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SPORTinMEDIA > Money Ball > Cosa fa il direttore di gara nella Coppa del Mondo di Salto con gli Sci: intervista a Sandro Pertile
Money Ball

Cosa fa il direttore di gara nella Coppa del Mondo di Salto con gli Sci: intervista a Sandro Pertile

Ultimo aggiornamento 2025/04/30 at 8:42 AM
Matteo Zaccaria 3 settimane fa
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In questa puntata di MoneyBall abbiamo la possibilità di incontrare uno dei massimi dirigenti della Federazione Mondiale di Sci: Sandro Pertile, il race director della Coppa del Mondo di Salto con gli Sci.

Sandro è stato estremamente disponibile a concedermi il suo tempo per raccontare agli amici di SportInMedia in che cosa consiste il suo lavoro, quali sono le sfide quotidiane che deve affrontare e come, alla base di tutto, ci sia una grande, grandissima passione.

La stagione appena finita, per il salto con gli sci, è stata sicuramente straordinaria, ricca di emozioni, con un altalenarsi di protagonisti a contendersi le gare e un nuovo record del mondo, siglato da Domen Prevc proprio nel week end finale, nella sua Planica.

Ma c’è stato anche lo spinosissimo caso dello scandalo delle tute irregolari norvegesi, scoppiato alla fine dei Mondiali di Trondheim, con annesse squalifiche, polemiche e un considerevole danno di immagine per tutto il movimento.

Di questo, del futuro del salto con gli sci, di come viene gestita la parte di promozione mediatica e dello stato della disciplina in Italia, parleremo in questa intervista.

Vediamo di capirci qualcosa in più.

i vincitori della Coppa del Mondo 2025: Daniel Tschofening e Nika Prevc

COME SI ARRIVA AD ESSERE RACE DIRECTOR DELLA COPPA DEL MONDO DI SALTO CON GLI SCI?

Facciamo un passo indietro: Sandro, potresti raccontare ai nostri lettori da dove sei partito per poi arrivare al tuo ruolo odierno?

Ho iniziato, per la verità, come saltatore e combinatista, anche se la mia carriera agonistica non è stata esaltante e si interrotta abbastanza presto, a 16 anni, quando ebbi un serio infortunio a Tarvisio.

Purtroppo, oggi come allora, quando subisci un infortunio nel mondo del salto hai due strade: o riparti subito e non ci pensi, oppure, se ci pensi, ti devi fermare, perché quella caduta te la porterai dentro e sarà difficile saltare ancora.

Così ho deciso di fare un percorso diverso e, nel 1991, ho fatto l’assistente a mio padre, che era direttore di gara ai Mondiali della Val di Fiemme. Da lì è partita un’avventura che mi ha visto fare il delegato tecnico in oltre 100 gare di Coppa del Mondo. Ho partecipato alle Olimpiadi di Vancouver, di Torino, fino ad arrivare al ruolo di direttore del marketing per i Mondiali del 2013, sempre in Val di Fiemme. Dopo altri ruoli in Federazione, ho ricevuto una proposta diversa, che mi ha avvicinato al mondo del biathlon, come responsabile del progetto televisivo dei mondiali di Anterselva nel 2020.

Grazie alle piccole grandi esperienze maturate prima e di cui sono estremamente orgoglioso, è arrivata la chiamata al ruolo di race director della coppa di salto, come successore di Walter Hofer, che nella disciplina è stato una vera e propria leggenda, direttore di gara per 30 anni (!).

Nel mio ruolo attuale, ho affrontato la sesta stagione.

Sandro Pertile in compagnia del suo predecessore, Walter Hofer, per 30 anni race director di Coppa

COSA FA MATERIALENTE IL RESPONSABILE DEL MARKETING DI UN EVENTO SPORTIVO

Quando hai operato come responsabile del marketing, di fatto di cosa ti occupavi?

Beh, nel 2013 in Val di Fiemme, seguivo le relazioni con gli sponsor. Benché il grosso della vendita dei pacchetti venisse fatto a livello internazionale, a noi competeva l’implementazione sul posto. Avevo poi in mano tutto il progetto televisivo, quindi dovevamo supportare la RAI, che curava la produzione, nonché la mixed zone e i giornalisti.

Parlo al plurale perché non ero solo, eravamo in pochi, avevo un paio di ragazze che mi aiutavano. In più ci avevano affidato anche le cerimonie di premiazione. 
Erano giornate frenetiche in cui il telefono suonava in continuazione, un lavoro infinito che si traduceva in una serie di contatti con tutte le persone che dovevano poi venire a svolgere il proprio lavoro sul campo.

C’erano una ventina di televisioni, una trentina di commentatori TV al salto, una quarantina per lo sci di fondo, quindi una mole ingente di persone ed emittenti da coordinare.

Poi sai, non è solo il lavoro dei giorni di gara, ma la pianificazione parte ben prima.

Infatti, quando si parte con l’organizzazione di un mondiale di sci nordico?

Almeno 5 anni prima. Molti mi dicono – “ma cosa fate 5 anni prima?” Ebbene, in 5 anni devi preparare nei dettagli quello che poi verrà finalizzato in 15 giorni.

Riporto anch’io un ricordo personale di quando, un anno fa, ho intervistato Matteo Pacor (aprile 2024), il quale, pur essendo in pieno fermento per la preparazione delle imminenti Olimpiadi di Parigi, seguite dal gruppo Discovery di cui è responsabile, mi confidava di essere appena tornato da Trondheim, in Norvegia, per seguire comunque anche i preparativi dei mondiali svoltisi poi nel 2025.

Sì, con le televisioni chiudi infatti ad aprile dell’anno prima. Poi loro hanno il tempo di richiedere i vari servizi, dalle postazioni di commento, alle mixed zone, alla parte elettrica, i collegamenti internet, ecc. Dietro c’è un gran lavoro, tanto che quando iniziano le gare, per la maggior parte delle persone che ci lavorano, il mondiale è sostanzialmente finito!

E invece ad Anterselva 2020 come è andata?

Ci sono arrivato perché ai Mondiali, di solito, il progetto televisivo è tre volte più grande rispetto a quello normalmente richiesto per una gara o tappa di coppa del mondo. Pertanto erano alla ricerca di un profilo esperto e io potevo contare su quanto maturato nel 2013 in Val di Fiemme. Con loro ho passato un paio di anni straordinari e ho conosciuto quello che reputo il miglior comitato organizzatore in Italia per gli eventi su neve. “Una macchina da guerra”.

Anche lì, come responsabile del progetto televisivo, sono stato presente dal primo incontro agli smontaggi finali delle strutture, peraltro nel primissimo periodo Covid.

Materialmente cosa ti veniva chiesto di fare? Per esempio, decidevate anche la posizione delle telecamere sul campo gara?

No, le telecamere sono di competenza delle televisioni, però ho fatto tutti i sopralluoghi nelle piste assieme al regista, che appunto sceglieva dove metterle per avere le inquadrature desiderate, dandogli il supporto logistico necessario. Banalmente, ci chiedeva di posizionare in un determinato punto un trabattello oppure di far arrivare dei cavi e l’energia elettrica in un dato punto del percorso e noi dovevamo provvedere.

Le riprese e le grafiche del Salto con gli Sci (atterriamo con un telemark a Planica)
la puntata #157 di Ultra Slow-mo tutta dedicata alle riprese delle gare di salto

COSA FA LO RACE DIRECTOR DELLA COPPA DEL MONDO DI SALTO

Veniamo ora al tuo impiego attuale, che ti vede al vertice dell’organizzazione della Coppa del Mondo di Salto con gli Sci, sicuramente un ruolo impegnativo, difficile…

MI piace vedere il mio ruolo come quello di un CEO, di un direttore generale delle grandi aziende. Di fatto devo promuovere e “vendere” un prodotto, che è il salto dal trampolino.

Devo pensare alla visione, ai formati di gara, definire un calendario, fare tutte le ispezioni per i campionati mondiali e per i giochi olimpici, curare lo sviluppo e l’evoluzione dei regolamenti, inoltre ci sono da seguire i contatti con i vari comitati organizzatori.

Sono tutte cose che cerco di fare con un anticipo di almeno 2 mesi: a settembre sono già in pienissima attività e a febbraio sto già lavorando per la stagione successiva.

C’è un gran lavoro nel tenere i contatti con le persone, poi di public relation, tanto che quando arrivo sul posto, fatta tutta la preparazione, forse posso anche permettermi di vivere la gara come un “turista”. Poi chiaramente bisogna restare vigili, perché ci sono sempre problemi dell’ultimo momento, situazioni imprevedibili e delicate da gestire. Ma se tutto va per il verso giusto, mi posso “quasi” godere la gara.

Quali sono le sfide ed i problemi che devono affrontare ogni giorno il race director e il suo staff?

Mah, più che altro, quando siamo sul posto, la sfida è quella di completare le gare. Quest’anno su 40 gare, credo abbiamo perso solo un paio di salti.

In uno sport come il nostro dove “i piedi sono costantemente in aria”, con tutte le problematiche del caso legate al meteo, il fatto di riuscire a far completare tutte le competizioni credo sia un risultato già eccezionale.

Non perdiamo una gara da 7 anni. Se pensiamo anche alle altre discipline, come lo sci alpino, che hanno perso anche 10 gare, capiamo la straordinarietà di questo dato. 

E questo si riflette anche sotto il punto di vista economico, perché la cancellazione si ripercuote sul bilancio, giacché hai comunque i costi sulle spalle, ma non puoi generare i ricavi o li generi in modo minore.

Altre sfide sono quelle di cercare di far temere l’attenzione sulla disciplina, di innovare, non badando al fatto che magari siamo tra gli sport più visti in ambito FIS: la sfida più grossa è come essere competitivi “domani”! Anche perché ci troviamo in un mercato che si evolve in fretta, in un mondo, quello della neve, che vede avvicinarsi l’ombra del cambiamento climatico.
Mi diceva proprio l’esperto meteo di Planica, che vi è un dato preoccupante, riguardante la costante diminuzione delle ore in cui è possibile produrre neve artificiale. Questo vuol dire che si deve sempre essere attenti, per non perdere neanche una sola ora di produzione neve, col rischio poi di non saltare più sulla neve.

Per fortuna noi abbiamo anche la plastica, quindi possiamo andare avanti con gli eventi ibridi, ma ciò nonostante, dobbiamo tenere gli occhi aperti.

Ad Aprile si è tenuto l’evento promozionale targato RedBull a Zakopane

NOVITA’ E SCENARI FUTURI PER IL SALTO

Questo impatta sicuramente anche nella creazione dei calendari? Potrebbe portare alla ricerca di nuove soluzioni? Ci sono i margini?

Io 3 anni fa ho raccontato di avere una visione per cui, entro una decina d’anni, conto ci possa essere un trampolino indoor. Posso immaginare che magari un paese della zona araba possa prendere prestigio, costruendo un trampolino con neve al coperto, dove ospitare delle gare ufficiali.

Il secondo progetto a lunghissimo raggio invece riguarda la costruzione di un trampolino mobile, dove si può saltare fino a 150m e che si possa spostare da Rio de Janeiro a Las Vegas, Singapore, Pechino e magari a Mosca. Ci stiamo lavorando, ma è un progetto che ha tempi di sviluppo lunghissimi e anche costi elevati.

Ora sono Race director anche del salto femminile e c’è una grande voglia di far cresce questo settore, che, quando ho cominciato io, nel 2010, era circa il 10% in proporzione rispetto al settore maschile, mentre oggi si attesta intorno al 15/18%. Ma l’obiettivo è di arrivare, nel giro di 5 anni a un 50%, aumentandone sensibilmente il valore, cercando di promuoverlo a dovere. So che non sarà facile, ma bisogna provarci.

Restando in questo ambito e circa l’evoluzione possibile della disciplina, come hai visto l’evento organizzato da Redbull a Zakopane nel mese di aprile?

Prima di tutto penso che il fatto di avere una azienda come RedBull che si interessa al salto sia in ogni caso un fattore positivo.

Siamo nella fase in cui dobbiamo esplorare nuove soluzioni perché le nuove generazioni stanno cambiando velocemente. Noi abbiamo un pubblico tradizionale che da 30 anni vede lo stesso format, ma abbiamo anche l’esigenza di introdurre qualcosa di nuovo.

Questo vuol dire tenere comunque la tradizione, ma capire se si può introdurre qualcosa di diverso e, in questo contesto, ci sta l’evento RedBull.

Rispetto a quella gara mi ha solo stranito il fatto che gli atleti dovessero controllare il salto per raggiungere una determinata misura, quando invece la disciplina ha sempre previsto che l’atleta saltasse il più lungo possibile. Ma, come ho detto, ci sta provare cose nuove e tentare di evolvere.

La ricerca dell’innovazione è sempre stata nel mio DNA, ma lo è anche in quello del salto con gli sci. Se pensiamo infatti alla rivoluzione ed all’impatto che hanno avuto novità come la compensazione per il vento e la pedana di partenza. Non solo, ma anche il passaggio dallo stile con gli sci paralleli agli sci aperti.

Questo, secondo me, si lega al fatto che si vuole saltare sempre più in là e quindi si cercano soluzioni per migliorarsi ed evolvere, per andare oltre i limiti.

Ma qual è il limite?

Bella domanda. Chi lo sa? In primavera approveremo l’allargamento dei trampolini da volo con gli sci. Quest’anno il record è stato ritoccato a 254,5 m, chissà un domani… 270, 280? passeremo i 300 metri?

ASCOLTI TV, INTRATTENIMENTO ED EMOZIONI

Faccio presente a Sandro come, dati alla mano, il salto con gli sci sia la disciplina invernale che genera più ascolti nelle varie piattaforme. Ne abbiamo parlato qui a Moneyball, in un articolo sul torneo dei 4 trampolini, ma ne ha spesso dato atto anche Nicola nella sua rubrica sugli ascolti, dove ultimamente ha citato l’audience televisivo proprio del salto in Germania e Austria, con picchi clamorosi.

La stagione appena passata è stata molto spettacolare, con un grosso alternarsi dei protagonisti. Certo tutti si ricordano il blackout di Trondheim, con la questione delle tute, ma abbiamo avuto una Tournee dei 4 trampolini fantastica, a livello altissimo, conclusasi all’ultimo salto. 

I numeri citati prima (ndr gli ascolti TV) sono importanti e credo l’anno scorso in Germania abbiamo avuto dati record.

In Germania, il Torneo dei 4 Trampolini 23/24 ha registrato ascolti TV pazzeschi

Può incidere anche il fatto che in Germania il salto abbia un passaggio televisivo sulle reta nazionali in chiaro, mentre da noi sia una quasi esclusiva pay?

Le emittenti pubbliche tedesche hanno ancora una forza economica elevata per l’acquisto dei diritti tv, mentre in altri contesti si sta passando a broadcaster privati, come in Polonia. Questi ultimi hanno più risorse da investire per l’acquisto dei diritti.

Ma, guarda Matteo, tutte le gare sono state un susseguirsi di emozioni e l’unico aspetto che può promuovere il salto con gli sci, per me, è l’emozione.

Dobbiamo costantemente attrarre spettatori tramite le emozioni che riusciamo a regalare.

I progetti di cui parlavo prima sarebbero utili a trasformare sempre di più il salto in un evento e fattore di intrattenimento.

Rimarremo sempre uno sport, ma vedo essenziale anche la parte dell’intrattenimento perché, come dicevo, noi regaliamo emozioni: le emozioni dell’uomo che vola nell’aria sono uniche, perché pochissimi uomini e donne riescono a farlo e il sogno di volare ce l’ha ciascuno di noi.

Pensiamo ai trampolini, le nostre arene, come a un moderno Colosseo e ai saltatori come a dei gladiatori.

LA GESTIONE DELL’AREA SOCIAL MEDIA

Ricordo allora l’evento RedBull del 2024, quando Kobayashi saltò 291m da un trampolino naturale, ricavato in Islanda, generando una eco mediatica enorme, tanto che in Italia se ne occupò persino il Tg1…

È stato un video visto tantissimo in tutti i media e, a proposito, come gestite l’area dei social media?

È un aspetto su cui abbiamo lavorato molto, in quanto all’epoca dei giochi di Pechino era una delle aree in cui eravamo più deboli. Dopo 3 anni ci presenteremo alle Olimpiadi di Milano-Cortina con una veste completamente diversa, con contenuti di assoluto valore che aumenteranno di sicuro anche la nostra visibilità nel mondo olimpico.

Abbiamo un ragazzo polacco che segue tutto quello che riguarda l’area social, è un super fan della disciplina, genera i relativi contenuti e si fa aiutare per quel che riguarda la parte fotografica e la generazione di alcuni testi. 

Sei al corrente che ci sono anche dei videogiochi a tema salto con gli sci?

Certo, anche quella è un’area in cui potremmo svilupparci. 

l’interessante pagina Instagram della Coppa del Mondo di Salto

LA GESTIONE DI UNO SCANDALO E GLI SPONSOR

Non volendo entrare in aspetti tecnico-giuridici che qui non ci competono, ho voluto comunque stimolare una riflessione sulla gestione di uno scandalo sportivo, come è stato il “tuta-gate” di Trondheim, e le possibili ripercussioni dal punto di vista finanziario e nel rapporto con gli sponsor, di cui abbiamo parlato anche nella puntata #25 di Moneyball.

È possibile prevedere ed arrivare preparati a gestire uno scandalo sportivo come quello affrontato in Norvegia?

Allora, il caso di Trondheim è stata una questione straordinaria, che non era prevedibile per la proporzione di quello che è accaduto. Nessuno se lo aspettava.

Si può essere sempre preparati meglio nella vita, ma questo era un caso estremo. Sono rimasto scioccato per ore, perché mai avrei pensato che si potesse provare a cercare un vantaggio competitivo in quella maniera.

Certo tanti sponsor si sono chiesti se vogliono ancora abbinare il loro marchio a una disciplina travolta da questa tempesta.

Fortunatamente, lo scandalo era circoscritto a una singola nazione, che ne sta subendo le conseguenze. Un dato significativo è che molti sponsor per il momento, hanno deciso di far coprire unicamente il marchio, in attesa che vada affondo nella questione e si accertino bene le responsabilità.

È anche vero che, al giorno d’oggi, il caso mediatico, come nasce e si propaga velocemente, poi altrettanto rapidamente si affievolisce.

Ma sicuramente c’è stato un impatto molto forte per tutto il nostro ambiente, non si può negare, e i reali danni li potremo valutare solo una volta chiuso il caso.

Benché ci fossero anche perplessità da parte di alcune emittenti sul fatto di continuare a trasmettere le gare successive ai mondiali, poi, da questo punto di vista, tutto è rientrato e la stagione si è conclusa molto positivamente a Planica, con un grande successo di pubblico e di spettacolo.

Lo sto raccontando a tutti i media: la stagione nella sua interezza è stata straordinaria, con aspetti che hanno funzionato bene ed altri meno, e soprattutto con un grosso problema che va risolto, e stiamo lavorando in questo senso.

La Norvegia ha dominato nella prova a squadre mista dal trampolino lungo ai Mondiali di Trondheim 2025, ma qualche giorno dopo è scoppia lo scandalo “tuta-gate” – licenza CC

L’INTERESSE PER IL SALTO IN ITALIA E LO STATO DEL NOSTRO MOVIMENTO

Due parole sul ruolo del salto in Italia? 

Posso dire che il salto, in Italia è una piccola famiglia, e soprattutto che mancano le strutture per far crescere la disciplina.

Se non hai trampolini, manca il potenziale tecnico per far espandere la disciplina e quindi creare atleti competitivi e che possano richiamare interesse.

In aggiunta, penso sia praticata per lo più nelle valli, che ultimamente si stanno spopolando, riducendo anche il materiale umano a disposizione, con sempre meno bambini che si avvicinano, senza tener conto della forte competitività di altri sport.

Come può essere che una disciplina così spettacolare, che oltre confine raggiunge un’audience pazzesca, da noi sia riservata forse a una nicchia di spettatori? Eppure, grazie a Max Ambesi e Francesco Paone Casati, abbia una telecronaca di altissimo livello, tecnicamente molto elevata…

Mah, io credo poi che l’interesse per il salto in Italia sia elevato. Lo avverto.
Sono poi d’accordo con te e credo che chi lo segue grazie alle telecronache di Eurosport si “gusti” proprio la bellezza di questo sport, si appassioni ancora di più alla disciplina.

Aggiungo io: il racconto di una disciplina, fatto con competenza e preparazione, non può che far bene a quello sport. 

Chiudo con una domanda forse un più personale: cosa ti motiva di più nel fare il tuo mestiere? Quali sono gli stimoli quotidiani che sollecitano ogni giorno a fare quello che fai?

Sicuramente la passione, che ho per il lavoro in generale, ma anche nello specifico per il mio, avendo trasformato il mio hobby, cioè è il salto, nella mia professione. Questo è un privilegio che non tutti hanno e per ciò mi sento fortunato!

Certo, il salto è parte anche della mia tradizione familiare, ma a me comunque piacciono le sfide, colgo tutto quello che mi succede per fare qualcosa di migliore, incluso quello che ci è successo a Trondheim.

È stato durissimo da gestire, però oggi mi rendo conto che se riusciremo ad attraversare questo momento diventeremo più forti come disciplina e, di conseguenza, crescerò anch’io a livello personale.

Un sentito ringraziamento a Sandro Pertile.

È stata una chiacchierata molto bella, ricca di spunti e informazioni utili a conoscere meglio il suo ruolo e il suo pensiero sul salto e sullo sport in generale.

Personalmente, penso sia bello vedere che il destino del salto con gli sci è in mano a un professionista come Sandro, sinceramente appassionato di questo sport, uomo di sport esperto e preparato, ma anche persona risoluta e di principi. C’è speranza!

E il prossimo appuntamento per tutti sarà dal 18 al 21 settembre, sui trampolini della Val di Fiemme, dove si terrà l’atteso preolimpico, durante il FIS Nordic Summer Festival. 

Non mancheremo.

Matteo Zaccaria | Coltiva la passione per tutti gli sport (tranne il cricket, che rimane un mistero), ma non ne pratica neanche uno (!). Avvocato vicentino, ma non “magna gati”. Appassionato del racconto sportivo in tutte le sue forme. Ritiene che se ti svegli nel cuore della notte per guardare una finale NBA, o hai una passione, o un problema, oppure entrambe le cose!
“Mi piace guardare lo sport in Tv. Contrariamente ai film non sai mai come va a finire” (Michael Douglas).

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TAG: Fis, Futuro, Jumping, Race Director, RedBull, Rresponsabile marketing, Sandro Pertile, Ski, Ski Jumping, trampolino coperto, trampolino mobile, Trondheim 2025, Zakopane
Matteo Zaccaria 30 Aprile 2025 30 Aprile 2025
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