Decisamente interessante la produzione televisiva della final eight di coppa italia di basket andata in scena due fine settimana fa a Torino.
Sette le partite prodotte attraverso un importante schieramento di mezzi di ripresa, a maggior ragione se si tiene conto del numero medio di telecamere che vengono impegnate nella produzione delle partite del campionato di pallacanestro della massima serie in Italia.
Da quel che si legge sulla pagina Linkedin di EMG Italy (che ha curato la produzione televisiva e grafica dell’evento), 15 sono state le camere a disposizione della regia host, guidata nell’occasione da Max Ceriani (12 secondo Tuttosport), alcune delle quali utilizzate per la prima volta, oppure, raramente viste in una partita di basket disputatasi nella nostra penisola.

Oltre al crane (ossia il braccio telescopico all’estremità della quale è collocata una telecamera) posizionato dietro il canestro alla sinistra di chi, come me, ha guardato le partite dalla privilegiata postazione del proprio divano di casa (non è la prima volta che lo vediamo all’opera in una partita di basket in Italia, in quanto, a esempio, l’avevo notato pure in occasione dell’ultima serie della finale scudetto), la (a mio modo di vedere) vera protagonista della quattro giorni torinese è stata la Robycam, vale a dire quella telecamera portatile sorretta da quattro cavi in grado di muoversi in assoluta sicurezza sopra il parquet ma anche sopra la testa del pubblico del Pala Inalpi di Torino.

Una telecamera che ha consentito al regista di spaziare, praticamente, a 360 gradi, permettendo altresì quella ripresa laterale in movimento (il cosiddetto: “game mode”) che, a mio avviso è davvero molto funzionale, prima ancora che gradevole, nelle partite di basket, anche quando viene proposta in diretta, a differenza, invece, di quanto avviene nel calcio, dove trovo piacevole il suo utilizzo solo in particolari occasioni.

Una ripresa da collocare all’interno di quello che chiamo il processo (incessante) di “gamizzazione” delle riprese televisive, cioè quello che le avvicina sempre di più alle ricostruzioni che vediamo nei videogiochi.
Tramite la Robycam, inoltre, è stato possibile mettere in risalto le bellissime grafiche a realtà aumentata che abbiamo visto in più occasioni durante il torneo, intorno alle quali la telecamera si muoveva per inquadrarle, come se le grafiche rappresentassero per davvero un qualcosa di fisicamente presente e visibile sopra il parquet.

Altrettanto piacevoli le delicate immagini provenienti dalla steadycam, che, raramente avevo visto impiegata in Italia nella ripresa delle partite di pallacanestro, così come quelle filmate dalla (più classica) camera a spalla posizionata in corrispondenza della linea di metà campo.

In realtà, la vera novità della produzione di questo evento sportivo (una chicca davvero inaspettata) è stata la RefCam, vale a dire la microcamera indossata dal primo dei tre arbitri di ciascuna delle due semifinali di sabato e della finale di domenica pomeriggio.

Attraverso questa telecamera è stato difatti possibile far percepire al telepcsportdipendente ciò che l’ufficiale di gara vedeva con i propri occhi durante un’azione, riuscendo così a comprendere anche il perché di certe fischiate.

E ciò è stato possibile grazie al particolare supporto sul quale è stata installata questa microcamera, collocata all’estremità di un archetto ad elastico che l’arbitro portava sulla testa, in maniera tale che l’obiettivo fosse all’altezza di un orecchio, in corrispondenza, cioè, degli occhi dell’ufficiale di gara (una EarCam, quindi).
A Torino la Refcam è stata staccata più volte in diretta per mostrare, ad esempio, gli scambi di saluti iniziali tra gli atleti e gli arbitri o la visuale di quest’ultimo mentre si rivolgeva al tavolo per l’indicazione di un fallo o durante l’esecuzione di un tiro libero.
A quanto mi consta, si tratta di un debutto di questa inquadratura nel nostro paese per la ripresa di un incontro ufficiale, una novità che non può che essere accolta con favore, trattandosi, secondo me, di un’action camera che può realmente dare un qualcosa in più che, a mio avviso, non può viceversa dare una bodycam.
Singolare che nel medesimo fine settimana la ref cam sia stata utilizzata anche oltreoceano, per riprendere un’altra partita di basket, semi-ufficiale, vale a dire l’All Star Game, anche se con una sostanziale differenza rispetto a quello che si è visto alle nostre latitudini: a Indianapolis, difatti, era collocata in un gilet, riproponendo l’esperimento che avevamo visto qualche settimana fa in Eurolega.
La Ref Cam che abbiamo visto a Torino mi ha fatto tornare in mente la EarCam (senza microfono), che invece aveva fatto capolino agli ultimi giochi olimpici estivi di Tokyo durante le partite di hockey su prato.

Se proprio proprio va cercata una pecca alla sontuosa produzione televisiva delle finals di coppa italia, la rinvengo nell’assenza di una (o più) Super Slow Motion, che ormai vediamo abitualmente durante le partite dell’Eurolega di basket anche alle nostre latitudini.
Stay Tuned!
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Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.
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