Ci eravamo lasciati ieri mattina con Amos Mosaner e Stefania Constantini sul ghiaccio impegnati nel secondo match del girone del round robin, contro i vice campioni olimpici della Svizzera.
Oggi ci siamo risvegliati con i nostri atleti del curling che non solo hanno chiuso il primo giorno con due vittorie consecutive (la seconda delle quali veramente inaspettata!), ma sono riusciti a imporsi pure questa notte contro la Norvegia per 11 a 8, divenendo così la prima e unica coppia a essere imbattuta dopo le prime tre gare del girone di qualificazione.
E a meno di clamorosi colpi di scena la striscia si dovrebbe allungare nei prossimi minuti visto l’enorme vantaggio che ha la coppia italiana nel quarto match, ossia quello attualmente in corso contro la Repubblica Ceca.
Non potevano dunque esserci premesse migliori per il nostro paese in vista dell’inizio ufficiale dei giochi.
Ci siamo quasi.
Tra poche ore, infatti, assisteremo alla cerimonia di apertura dell’edizione numero 24 dei giochi olimpici invernali e, per l’ennesima volta, c’è grande attesa sul nome dell’ultimo tedoforo, che avrà l’onore di accendere il braciere.
Il primo, a Oslo nel 1952 fu Eigil Nansen, mentre l’ultima, quattro anni fa, è stata l’ex pattinatrice artistica su ghiaccio coreana Kim Yuna.
IL PATTINAGGIO DI FIGURA
Peraltro, proprio questa notte sono iniziate presso il Capital Indoor Stadium di Pechino le gare di pattinaggio di figura, che racchiude in tre discipline: il pattinaggio artistico (singolo o a coppie), la danza (singolo e in coppia), nonché il sincronizzato, gare che verranno commentate da Massimiliano Ambesi, Marika Poli e Angelo Dolfini per Discovery+/Eurosport, e da Arianna Secondini, Fabrizio Pedrazzini e Franca Bianconi per Raisport.
Forse non tutti sanno che nel pattinaggio artistico le gare si dividono in programma corto (durante il quale il pattinatore deve eseguire 8 elementi obbligatori) e libero (a cui accedono i primi 24 classificati del programma corto) in occasione del quale viene data totale libertà di scelta all’atleta.
Nella danza sul ghiaccio, invece le gare si suddividono in programma obbligatorio (in cui tutti gli atleti eseguono con passi specifici la stessa danza), originale (in cui il pattinatore deve eseguire un esercizio su di un ritmo prestabilito) e libero (quello che pesa di più nella valutazione finale, in cui viene lasciata agli atleti totale libertà).
Numerosi sono i salti che possono essere eseguiti nelle varie specialità: il toe-loop, cioè un salto puntato (la parte anteriore della lama è ‘puntata’ sul ghiaccio) da un unico giro con una rotazione in aria con l’atterramento sul piede destro e l’apertura delle braccia (salto inventato dall’americano Bruce Mapes nel 1920); il flip (cioè un salto opposto al precedente in quanto viene puntato con il piede destro con il quale poi si atterra una volta portato a compimento l’esercizio, un salto che pare essere stato introdotto la prima volta negli anni 30 del secolo scorso), il lutz (simile al flip ma eseguito in diagonale, che prende il nome da Alois Lutz, il pattinatore austriaco che lo eseguì per la prima volta nel 1913), il salchow (salto non puntato ideato a inizio novecento da Ulrich Salchow, in cui si eseguono uno o più giri in aria fino ad un numero massimo di quattro), il rittberger (detto anche loop, che parte dal filo destro esterno indietro, con il piede sinistro appoggiato sul filo esterno davanti al destro e si atterra con il piede destro), l’axel (un salto non puntato e in velocità che può creare difficoltà al pattinatore soprattutto perché va eseguito con un salto in avanti e non indietro).
Ventisette sono le nazioni andate a medaglia nella storia del pattinaggio di figura i giochi olimpici, tra cui anche l’Italia, che si è aggiudicata due medaglie, in entrambi i casi di bronzo: la prima, a Salt Lake City nel 2002 grazie a Barbara Fusal Poli e Maurizio Margaglio, mentre la seconda, dodici anni dopo, grazie a Carolina Kostner.
GILLS GRAFSTROM
Ed è proprio dal pattinaggio di figura che arriva la storia olimpica di oggi, quella Gills Grafstrom, un pattinatore svedese, allievo di Ulrich Salchow (ideatore del salchow), in grado non solo di superare il maestro, ma anche di essere l’unico atleta ad aver vinto la medaglia d’oro sia ai Giochi olimpici estivi, sia a quelli invernali nella stessa disciplina, il pattinaggio di figura che (strano ma vero) era originariamente inserito tra le discipline dei giochi olimpici estivi dell’edizione di Anversa del 1920.

Per la cronaca, l’atleta svedese vinse l’oro nel singolo uomini nel 1920, nel 1924 e nel 1928 (edizione in cui il pattinaggio di figura passò ai giochi invernali), piazzandosi al secondo posto nell’edizione del 1932: un risultato ripetuto nel pattinaggio di figura solo nel 2014, quando Evgeni Plushenko si aggiudicò la quarta medaglia individuale, ma, a differenza di Gills, “soltanto” ai giochi olimpici invernali.
In questa disciplina la Svezia sarà rappresentata nell’edizione di Pechino 2022 da due pattinatori: Nikolaj MAJOROV (ventiduenne di Lulea: città svedese che è la porta d’accesso alla Lapponia) e Josefin TALJEGARD (ventiseienne di Mölndal: una città che, invece, è la porta d’accesso alla capitale Göteborg), i quali non partono con i favori del pronostico nelle rispettive gare, ma che sono sicuro verranno seguiti dai più attenti lettori di questa rubrica!
Appuntamento a domani, giorno in cui (finalmente) inizieranno ad assegnarsi le medaglie: secondo il rigido programma olimpico, la prima dovrebbe essere quella dello skiathlon femminile nella specialità 7,5 km + 7,5 km, che si dovrebbe concludere alle ore 16,35 di Pechino, le 9,35 in Italia, poco prima, quindi, della pubblicazione della puntata di domani di #undòujiāngdaPechino.
LE GARE DA NON PERDERE DI SABATO 5 FEBBRAIO
Una giornata, quella di domani, in cui teniamo sotto controllo dalle 9,30 (ora italiana) in poi Francesca Lollobrigida (nei 3000 metri del pattinaggio di velocità femminile), dalle 10 in poi la staffetta mista di Biathlon e subito dopo pranzo (14,26) la finale dello Short Track.

Dita incrociate, quindi, e stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV.
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