E 16!
Ci sono giorni in cui pare debba andare tutto storto.
E dopo la prima manche dello slalom speciale maschile il destino della giornata pareva inesorabilmente segnato: Tommaso Sala, chiudeva la prima frazione all’ottavo posto; più indietro Giuliano Razzoli (in 12ma posizione) e Alex Vinatzer (in 17ma posizione), che ha rischiato il tutto per tutto anche nella seconda manche, che, difatti, non è riuscito a concludere.
Colui che è stato il più vicino a salire sul podio è stato l’ex campione olimpico di Vancouver 2010 Giuliano Razzoli (ottavo al termine delle due discese), tre posizioni davanti a Tommaso Sala, che sono sicuro avrà un’altra olimpiade per rifarsi.
La giornata proseguiva con un buon quinto posto per le nostre biatlete nella staffetta e un deludente sesto posto per la nostra coppia di alteti nello sprint a squadre maschile dello sci di fondo.
Malino, quindi, sotto la luce del sole, una volta tramontato il quale, la musica è cambiata.
Ed è cambiata grazie a un micidiale uno-due di podi arrivato dallo short track (paradossalmente nel giorno in cui ricorreva il ventennale della rocambolesca vittoria di Steven Bradbury), serbatoio di medaglie per il nostro paese in questa edizione dei giochi olimpici invernali.
Ma procediamo con ordine.
Prima è stata la volta della staffetta maschile sulla distanza più lunga composta da Pietro Sighel, Yuri Confortola, Tommaso Dotti e Andrea Cassinelli, capaci di mettere il pattino davanti di soli 9 millesimi di secondo da quello dell’atleta del comitato atletico russo (secondo un fotofinish che nessuno ha visto, ma ci fidiamo!), in un arrivo che abbiamo purtroppo soltanto immaginare, in quanto la regia dell’evento non è stata impeccabile, concentrandosi sull’arrivo delle nazionali contendenti il titolo olimpico.
E sempre il fotofinish (che questa volta abbiamo potuto apprezzare!) ha certificato che Arianna Fontana ha messo la lama del pattino 3 millesimi di secondo davanti quella dell’olandese Schulting: ennesima medaglia olimpica (l’undicesima) per questa straordinaria atleta che ha battuto ogni tipo di record.
Poteva finire peggio la giornata, decisamente.
Quella successiva, cioè quella di oggi è invece iniziata meglio, grazie a Federica Brignone che porta in italia la medaglia numero 16 di questa spedizione (la sua seconda personale in questi giochi) nella supercombinata femminile.
Sono sedici le medaglie conquistate dai nostri atleti: all’appello mancano ancora 4 giornate nelle quali il bottino può essere aumentato per avvicinarsi al record di medaglie (20) conquistato 28 anni fa in Norvegia.
Missione (quasi) impossibile, ma “sono sempre i sogni a dare forma al mondo” (cit.).
LA COMBINATA NORDICA
Sei i titoli olimpici oggi in palio, tra i quali c’è anche quello della combinata nordica, più precisamente quello della gara a squadre maschile (già perché è ancora una delle poche discipline olimpiche preclusa al gentil sesso), che chiuderà il programma (anche) di questa disciplina ai giochi olimpici e che si assegnerà presso il centro nazionale di salto sito in Zhangjiakou (una località sciistica cinese a circa 180 km a nord di Pechino), dove è stato costruito il trampolino soprannominato “Neve Ruyi”, in quanto ricorda un famoso talismano cinese, lo scettro ruyi.
Forse non tutti sanno che si tratta di una disciplina che si è saputa evolvere nel corso degli anni: nella prima edizione di Chamonix Mont Blanc del 1924 gli atleti disputavano infatti prima la prova di sci di fondo (lunga 18 km) seguita dal quella di salto con gli sci, mentre dall’edizione di Oslo del 1952 l’ordine delle gare è stato invertito.
Da Calgary 1988 in poi, inoltre, fu introdotto il cosiddetto metodo Gundersen, vale a dire un metodo con cui alla fine della gara di salto i distacchi tra gli atleti sono tradotti in tempo: ogni punto conquistato equivale a 4 secondi, e quindi 15 punti equivalgono a un minuto: il primo atleta classificato nel salto è il primo che parte nella frazione di sci di fondo, mentre a seguire vengono fatti partire tutti gli altri a seconda dei distacchi accumulati nel salto.
Vince, ovviamente, chi taglia il traguardo per primo.
Regolamento simile anche nella gara a squadre alla quale partecipano squadre composte da quattro atleti: nel salto ogni partecipante compie due salti (quindi il punteggio complessivo della squadra si basa su otto salti). Alla fine della gara di salto, i distacchi in punti sono tradotti in tempo (40 punti equivalgono a un minuto), e determinano l’ordine di partenza della prova di fondo, che è una staffetta 4 x 5 km.
Sono tredici le nazioni che sono andate a medaglia nella storia della combinata nordica alle olimpiadi invernali: una classifica guidata dalla Norvegia (con ben 31 medaglie, di cui 13 d’oro) e nella quale è presente anche l’Italia, grazie alla medaglia di bronzo vinta nel 2010 a Vancouver dal tolmezzano (ma originario di Cercivento, un comune friulano con soli 652 abitanti, chiamato così perché l’abitato è ubicato in un posto il vento spira di frequente!) Alessandro Pittin, atleta delle fiamme gialle che sta partecipando alla sua quinta olimpiade consecutiva, assieme al bolzanese Samuel Costa (alla sua seconda olimpiade) e agli esordienti, il cavalesano Iacopo Bortolas, e l’altro tolmezzano Raffaele Buzzi.
LA STORIA DI ANNIKA SIEFF
E proprio dalla combinata nordica arriva la storia olimpica di oggi, quella di una giovane promessa italiana, che (per ora) non può partecipare ai giochi olimpici, poiché, come si è visto, la competizione femminile non fa ancora parte delle discipline a cinque cerchi.
La storia di Annika Sieff, diciottenne di Cavalese, un comune della Val di Fiemme, la prima donna italiana a salire sul podio della coppa del mondo di combinata nordica, che nella gara inaugurale della stagione di coppa disputatasi nelle nevi di Lillehammer si è piazzata alle spalle delle due norvegesi Westvold Hansen e Mari Leinan Lund.
Non è stato di certo un fulmine a ciel sereno, perché, pur non salendo sul podio, nelle precedenti gare del circuito della coppa del mondo è riuscita in più occasioni a piazzarsi tra le prime dieci, riuscendo anche un anno fa a vincere pure una medaglia di bronzo ai mondiali juniores che si sono disputati a Lahiti nella gara mista a squadre.
Annika frequenta lo ski college di Pozza di Fassa ed è stata spinta a provare questa disciplina da un’amica che praticava il salto con gli sci: un amore a prima vista, che l’ha portata (già) ad entrare negli annali dello sport azzurro, nella speranza che questa disciplina possa divenire da Milano-Cortina 2026 sport olimpico per divenire la prima atleta italiana a vincere una medaglia nella gara a cinque cerchi.
LE GARA DA NON PERDERE VENERDI’ 18 FEBBRAIO
Domani ricorreranno due settimane dalla cerimonia di apertura dei giochi olimpici invernali.
Il traguardo finale si avvicina, ma ci sono ancora un sacco di titoli in palio e di gare che potrebbero rivelarsi interessanti per i colori azzurri.
Due, domani, saranno le gare da seguire con attenzione: alle 8,55 tutti in pista con Simone Deromedis impegnato nella finale dello skicross maschile e alle 10,00 seguiamo la penultima gara del biathlon, la 15 km con partenza mass start nella quale è lecito aspettarsi di tutto, ivi compreso un inaspettato podio da parte di Lukas Hofer (quarto, qualche giorno fa) e Dominik Windisch.
Infine, un paio di aggiornamenti per gli attenti lettori di questa pagina: partiamo dal curling, che ci ha regalato uno dei due titoli olimpici.
La squadra maschile azzurra non è riuscita a qualificarsi per le semifinali in programma alle 13,05 di oggi: bravi lo stesso Joel Retornaz, Simone Gonin, Sebastiano Arman e Amos Mosaner.
Rimane invece ancora una piccolissima speranza di vedere in semifinale le Garlic Girls, che dovranno vincere oggi contro la Svezia (e sperare in altri risultati).
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV.
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