A inizio del 2024, mentre stavo per programmare i futuri articoli di questa rubrica, contattai Francesco Simula (LEGGI QUI LA PRIMA PARTE e QUI LA SECONDA PARTE DELLA CHIACCHIERATA), perché avevo in mente di fare una chiacchierata con un pilota delle moto che si occupa delle riprese in movimento di una corsa ciclistica.
Quando chiesi a Francesco di suggerirmi qualcuno nel settore mi sentii rispondere in questo modo:

Le settimane passavano una dopo l’altra e senza nemmeno accorgermene era già arrivata la primavera, la stagione nella quale inizia l’incessante lavoro di chi riprende le varie corse ciclistiche che si susseguono senza soluzione di continuità fino all’autunno inoltrato.
Ho preferito così non disturbare ulteriormente Francesco, ripromettendomi di farmi nuovamente vivo con lui verso la fine di ottobre, in maniera da poter avere il contatto e colloquiare con Nazzareno Agostini, una persona di cui avevo sempre sentito parlare.
Purtroppo, non è stato possibile perché Nazzareno se ne è improvvisamente andato il 4 giugno 2024.
In questa rubrica mi sarebbe piaciuto parlare del suo lavoro oltre che, naturalmente delle sue esperienze personali, cosicché, dopo un po’ di tempo, ho trovato il coraggio di sondare la disponibilità di Francesco, il suo fraterno compagno di avventure, il quale non ci ha pensato due volte a raccogliere il mio invito, anche se, per lui, non è stato affatto semplice aprire il libro dei ricordi per parlare di un amico fraterno, il cui ricordo è ancora forte e vivo, e non soltanto in lui, a riprova della testimonianza che Nazzareno ha lasciato al mondo delle produzioni televisive.
Francesco, quando è iniziato il Tuo rapporto professionale con Nazzareno?
“Ci siamo conosciuti nel 1997: Nazzareno faceva già parte del gruppo dei piloti motociclisti della Rai ed abbiamo fin da subito familiarizzato, nonostante lui fosse nelle “gerarchie” interne molto più avanti rispetto a me, avendo iniziato la sua esperienza professionale nel 1992. All’epoca salivo sulle moto ripresa 3 e 4, quelle che, per intenderci seguono il gruppo, mentre lui pilotava la moto 2. Abbiamo lavorato nella stessa squadra per tanto tempo e, vedendolo all’opera, la mia stima nei suoi riguardi aumentava con il passare del tempo. In occasione, poi, dei mondiali di Verona nel 2004, quale primo operatore di ripresa ho avuto la possibilità di scegliere il “mio” motociclista e la scelta è ricaduta su Nazzareno, momento da cui è iniziato il nostro matrimonio professionale fino a quando ci ha lasciati”.

Come si è formato Nazzareno?
“Nazzareno si è formato all’interno della Rai, nella scuola interna di piloti allestita presso il circuito di Anagni [una scuola di assoluto rilievo, sol che si consideri che, ad esempio, i piloti che vengono attualmente impiegati dai vari service sono ex motocilisti che hanno partecipato alla Parigi-Dakar: n.d.r.]: inizialmente era uno dei tanti autisti alle dipendenze della RAI, salvo poi partecipare a corsi di guida e scalare la graduatoria grazie al costante impegno e dedizione, fino a diventare pilota delle moto che trasportano gli operatori di ripresa, il ruolo senz’altro più difficile, perché questo pilota deve portare il cameraman in piedi sulla moto, tenendolo alla medesima distanza dai corridori rispettando sempre il regolamento. Occorrono anni di formazione per poter diventare un pilota delle moto-video, solo i più bravi ci riescono perché si tratta di un ruolo delicatissimo nel quale occorre essere molto affiatato con il proprio operatore di ripresa, al punto che, generalmente, le coppie pilota-operatore non vengono mai divise”.
In che cosa eccelleva Nazzareno?
“Nazzareno rappresentava il top sia a livello professionale che umano. In oltre vent’anni di lavoro, ad esempio, non ha mai bruciato una frizione e Ti assicuro che è tutt’altro che improbabile, sol che si consideri che in certe condizioni sei costretto a seguire i corridori a una velocità di pochi chilometri orari. Ma, al netto di questo, è il lato umano quello che lo contraddistingueva maggiormente: Nazzareno era sempre il primo a buttarsi, non lasciava mai nessuno nei guai, essendo sempre pronto ad aiutare chi aveva una difficoltà. Se c’era un collega, anche di un altro gruppo, la cui moto lo aveva lasciato in panne, era Nazzareno a farsi carico del relativo recupero al termine della tappa, aiutandolo a sistemare la moto sul camion per portarla in officina. Nazzareno non demandava mai niente a nessuno, desiderando essere in prima linea, con un’energia e una volontà infinite. Non se ne stava mai con le mani in mano. All’arrivo era il primo a mettersi lì a pulire la moto per il giorno dopo, sempre con la musica a palla in sottofondo. Molto spesso, scherzando, gli dicevo ‘se non trovi il modo di arrivare a sera con le mani nere, non sei contento!’. Una persona che si faceva apprezzare da chiunque con una grande forza non solo fisica ma anche mentale. La pressione per il pilota che porta l’operatore di ripresa è tantissima perché, alla fine, è sempre lui a essere responsabile della moto, dovendo garantire la sicurezza, la regolarità della corsa ed anche soddisfare le tante richieste che gli vengono fornite dall’operatore”.

E a proposito delle particolari richieste di un operatore di ripresa, quali erano le richieste che avanzavi a Nazzareno:
“A me piace costruire le riprese, mi piacciono i piani sequenza, girare intorno ai ciclisti, per cui costringevo Nazzareno ad usare la moto come se fosse un carrello del cinema: tutti si stupivano non solo del fatto che sapesse puntualmente evadere queste mie particolari richieste, che, per lui, erano diventate un’abitudine, ma che nel contempo continuasse ad avere voglia di imparare, di mettersi in discussione, senza paura di chiedere, con umiltà, per poi diventare il migliore. Per 25 anni siamo riusciti a stare davanti ai corridori durante la discesa del Poggio in occasione della Milano-Sanremo, qualunque fossero le condizioni metereologiche. Dopo di noi ci hanno provato il primo anno, salvo poi rinunciarvi, il che non può che far comprendere la grande professionalità ed attitudine di Nazzareno”.

E oltre all’episodio della discesa dal Poggio ce ne sono altri che Ti vengono in mente?
“Ce ne sarebbero tanti da raccontare: un anno, ad esempio, quando la Rai era tornata a produrre il Giro d’Italia dopo la parentesi Mediaset, al termine di una tappa che vide i ciclisti affrontare la salita, prima, e la discesa, poi, del Mortirolo, in macchina con Stefano Allocchio c’era Linus, al quale, al termine della giornata chiesero quale fosse la cosa che più lo avesse impressionato: “quei due matti sulla moto giù in picchiata con i corridori!”. In un’altra edizione, invece, non eravamo pronti con le attrezzature, ragione per cui siamo stati costretti ad avvalerci di quelli di un service esterno, che, all’inizio, non si fidava per nulla di noi, al punto che non voleva che le moto venissero toccate. Con il passare dei giorni, invece, hanno capito le indubbie capacità e professionalità di Nazzareno, sempre il primo a montare le ventole, fare buchi nelle pedane, avere sempre il trapano in mano per regolare al meglio la moto. Gli fu data dopo pochi giorni carta bianca, avendo capito che da lui avrebbero potuto imparare molto, passando da un’iniziale diffidenza a una fiducia incondizionata”.
In così tanti anni c’è mai stata una volta in cui non Ti sei sentito sicuro?
“Quando sei in moto in determinate situazioni ti possono venire dei timori, però è importante sapere staccarsi dalla valutazione del rischio in un determinato momento, dovendoti fidare del pilota a cui ti affidi. Devo ammettere che anche dalle situazioni più difficili Nazzareno ne è sempre venuto fuori alla grandissima, anche se, talvolta, non riuscivo a capire come riusciva a portarmi all’arrivo. Mi viene in mente, ad esempio, una discesa dal passo Gavia in presenza di una nebbia incredibile a causa della quale non riuscivo a vedere l’asfalto e dove era letteralmente impossibile mantenere l’equilibrio. Ebbene, mi ha portato al traguardo senza alcun tentennamento. Un’altra volta, invece, le Strade Bianche erano sentieri di melma in seguito alla pioggia caduta nei giorni precedenti: la moto, con montate le ruote di asfalto, scodava in continuazione, ma Nazzareno surfava sul fango. Quel giorno arrivammo a Siena con la faccia marrone, a Nazzareno si intravedeva solo il bianco dell’occhio e mi ricordo che andammo a un autolavaggio lavando con le lance non solo i mezzi, ma anche noi stessi!”.
Non è stato di certo semplice, per Te Francesco, parlarmi di un fraterno amico come Nazzareno:
“Era un punto di riferimento per la scuola di piloti della Rai, che andava avanti grazie a lui, facendo, in pratica, da chioccia a tutti i piloti, ai quali ha trasmesso tanto e a cui adesso manca tantissimo, essendo venuta a meno la nostra stella polare, facendo da collante tra tutti noi. Abbiamo condiviso tanti momenti nelle lunghe ore trascorse a bordo della moto: ci conoscevamo talmente bene che durante il nostro lavoro, sapendo perfettamente ciò che uno voleva dall’altro, parlavamo degli argomenti più disparati, toccando anche tematiche di natura familiare: avevamo davvero un rapporto fraterno. Anche oggi, al termine di alcune gare, mi arrivano messaggi di addetti ai lavori, che ricordano Nazzareno per la sua dedizione, per l’etica ed anche per l’eredità che ci ha lasciato, messaggi che condivido con la sua famiglia, che è diventata anche la mia, in maniera che il figlio Andrea possa crescere sapendo chi è stato il padre…”.
Non mi resta che ringraziare, di cuore, Francesco, per il tempo che mi ha dedicato per farci conoscere alcuni dettagli di una persona che, per lui, ma non solo, è stata per davvero importante.
Stay tuned!

Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.
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Grazie di questa bellissima intervista.
Sono la sorella di Nazzareno Agostini e conosco Francesco, pur non essendoci frequentati pochissimo, ma solo dai racconti costanti e pieni di affetto che mio fratello mi faceva ogni volta che tornava da una corsa.
Mi sembra di conoscere Francesco da sempre e dopo la drammatica scomparsa del mio Nazza, lui, per me e mia sorella è diventato un vero fratello dell’anima.
Non ci ha mollato un attimo da quel 4 giugno e noi abbiamo la sensazione vera di avere un fratello accanto.
Tutto quello che ha detto corrisponde a verità. Lui e Nazza sulla moto erano due corpi in un’unica danza e la loro grande professionalità era lo specchio dell’amicizia che li ha legati per più di vent’anni.
Il mio grazie personale e il Grazie di tutta la mia famiglia, in questo tempo lacerata dal dolore, va a Francesco per il racconto pieno di verità che ha fatto in questa intervista e per la sua capacità unica di saperci stare accanto con discrezione e affetto sconfinato.
Grazie
Grazie a te per questo bellissimo messaggio, Elisabetta.
Non conosco Francesco, ma dalle sue parole emerge la sua straordinaria umanità e sensibilità.
Vi mando un grande abbraccio,
Simone