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Prima Comunicazione, il mensile (e sito) che si occupa da svariati anni di Media e Comunicazione, ha dedicato la copertina del suo ultimo numero, uscito pochi giorni fa, ad Alessandro Araimo, AD di Discovery Italia, il network che trasmette – tra gli altri – Eurosport, Nove e DMAX.
Araimo ha concesso una lunga intervista, soffermandosi su alcuni temi molto interessanti in chiave Media&Sport. Ecco alcuni passaggi della sua intervista a Prima Comunicazione.
Qual è il modello Discovery per le Olimpiadi? Vogliamo portare le Olimpiadi in una nuova dimensione mediatica che dia valore all’evento sportivo più importante al mondo. Stiamo parlando di 4mila ore live, di oltre 30 discipline sportive e un numero incredibile di community appassionate. È necessario un cambiamento di mentalità editoriale che deve sposarsi con la capacità di gestrie tecnologie sempre rinnovate. Lo strumento per fare tutto ciò lo abbiamo e si chiama Eurosport Player.
Il nostro OTT ci consente il trattamento contemporaneo e in parallelo di questa enorme mole di contenuti distribuita in tutta Europa. Una fruizione massicca di contenuti che può essere consentita solo dai nuovi media e dalla capacità di avvicinarsi al tema olimpico dal punto di vista che chiamiamo “digital first”. (…) Differenzieremo i tanti social ma creeremo anche contenuti specifici. Si tratta di un lavoro che si somma alle 4mila ore di diretta, in modo che l’intera offerta risulti tutta “italiana”.
Qual è la vostra politica su Eurosport? Eurosport è un editore multimediale con un business particolare, visto che siamo un network europeo con declinazioni locali. La nostra politica è creare un pacchetto di diritti importanti, acquisiti su scala europea ai quali abbiniamo, in alcuni casi e per alcuni mercati, diritti locali, specie se ci consentono di creare un elemento di differenziazione sul digitale.
Cosa che avete fatto in Italia col basket, disponendo di tutte le partite del campionato avete allestito un’offerta completa sul vostro OTT, dirottandone una parte su Eurosport 2. Non è facile trovare combinazioni del genere perché gli sport minori capaci di attrarre un numero interessante di abbonati sono pochi anche in Europa. Oggi distinguiamo tre livelli. Il superpremium è il calcio abbinato tendenzialmente ai motori. Poi c’è una serie di discipline con una buona fase di fan e un numero importante di ore da distribuire come il tennis e la pallacanestro per l’Italia. A seguire viene tutto il resto.
Troppi sport per pochi appassionati: qual è la criticità degli sport europei? Il vera tema di tanti sport non è tanto il seguito che hanno, quanto il fatto che televisivamente parlando sono di scarso impatto. La cura editoriale dello sport è un fatto che, a mio avviso, diventa sempre più rilevante, cosa di cui gli americani si sono resi conto ben prima di noi. Da noi, diversamente che negli USA, i luoghi fisici in cui si disputano le gare non sono stati costruiti a uso delle riprese televisive.
Eurosport non ha nè il calcio nè la Formula 1. Quali sono gli sport che fanno parte del vostro tesoretto? Tennis, Ciclismo, Sport Invernali e Basket sono le 4 colonne della nostra offerta alla quale abbiamo affiancato anche il Golf (GolfTv, l’Ott nato lo scorso anno), per cui abbiamo fatto un accordo di lungo periodo per tutti i mercato fuori dagli USA. Intese del genere se ne faranno sempre più in futuro, anche se ci sarà un bilanciamento con le Leghe che possono pensare di lanciare il proprio OTT o canale. Fare l’OTT, comunque, richiede l’aver sviluppato una serie di competenze specifiche sia tecnologiche che di marketing. Se si è da soli si deve raggiungere una base di abbonati tale che giustifichi non solo il recupero dei costi sostenuti per aprire l’attività, ma anche l’opportunità dei ricavi a cui si è rinunciato non vendendo i diritti a un broadcaster o a un altro operatore.