Non avrei voluto tornare su un argomento ormai annoso e per cui ho perso completamente le speranze. Tuttavia, il Comunicato di Redazione pubblicato ieri sera da Rai Sport per “difendersi dagli attacchi ricevuti su orari e format della Coppa Italia“, con alcuni passaggi surreali, non poteva passare in cavalleria.
Ecco il CdR di Rai Sport.
Senza voler fare la parafrasi del comunicato – in cui si trova di tutto e di più (ça va sans dire) – ci sono almeno 2 passaggi quantomeno discutibili.
- “Il format della competizione e le date dei turni vengono decisi, in modo insindacabile, dalla Lega Calcio. Lo stesso accade per il campionato, trasmesso dalle Pay TV”. Ovviamente la Lega organizza il torneo e stabilisce il format. Peraltro, sarebbe più opportuno chiamarla Coppa di Lega, visto tipologia e numero di squadre partecipanti. Detto questo – come avviene esattamente per la Serie A – la Lega costruisce il format per renderlo più appetibile alle TV, con l’obiettivo di massimizzare i proventi dai Diritti TV. Considerando che la Coppa Italia non interessa minimamente alle Pay-TV, l’asta dei diritti è tra le emittenti in chiaro e la Rai negli ultimi (almeno) 20 anni ha sempre trasmesso il torneo. Morale della favola: la Lega costruisce un format a uso e consumo delle televisioni e la Rai è ben lieta di trasmettere alcune partite in chiaro, soprattutto se di mezzo ci sono le squadre più importanti. Il format è studiato appositamente per avere, specie dai quarti di finale in avanti, le formazioni con più seguito in prima serata. Tradotto a livello televisivo: 4 prime serate per i quarti, altre 4 per le semifinali – sciaguratamente collocate a distanza di mesi le una dalle altre (lo scorso anno 27 febbraio-25 aprile…) – più la finale. Fanno 9 prime serate con ascolti molto alti, pari o superiori a quelle di una fiction (ieri sera oltre 4 milioni di telespettatori per Inter-Cagliari). Il parallelo con il campionato è solo formalmente corretto, perché è vero che le fasce orarie (o slot) sono stabilite per favorire la visibilità sulle Pay-TV, ma “lo spezzatino” non incide minimamente sulla democraticità della competizione. Al contrario della Coppa Italia, dove alle squadre più blasonate è steso un bel tappeto rosso per giocarsi – tra loro – i quarti di finale. E lasciamo stare imbarazzanti parallelismi con la FA Cup: blasfemia pura.
- “Discorso analogo per le gare serali. Ci si lamenta solo per quelle di Coppa Italia che, giocandosi in giorni feriali, permettono anche a chi lavora di vedere le partite. Nessuno, invece, ha qualcosa da ridire sulle notturne di campionato il sabato e la domenica delle quali si potrebbe tranquillamente fare a meno e che sono a esclusivo beneficio delle pay tv”. Ma come? Da che mondo è mondo i tifosi non vedono l’ora che arrivi il weekend per godersi le partite nel tempo libero. Il Cdr di Rai Sport, invece, cancella in poche righe decenni di storia e sociologia. Secondo questa tesi vagamente bizzarra, “le partite disputate nelle serate dei giorni feriali sono preferibili per chi lavora”. Come no. Per un tifoso, un Torino-Genoa, ottavi di Coppa Italia, disputato giovedì 9 gennaio alle 21.15, è sicuramente meglio di un Torino-Juventus di campionato, giocato sabato 2 novembre alle 20.45.
A questo punto, poniamo noi alcune domande a Rai Sport su dei punti che sono stati (abilmente?) dirbblati nel Cdr.
OTTAVI DI FINALE – PERCHÈ NON SPALMARE IL PROGRAMMA SU DUE SETTIMANE, EVITANDO IMPROBABILI MATCH IL MARTEDÌ o MERCOLEDÌ ALLE 15.00? Già, perchè? Considerando che la prossima settimana non vi sono impegni di nessun genere, perché la Rai, di concerto con la Lega A, non ha pensato di far disputare 3 match in prima serata questa settimana, altrettanti la prossima e di far giocare la restante gara alle 18.30 (Torino-Genoa è stata disputata la scorsa settimana)? Forse perché non tutti i match avevano appeal per la prima serata Rai? E perché, se è vero come scritto nel Cdr che le partite serali in giorni feriali favoriscono i tifosi, non spingere con la Lega per questa soluzione?
ORARI DELLE PARTITE: PRIMA SERATA ALLE 20.45 e 21.15 COME MAI? La Rai, spesso, si lamenta del depauperamento della domenica pomeriggio in Serie A e, conseguentemente, dell’impoverimento di programmi storici come 90° Minuto. In sostanza, sostengono da Viale Mazzini: le Pay-TV incidono troppo su collocazione e orari. Bene, per quale ragione, allora le due partite in prima serata degli ottavi di finale trasmesse da Rai1 (Inter-Cagliari e Juventus-Udinese) iniziano alle 20.45 e le 3 mandate in onda da Rai2 alle 21.15 (in pieno gennaio!)? Forse perché i rigidissimi palinsesti Rai non permettono un Tg2 in forma ridotta? Non sarà, quindi, che 3 partite iniziano 30′ dopo – col rischio di finire dopo la mezzanotte, come avvenuto in Torino-Genoa – per esigenze di palinsesto Rai? Della serie: chi paga milioni di euro per i diritti televisivi – che sia TV in chiaro o Pay-TV – decide anche la collocazione migliore dei match, con buona pace dei tifosi. Giusto?
BASTA POLEMICHE CON LE PAY-TV PER IL “CALCIO SPEZZATINO”, CHE DITE? Considerato ciò, non sarebbe quindi il caso che la Rai la smettesse con la sua crociata contro il calcio spezzatino voluto dalle Pay-Tv, visto e considerato che quando detiene i diritti di un evento calcistico, si comporta esattamente come una Pay-Tv (con, peraltro, una qualità di prodotto non paragonabile)?
Immagine di copertina da calciofinanza.it
Un’altra cosa sulla Rai, forse la più fastidiosa (almeno secondo il mio parere pesonale e di quelli che conosco): è l’unica tv del mondo a mandare la pubblicità DURANTE le partite, già si becca i soldi del canone, devo pure sorbirmi le pubblicità durante le sostituzioni.
Vero, è un elemento fastidioso. Sinceramente, anche il riquadro/cornice pubblicitaria di Sky che appare una volta per tempo, rimpicciolendo lo schermo, non è il massimo della vita.