Ho appena finito di riordinare gli appunti presi durante una di quelle chiacchierate che faccio da quasi un annetto a questa parte con coloro che mi danno la possibilità di cercare di spiegare settimana dopo settimana su “Ultra Slow Mo” un qualcosina in più della loro professione, molto (anzi troppo) spesso, ignorata dalla maggior parte dei media.
Mancano poco più di due mesi all’inizio dei giochi olimpici invernali e mi imbatto per caso negli appunti che mi ero fatto sul mio taccuino verde durante le olimpiadi di Tokyo, poi rifusi in una delle #pilloledaTokyo apparse questa estate ogni mattina sul mio profilo facebook.
E, tra me e me penso: perché non riproporre un’analoga rubrica, questa volta su Sport in Media?
Simone è un po’ il padrone di casa che tutti vorremmo avere: non ti dice mai no alle idee che gli sottoponi, anzi, ne è fin da subito sempre entusiasta.
E allora, quando è da poco iniziato il mese di dicembre, inizio a lavorare su quella che sarebbe stata la rubrica del buongiorno olimpico che sarebbe stata pubblicata mattina dopo mattina su Sport in Media.
A malincuore mi vedo costretto a sospendere gli articoli settimanali su “Ultra Slow Mo”, dato che non sarei riuscito a seguire entrambe le cose.
Questa volta non si può improvvisare: 工欲善其事,必先利其器 (“Un artigiano che vuole fare bene il suo lavoro deve prima affilare i suoi strumenti”).
Fin da subito mi accorgo tuttavia che non sarebbe stato affatto semplice mettersi avanti con i lavori (dato che durante le olimpiadi invernali di tempo a disposizione ne avrei avuto poco causa il lavoro), vuoi perché le liste degli atleti partecipanti sarebbero state ufficializzate solo pochi giorni prima dall’avvio dei giochi olimpici (ed il rischio di preparare a vuoto un articolo su di un atleta che non avrebbe poi partecipato sarebbe stato elevato, cosa che poi si è puntualmente verificata), vuoi perché, ad eccezione dei tornei a squadre, i calendari e le varie starting list sarebbero stati resi noti solo qualche ora prima dei singoli eventi.
E così, con tanta pazienza, ho iniziato a creare una cartella nel pc, ciascuna dedicata a ogni singola giornata olimpica, nella quale inserivo quanto più materiale possibile (link, foto, biografie di atleti che arrivano da ogni parte del mondo), in modo da agevolare il lavoro successivo.
E naturalmente prendevo gli appunti nel taccuino verde.
Occorreva inoltre dare un nome a questa rubrica, possibilmente originale: è una rubrica che sarebbe uscita tutte le mattine, più o meno all’ora di colazione, quindi, per quale motivo non pensare a un (impronunciabile) nome di un qualcosa che viene consumato durante le colazioni a Pechino?!
Passa il tempo, arriva il Natale, l’ultimo dell’anno, l’Epifania, e i vari #dòujiāng iniziavano piano piano a prendere forma: l’idea era quella di parlare ogni giorno per sommi capi di quello che era capitato nelle 24 ore precedenti, di raccontare un qualcosina su di una delle varie discipline olimpiche e di narrare una di quelle storie di cui nessuno avrebbe parlato a queste latitudini.
Molto spesso, di atleti che hanno realizzato il loro sogno: partendo (per caso, prima ancora che per fortuna) dai primi azzurri a scendere sul ghiaccio, due sconosciuti, Stefania e Amos, che tutti abbiamo imparato a conoscere, non di certo grazie a me.
Passando a Yullia, a Daniil e Ziva, a Jadeja (che pattinava a -45 gradi sull’Himalaya), a Jenise (che ha vissuto in un furgone) a Nathan (con il copricapo ornato di conchiglie), alla piccola Astrid Lynae, a Fatih Arda (e ai simboli sui suoi sci) alla sfortunata Cianna Lieffers, a una coppia di innamorati italiani che condividono la passione per il bob, a Sabina (il leopardo delle nevi!), al nostro Nicola Notarangelo al VAR dello short track ad Annika (promessa italiana della combinata nordica femminile) e al record ottenuto da Cande Moreno.
Non penso proprio che alcuno abbia parlato di loro, nel nostro paese, e delle loro storie, che mi hanno colpito, per un motivo o per un altro.
Alcuni mi hanno persino ringraziato per aver raccontato le loro storie.
E poi mi sono reso conto che una cosa è caricare un post su facebook con un’immagine, altro, invece, scrivere un articolo usando per la prima volta in vita mia wordpress, capendo cos’è un tag, una metadescrizione e, a mie spese, anche lo slug dell’url!
Ma, soprattutto, mi sono emozionato a vedere i nostri atleti, in particolare ad assistere in diretta alla finale del torneo misto di curling in tv e alla discesa libera femminile, tentando poi di raccontare in questa rubrica anche ciò che vedevo da quella che definisco la privilegiata postazione del mio divano di casa.
Ma, come diceva il giureconsulto Modestino: “a differenza delle cose divine, quelle umane hanno un inizio e una fine”.
Questa sera non ci sarà più alcun articolo da caricare, perché è calata la notte su Pechino e, con essa, il sipario sulla ventiquattresima edizione dei giochi olimpici invernali.
Lo ammetto, sono già un po’ triste, perché da domani, il #dòujiāng non verrà più servito ai lettori di Sport in Media, tornando a essere quell’anonima bevanda, “inutile da sola”.
E’ stato un onore, per me, raccontare le olimpiadi invernali sul primo sito italiano di analisi e critica del rapporto Sport e Media: diritti TV, giornali, radio, web, social media, OTT.
I prossimi giochi olimpici invernali si disputeranno in Italia.
Chissà, che con un po’ di fortuna, non abbia la possibilità di andarli a vedere con i miei occhi (quanto meno il curling!) per sentire con le mie orecchie dal vivo quella frase che mi è sempre rimasta impressa fin dalla prima volta che l’ho ascoltata, che non può far venire i brividi all’atleta che sta per rappresentare una intiera nazione, nell’evento sportivo più prestigioso che è stato in grado di creare l’uomo: “Representing Italy…”.
E, se così fosse, sono sicuro che al ritorno scriverei proprio un bell’articolino!
Dalla privilegiata postazione del mio divano di casa, è davvero tutto.
你好 北京, 谢谢
P.S.: e infine qualche ringraziamento particolare.
A Simone, per l’incondizionata fiducia.
Ad Alessandra, per le copertine.
Ad Ursula, per l’attenta revisione degli articoli (era lei che mi diceva la mattina, anche prima di arrivare in studio, di correggere gli errori di battitura commessi durante la notte!).
Ma, soprattutto, a coloro che in questi diciannove giorni hanno letto i vari dòujiāng, tramettendomi quotidianamente il loro sostegno e affetto.
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV.
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