Ero alla ricerca di qualche chicca da raccontare all’interno della puntata #15 di #undòujiāngdaPechino, quella nella quale volevo parlare dello short track.
E così, spulciando sul sito dei Giochi Olimpici, che sarebbero iniziate di lì a qualche giorno, ho scoperto che l’Italia poteva schierare in questa disciplina non solo un’atleta unica nel suo genere come Arianna Fontana, ma anche un tecnico (l’unico al mondo che fa questo di mestiere per la ISU: International Skating Union, la Federazione Internazionale di pattinaggio su ghiaccio, sia di figura, che di velocità e di short track) che supporta gli arbitri al VAR dello short track, al fine di garantire il regolare svolgimento delle gare.
Lo raggiungo in fretta e furia perché immagino sia in procinto di partire per Pechino: purtroppo è troppo tardi, è già in direzione aeroporto: “Ne parliamo al ritorno Wenner”.
E al ritorno in Italia, dopo 21 giorni in Cina, una delle prime cose che fa è prendere contatto con me, per mantenere la promessa che mi aveva fatto tre settimane prima, cioè raccontare ai lettori di “Ultra Slow Mo” la sua esperienza olimpica.
È con Nicola Notarangelo, che, questa volta, ho avuto il privilegio, prima ancora che il piacere, di parlare.
Nicola è nato a San Giovanni Rotondo, un paese in provincia di Foggia che tutti conosciamo, ma si è trasferito a Roma fin dalla giovane età (si definisce “romano d’adozione”), città dove ha studiato e dove ha iniziato a cercare lavoro, un lavoro, mi dice, “che non era pubblicizzato da nessuno” e che, proprio per questo, lo ha da sempre incuriosito.
Ha iniziato a frequentare corsi per il montaggio dei video, affacciandosi alla professione come operatore RVM dapprima in quegli sport meno seguiti dal pubblico a casa, come il calcio femminile o il calcio a 5 (“esperienza, Wenner, fondamentale per la mia carriera, avendo imparato lì a lavorare con rapidità”).
Una palestra che gli è servita negli anni successivi, quando piano piano ha cominciato a seguire (sempre quale operatore RVM) competizioni sportive più seguite, quali la serie A del nostro campionato di calcio, la Champions League, il mondiale di calcio del 2014 in Brasile, la formula E, la Superbike e la Moto GP.
Ed è stato proprio il mondo dei motori a dare a Nicola la possibilità di collaborare fin dal 2013 quale tecnico dei replay con Andrea Miglio (all’epoca regista su Mediaset delle gare di Moto GP e di Superbike), che è stato chiamato dalla ISU per sviluppare e migliorare il VAR nello short track in vista degli imminenti campionati del mondo che si sarebbero tenuti nel 2018.
All’epoca, si trattava di un sistema di controllo veramente deficitario, in quanto i giudici avevano a disposizione soltanto 3 telecamere per scovare eventuali irregolarità nel corso di una gara.
Andrea Miglio ha ideato il format attuale, che consente ai Giudici di avere a disposizione i segnali provenienti da tutte le telecamere dell’host che riprende l’evento, segnali che avrebbero poi dovuto essere coordinati da un tecnico del replay, individuato proprio nella figura di Nicola con cui collaborava proficuamente da lungo tempo.
Dal 2019 in avanti, quindi, è iniziato il lungo cammino di Nicola di avvicinamento ai giochi olimpici di Pechino, un cammino che gli ha permesso di girare ogni inverno non solo l’intera Europa, ma anche il mondo, per seguire da vicino le gare del circuito di Coppa del Mondo di short track, quale unico tecnico operatore di replay cui è affidato il delicato ruolo di fornire ai giudici le immagini che permettano loro di valutare la sussistenza di irregolarità commessi dagli atleti.
Non ce ne sono per ora altri al mondo: è italiano, e parla con me.
E mi spiega che durante questo quadriennio è stato fatto un grande lavoro di formazione dei cameraman (da parte di Andrea Miglio), ai quali viene richiesto di riprendere l’evento in maniera che le immagini possano soddisfare contemporaneamente sia le esigenze dei giudici (che hanno necessità di verificare al termine della gara eventuali irregolarità), sia quelle di noi telepcsportdipendenti (che, viceversa, vogliamo vedere i singoli dettagli dei gesti tecnici degli atleti).
Il 28 gennaio Nicola è partito alla volta di Pechino dove è arrivato qualche giorno prima dell’inizio delle gare, arco di tempo impiegato per seguire da vicino i cablaggi dei cavi, l’allestimento della stanza ove avrebbe dovuto lavorare nelle settimane successive, il montaggio dei sistemi di radiofrequenza che permettono alla sala VAR (in cui oltre a lui sarebbero seduti un video referee e un assistente video referee) di collegarsi con il chief referee e i suoi assistenti sull’ovale, nonché con il camion regia.
Mi spiega, Nicola, che a Pechino aveva la possibilità di ricevere il segnale da ben 8 telecamere: 2 posizionate sulle tribune, 2 con un’ottica lunga, 1 sul tetto, 2 fisse posizionate a 90 gradi e 1 sul lato opposto rispetto a quello dove erano posizionate le 2 telecamere principali.
E i segnali gli arrivavano sui due monitor da 50 pollici posizionati davanti a lui in sala var con il layout di telecamere che lui stesso ha ideato nel corso degli anni.
Nonostante l’impegno orario fosse minore rispetto alle gare di Coppa del Mondo (mi segnala Nicola che durante i week end le gare si tengono ogni giorno dalle 09.00 alle 17.00, mentre alle Olimpiadi ci sono meno batterie da disputare, cosicché le gare si condensano in un paio di ore al giorno, un giorno sì, l’altro no) la pressione su di lui e sui giudici non è paragonabile con quella che si respira durante un normale fine settimana: “C’è il mondo che Ti guarda e, come se non bastasse, ci sono in palio delle medaglie, le medaglie olimpiche, quelle che ogni atleta sogna di vincere”.
Una parte del tempo libero, poi, Nicola l’ha dedicata a studiare da vicino i colleghi coreani (cui era stata affidata dall’OBS la regia dell’evento) per cercare di carpire i segreti di coloro che fanno (anche) il suo stesso lavoro dall’altra parte del mondo (tipo, ad esempio, “come chiamano le telecamere, i replay, il rapporto tra il regista e i collaboratori e tanto altro”).
Già, perché da quattro anni, Nicola, si occupa anche di regia delle gare di Serie B del campionato di calcio italiano e da settembre 2021 riveste pure il ruolo di assistente alla regia di alcune gare di serie A.
Un’altra parte del tempo libero, invece, Nicola l’ha impiegata in una caccia davvero particolare: quella al panda Bing Dwen Dwen, la mascotte delle olimpiadi, andata a ruba in pochissimi giorni in un momento (quello in cui si sono tenuti i Giochi Olimpici) in cui le fabbriche non ne potevano produrre più, perché erano chiuse un paio di settimane in corrispondenza del capodanno cinese.
Ma alla fine ce l’ha fatta!
È già passata un’ora, il tempo vola quando l’interlocutore ti incanta con i suoi racconti.
Per finire chiedo a Nicola cosa gli è rimasto dentro di questa avventura: “I cinesi, Wenner: persone sempre sorridenti, educatissime, sempre disponibili, che salutavano sempre i loro interlocutori. E il rapporto con i colleghi e tecnici provenienti da tutto il mondo, ognuno con il suo bagaglio di esperienze che si fondono per offrire uno spettacolo degno dell’evento sportivo più antico del mondo”.
Grazie Nicola per avere contribuito a rappresentare al meglio la nostra nazione ai giochi olimpici.
E grazie per aver raccontato questa Tua esperienza in questa rubrica, dove cerco di raccontare ciò che gli altri non raccontano.
Ad maiora.
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.