Tempo di bilanci.
Non buono quello della giornata di ieri.
Uno sfortunatissimo Simone Deromedis è uscito nella semifinale maschile dello skicross, vincendo tuttavia la finalina per il quinto posto: un’esperienza senz’altro positiva in vista della prossima edizione di Cortina, nella quale la giovane promessa azzurra (originario di Predaia, un piccolo paesino della Val di Non) sarà nel pieno della sua maturità sportiva e in grado di lottare per il podio anche grazie all’esperienza che andrà ad accumulare nei prossimi anni.
Anche nella circostanza abbiamo avuto la possibilità di vedere l’arrivo da un’insolita inquadratura, quella proveniente dalla helmet cam installata sul caschetto del francese Francois Place.
Ventiduesima al traguardo, invece, Dorothea Wierer, all’esito di una gara in cui non è mai stata competitiva a causa dei materiali inidonei per tenere il passo delle migliori e nella quale ha sbagliato tanto, troppo, al poligono: 8 errori in totale, 2 per ogni poligono (per la cronaca la peggiore è stata la francese Anais Bescond, la quale, dopo essere passata indenne al primo poligono, ha commesso dieci errori negli ultimi tre, con un clamoroso zero su cinque all’ultimo).
E speriamo che quella che abbiamo visto ieri non sia stata l’ultima apparizione di Dorothea Wierer ai giochi olimpici invernali.
Al di là del tenore delle inequivoche dichiarazioni rilasciate a caldo, sarebbe un peccato non vederla tra quattro anni ad Anterselva.
Non fortunato, infine, nemmeno Dominik Windisch: due errori al secondo poligono, ma soprattutto una caduta nel primo giro, gli hanno precluso di lottare per il podio, in una gara nella quale si è verificato, tra i tanti, un episodio davvero particolare.
Il vincitore del titolo olimpico (il norvegese Johannes Thingnes Boe: per noi tutti “Giovannino”) e l’ultimo classificato (il cinese Fangming Cheng) hanno commesso lo stesso numero di errori al poligono, con quest’ultimo che è stato addirittura infallibile negli ultimi tre poligoni, ma ha tagliato il traguardo da trentesimo con oltre sei minuti di ritardo dal norvegese, ma sotto gli applausi dei propri tifosi!
E’ curioso, inoltre, che Fangming Cheng sia entrato nella startlist definitiva poche ore prima dell’inizio della gara, da prima riserva (a causa della rinuncia dello sloveno Jakov Fak): la seconda era il nostro Thomas Bortolini, rimasto così il primo degli esclusi.
Domani calerà il sipario su questi giochi olimpici invernali, giornata durante la quale l’Italia non avrà la possibilità di andare a medaglia, fatta forse eccezione per la gara di sci parallelo a squadre riprogammata per domani, vento permettendo.
L’ultima gara in programma dovrebbe essere, salvo sorprese, la 30 km femminile a tecnica libera di sci di fondo, che, verosimilmente si dovrebbe concludere poco prima delle 16,00 locali, le 9,00 in Italia, più o meno in coincidenza con la pubblicazione dell’ultimo numero di #undòujiāngdaPechino, il #19, una puntata speciale, nella quale non si parlerà di Giochi Olimpici, ma di….
Quattro anni fa, l’ultima atleta a tagliare il traguardo nell’analoga gara fu la (all’epoca) bielorussa Valiantsina Kaminskaya, che arrivò circa venti minuti dopo la vincitrice dell’ultimo oro olimpico, la norvegese Marit Bjorgen, vincitrice di 15 medaglie olimpiche, la sportiva con il maggior numero di medaglie ottenute negli eventi a cinque cerchi.
All’epoca, dicevo, perché da giugno 2018 Valiantsina è divenuta ucraina ed ha partecipato a questi giochi olimpici in rappresentanza del suo nuovo paese, senza però ottenere brillanti risultati, anzi: ha concluso al settantovesimo posto la 10 km femminile a tecnica classica e al settantesimo le qualificazioni della gara a sprint.
Domani avrebbe potuto partecipare alla 30 km, ma due giorni fa è stata trovata positiva a un controllo antidoping (e immediatamente sospesa, giusto così), la seconda atleta dopo lo sciatore iraniano Saveh Shemshaki, gli unici due casi accertati in questa edizione.
Di loro, non ha parlato nessuno, in quanto l’attenzione dei media mondiali è stata focalizzata interamente sul caso di Kamilia Valieva.
In questa rubrica, che parla di coloro di cui nessuno parla a queste latitudini, c’è posto anche per loro, anche se non sono proprio un esempio da seguire.
Anzi.
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV.
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