Dopo essermi goduto dalla privilegiata postazione del mio divano di casa il piacevole racconto delle partite del girone degli Europei femminili che si è disputato a Bologna tra il 18 e il 21 giugno u.s., ero curioso di vedere la copertura riservata alla fase finale del 40° campionato europeo che si è disputata allo Stadio della pace e dell’amicizia presso il Pireo.
Confermate, innanzi tutto, due telecamere superslowmotion posizionate sugli spalti a circa 45 gradi rispetto al parquet, che a Bologna (così come anche in Grecia) erano state utilizzate per mostrare ai telepcsportdipendenti le espressioni delle cestiste in panchina, ovvero per riproporre (quasi mai live) da una posizione tutto sommato inedita (fatta eccezione per le partite di Eurolega) le azioni salienti di un incontro di pallacanestro.

Nell’immagine di destra si nota, invece, una delle novità schierate in Grecia, vale a dire un’altra superslowmotion, posizionata sul lato corto, ma in un punto davvero insolito per il basket: dietro i tabelloni pubblicitari in corrispondenza dello spazio esterno al campo di gioco in cui stazionano gli allenatori.

Anche questa telecamera (un’ottica lunga, utilizzata anche per proporre primi piani) l’abbiamo vista in onda perlopiù durante i replay.
Viceversa, una piacevole sorpresa, staccata più volte in diretta, è stata la railcamera che scorreva (per l’appunto) su di un binario collocato sul lato lungo del campo da basket sulla quale era stata montata un’altra superslowmotion.

Rappresentando, a mio modo di vedere, il fiore all’occhiello della produzione, è stata, secondo me, financo sovrautilizzata (come vedremo appresso), ma, obiettivamente, tramite la stessa ci venivano proposte immagini dinamiche che in taluni casi ci hanno consentito di comprendere in maniera decisamente immersiva la velocità delle giocate e delle transizioni, il che giustifica il suo utilizzo in alcune circostanze un po’ forzato.

La camera broadcast in essa montata ha consentito all’operatore che la comandava da remoto di controllare lo zoom in maniera da “eliminare” la visione di quello spazio grigio esistente tra il binario e l’inizio del campo di gioco.

Questa railcamera ci ha permesso di intravedere un’altra telecamera che vediamo invece ormai durante la serie finale del campionato di basket di serie A maschile alle nostre latitudini, vale a dire un jimmy jib con un braccio decisamente lungo.

Come può intuirsi dal suindicato frame, due sono stati i principali utilizzi di questa telecamera: 1) per mostrare le azioni nell’area opposta (modalità che mi ricorda quella dei primi videogiochi del basket degli anni 90); 2) per proporre i tiri liberi (in diretta) o i replay dei canestri segnati nell’area sotto la quale era installata con un’inquadratura zenitale.

Presente, altresì, una camera remotata (probabilmente) posizionata sopra il centro del parquet, impiegata perlopiù per proporre replay di talune azioni salienti (altra novità rispetto a Bologna).

Last but not least, la presenza di una steadycam in aggiunta al gimbal con ottica cinematografica che abbiamo visto all’opera anche a Bologna.

Ma torniamo all’accenno che avevo fatto relativo al sovautilizzo della railcam.
Perché mi sono permesso di scrivere questo (sempre con il massimo rispetto per chi lavora, esprimendo il punto di vista di un appassionato del settore che di professione fa altro). Perché, ad esempio, l’intera ultima azione del tempo supplementare del match che è valso la qualificazione della nostra nazionale alla semifinale (quando un possibile canestro della Turchia avrebbe potuto portare la partita al secondo supplementare, ovvero, addirittura, far accedere al turno successivo la nostra avversaria) è stata raccontata proprio attraverso la suddetta telecamera, che, obiettivamente, non ha garantito la migliore visuale del tiro.

Dal frame (che è pur sempre un frame e non rappresenta la dinamica dell’azione, me ne rendo conto) si vede chiaramente come la tiratrice (la quale non è dato sapere se pestava o meno la linea dei tre punti al momento del salto) era impallata da una compagna di squadra, in un’inquadratura dominata dalla figura dell’arbitro in primo piano di spalle.
Momenti concitati, in cui, inoltre, si è scelto di staccare subito dopo il rimbalzo della nostra atleta direttamente sul pubblico per mostrare la reazione a caldo di un tifoso turco, immagine che è rimasta in onda fino alla fine del match.

In realtà, il cronometro non era fermo e sussisteva la possibilità, almeno teorica, che venisse arrestato con un fallo che avremmo senz’altro perso.

Bello, invece, il lavoro di squadra, che ho notato in occasione di un’uscita della palla sotto canestro, palla immediatamente recuperata dall’operatore di ripresa che lavorava in quella posizione.

Il recupero è stato accompagnato dall’immediato posizionamento del pallone dinanzi l’obiettivo, subito colto in tolda di comando, che ci ha permesso di vedere il recupero del pallone da parte dell’arbitro come se lo stesse raccogliendo dalla telecamera.

Ottimo lavoro di squadra!
Un rapido cenno, infine, alle grafiche, le quali, grazie al contributo dell’intelligenza artificiale, sono riuscite in tempo reale a mettere in risalto alcuni dati che rappresentavano chiavi di lettura di un particolare momento della partita.

Degna di menzione, tra le tante, la grafica denominata “energy tracker“, capace di riassumere l’impatto sul match di una determinata cestita, sulla base del contributo apportato al match suddiviso tra i vari quarti.

Vedremo se il medesimo schieramento lo rivedremo in campo in occasione degli europei maschili di basket che si disputeranno dal 27 agosto al 14 settembre p.v.
Stay tuned!

Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
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