionalità e il profilo instagram del soggetto inquadrato.

Un qualcosa di molto simile alle card dei videogiochi, che, a quanto pare, costringe l’operatore di ripresa della steadycam a stare molto distante dal protagonista (la cui espressione si può solo intuire) per permettere una inquadratura corretta di un qualcosa che è solo virtuale.
Se ci si pensa un attimo, un vero e proprio paradosso.
Pronti, via, e notiamo subito un qualcosa di “strano” nel grande cronometro che appare in televisione.

L’assenza dei classici primati del mondo ovvero stagionali, a riprova, secondo me, del fatto che in questa nuova competizione, contano più i piazzamenti rispetto ai tempi fatti registrare dagli atleti, tempi che vengono proiettati (con calma rispetto a quanto si vede in altre occasioni) al termine della gara nella parte sinistra del teleschermo.

Calma: termine che penso possa rappresentare la parola che esprime al meglio i tempi di questa competizione, ben diversa rispetto a quelli dei classici meeting o campionati di atletica leggera, nei quali, oltre alle gare di corsa, sono presenti i concorsi, che, televisivamente parlando, aiutano a riempire gli spazi tra una gara in pista e un’altra,
E a proposito delle gare in pista, e, in particolare, della scarsa attenzione riservata al cronometro nella Grand Slam Track ho riposto l’attenzione a quel che accade nelle cosiddette gare di mezzofondo.

Si è scelto di non interrompere il cronometro al passaggio ai punti intermedi (cosa che non avevo mai visto prima nelle gare di atletica), salvo riepilogare i tempi fatti registrare dagli atleti qualche secondo dopo nel riquadro in basso a sinistra.
Assenti, poi, i classici riferimenti alla classifica in tempo reale, alla velocità degli atleti e alla distanza dall’arrivo, un dato, a mio avviso, che sarebbe opportuno venisse sovraimpresso senza soluzione di discontinuità, considerando l’assenza di altri elementi in grado di orientare il telepcsportdipendente che segue la singola gara.

Saltuariamente presenti soltanto il tempo del giro ovvero il numero di giri rimasti per arrivare al traguardo.
Da ultimo, menzione speciale riveste la grafica tripartita generata dalla realtà aumentata che viene proiettata alla fine di ciascuna gara, nella quale trova spazio, sulla sinistra, la foto del vincitore, al centro il risultato della gara, mentre sulla destra non un’immagine, ma una breve clip del vincitore della gara in azione (trattandosi di “gara a punti”, poi, un’apposita colonna viene riservata al punteggio).

A livello di riprese, invece, notevole lo stuolo di mezzi schierati tra cui un paio di droni (uno dei quali FPV, le cui immagini sono state ritratte nella copertina) utilizzato anche per inseguire gli atleti all’interno della pista, come mio ha puntualmente fatto notare anche l’amico Fulvio Agresta) e un paio di rail camera: oltre alla “classica” presente sul tratto finale di pista, degna di rilievo una seconda, insolitamente posizionata sul rettifilo opposto.
Non ci resta che attendere le prossime tre tappe per vedere se vi sarà qualche correzione in corso d’opera o se quel che abbiamo visto in Giamaica sarà portato anche negli Stati Uniti d’America.
Stay tuned!
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Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.
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