L’ultima edizione del derby di Italia tra Juventus e Inter, andato in scena a Torino il 13 settembre 2025, ha rappresentato l’occasione per vedere all’opera qualcosa di nuovo in termini di riprese di una partita di calcio della massima serie.
Curioso constatare che lo stadio di Torino abbia rappresentato in (ben) due occasioni la cornice per testare due novità, dapprima l’8 dicembre 2023, quando venne applicata sul corpo di Iling-Junior una bodycam (anche se, come le persone con più memoria, ovvero i più attenti lettori di questa rubrica, ricorderanno, venne utilizzata in via sperimentale solo nel riscaldamento del match), dopo di che, durante il penultimo turno del campionato di calcio, per far scendere in campo, questa volta nel corso dell’incontro, la Refcam, ovvero una ear cam, cioè una telecamera posizionata in corrispondenza dell’orecchio destro del direttore di gara.
Chi legge questa rubrica conosce già il mio pensiero riguardo questo tipo di ripresa, pensiero che avevo espresso proprio nella puntata numero 115 della rubrica, frutto di ciò che (all’epoca) avevo visto quando l’ho vista all’opera, perlopiù durante le gare amichevoli.
La troverei maggiormente utile sul corpo di un arbitro (come abbiamo visto in diverse occasioni nel rugby, ad esempio, ma anche nel calcio), in quanto la stessa potrebbe fornirci la prospettiva del direttore di gara in occasione di decisioni importanti da prendere, ovvero quella da mandare in onda nei momenti che precedono il calcio di inizio ovvero le punizioni a ridosso dell’area di rigore (privilegiando, cioè, le immagini statiche) (dalla puntata numero 115 di Ultra Slow Mo del 17.01.2024)
Le mie impressioni si sono “consolidate” dopo la visione di Juventus-Inter, match in occasione del quale ho apprezzato innanzi tutto il suo utilizzo ponderato, allorquando, invece, ai nostri tempi, in presenza di una novità, assistiamo sovente a un sovrautilizzo della risorsa.
Personalmente, mi è piaciuto il suo impiego per mostrare la riproposizione delle immagini aventi a oggetto le azioni da cui sono scaturiti provvedimenti disciplinari per come sono state viste, in pratica, dagli occhi dell’arbitro.

Chi ha avuto la possibilità di vedere il replay (peraltro, se non erro, a velocità reale) da cui è stato estratto il suindicato frame ha effettivamente potuto comprendere ciò che ha avuto modo di percepire (non soltanto di vedere) l’arbitro in quel determinato momento, in modo particolare, la (marcata) scompostezza dell’intervento da parte di un calciatore, che lo ha indotto ad adottare il conseguente provvedimento disciplinare.
La refcam può essere altresì utile per far comprendere al telepcsportdipendente la possibile ragione di un mancato intervento tecnico.

L’immagine estratta dalla relativa clip, infatti, ci permette di fugare ogni dubbio circa il fatto che l’arbitro nella specie non aveva la possibilità di vedere (e, quindi, di poter valutare) il contatto fra il braccio destro di un giocatore e il braccio/petto dell’altro, in quanto coperto dai rispettivi corpi.
Un qualcosa che, secondo me, possiamo realmente apprezzare soltanto laddove il replay venga riproposto a velocità reale (come mi pare sia stato fatto a Torino), ovvero a una velocità leggermente ridotta rispetto a quella reale, perché, in caso contrario, non avremmo l’opportunità di percepire con esattezza quel che ha visto l’arbitro).
Discorso diverso per la proposizione di immagini in diretta dalla refcam, che, secondo me, servono soltanto per mostrare le espressioni ravvicinate dei protagonisti ovvero per cogliere i relativi labiali, essendo, viceversa, di scarsa utilità per comprendere il perché di una decisione dell’arbitro.

Parimenti “scenografico” la proposizione di un replay dalla Ref Cam per mostrare il punto di vista dell’arbitro in occasione di una marcatura.

Quel che è certo è che si tratta di una risorsa a disposizione della produzione non facile da utilizzare, perché, come tutte le camere indossate dagli atleti, fornisce immagini in movimento, in questo caso duplice, dal momento che a quello conseguente alla corsa si associa quello della testa dell’arbitro.
“Tutto molto bello”, dunque, come diceva un tempo Bruno Pizzul?
Ni, mi viene da rispondere, per due ordini di ragioni.
In primo luogo, perché, come è stato riportato nel comunicato con cui è stata data notizia dell’utilizzo della Refcam, è stato specificato che, “essendo la stessa ricompresa nel novero di camere a disposizione della produzione televisiva, sarà regolarmente consegnata come segnale isolato al VAR”, com’era giusto, e doveroso che fosse, dovendosi difatti applicare il regolamento in base al quale (in parole povere) i segnali di tutte le telecamere devono essere consegnati alla sala Var.
Anche in questo caso, gli aficionados, sanno cosa penso in proposito.
Personalmente, al fine di garantire una uniformità all’interno di una determinata competizione, ritengo che le camere utilizzabili dovrebbero essere le stesse, vale a dire quelle presenti in tutti gli impianti, sacrificando, in tal modo, le immagini provenienti da telecamere non presenti in tutti gli impianti, a vantaggio, tuttavia, di una omogeneità delle immagini visionabili in sala Var (dalla puntata numero 113 di Ultra Slow Mo dell’11.12.2023)
In secondo luogo, e di conseguenza, perché non è dato sapere se l’utilizzo della Refcam rimarrà isolato (cosa che non penso) e, soprattutto, in quali altre partite verrà riproposto: l’idea che mi sono fatto è che la si possa rivedere in quegli incontri che vengono prodotti con lo standard A+ (opinione 177)
In realtà, lo standard A può essere impreziosito da ulteriori camere (per un numero massimo limitato di 20 incontri a stagione, comprensivi della fase finale di Supercoppa e della finale di Coppa Italia, quindi, in buona sostanza, fino a un massimo di 16 partite di campionato), ipotesi, codesta, che da vita allo standard A+, che prevede l’utilizzo di telecamere speciali (dalla puntata numero 177 di Ultra Slow Mo del 07.04.2025)
È proprio il caso di scriverlo, allora…stay tuned!
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Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.
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