Finalmente ci siamo!
Mancano pochi giorni all’accensione del braciere della edizione numero 24 dei Giochi olimpici invernali, che, come tutti sappiamo si svolgeranno a Pechino, città che passerà alla storia per essere la prima ad aver ospitato un’edizione dei giochi olimpici estivi e una di quelli invernali.
E sulla scia delle #pilloledaTokyo – ospitate quest’estate sul mio profilo Facebook – debutta oggi sulle pagine più prestigiose di Sport in Media #undòujiāngdaPechino.
Il dòujiāng è un latte di soia (poco saporito), che dicono essere “inutile da solo”, ma che trova il suo accostamento migliore con un pane frittissimo detto yóutiáo.
Una bevanda tipica della colazione cinese, consumata, quindi, ogni mattina, così come ogni mattina verrà servito ai lettori di Sport in Media #undòujiāngdaPechino, probabilmente inutile da solo (come la bevanda a cui si ispira), ma che giorno dopo giorno verrà riempito di contenuti che auspico lo possano rendere godibile a coloro che avranno la pazienza di seguirmi.
Quei contenuti che ci arriveranno quotidianamente dagli impianti sportivi dove si disputeranno le Olimpiadi, un evento che proverò a raccontare dalla privilegiata postazione del mio divano di casa, così come feci durante la kermesse di Tokyo.
Come ricorderanno i più attenti lettori delle #pilloledaTokyo, a braciere spento non si possono assegnare medaglie (per chi non lo sapesse, la cerimonia di apertura si terrà dopodomani, per cui di medaglie se ne parlerà da sabato), ma le competizioni possono comunque disputarsi, tant’è vero che tra qualche ora (le 20,05 locali, le 13,05 in Italia), sul ghiaccio del National Aquatics Centre di Pechino (impianto che può contenere circa 17.000 spettatori: proprio di ieri è la notizia che il solo pubblico locale potrà partecipare alle gare indoor con il limite della 30% della capienza dell’impianto, mentre nelle competizioni outdoor l’asticella si alzerà al 50%) inizieranno in contemporanea ben 4 incontri valevoli per la prima giornata del girone di qualificazione del torneo doppio misto di curling.
IL CURLING
Forse non tutti sanno che il curling è entrato a far parte dei Giochi olimpici invernali durante la settimana internazionale degli sport invernali che si disputò a Chamonix nel 1924 (riconosciuta dal CIO solo nell’anno successivo come prima edizione dei giochi olimpici invernali) per poi essere più volte ripresentato a scopo dimostrativo nel corso dei decenni successivi, fino a quando è divenuto sport olimpico nell’edizione di Nagano del 1998.
Nel curling ogni squadra lancia a turno le stone (ossia pietre di granito levigate), imprimendo a ciascuna di loro un effetto detto curl (che in inglese significa roteare), in modo da avvicinarle il più possibile a una zona del campo (detta casa) contraddistinta da tre anelli concentrici.
Vince la squadra che accumula durante la partita un punteggio maggiore dell’avversario al termine delle otto o delle dieci mani.
Una componente fondamentale del gioco è la scopa che viene usata per abradere il ghiaccio, sì da influenzare le traiettorie.
AMOS MOSANER E STEFANIA CONSTANTINI (I PRIMI ITALIANI IN GARA)
L’Italia non è mai andata a medaglia in questo sport e fino ad ora nella competizione di doppio misto non era nemmeno mai riuscita a far qualificare ai Giochi olimpici una propria squadra.
La tendenza è stata invertita da Amos Mosaner (alla sua seconda olimpiade, dopo che nel 2018 è arrivato nono nella competizione a squadre maschile) e Stefania Constantini (23 enne ampezzana), atleti che sono già passati alla storia del curling azzurro e ai quali va il mio più caloroso in bocca al lupo, essendo, tra l’altro, i primi a scendere sul ghiaccio in una gara non di qualificazione in rappresentanza del nostro paese (i primi in assoluto saranno Kevin Fishnaller, Leon Felderer e Dominik Fishnaller nelle prove dello slittino maschile), quando in Italia sarà notte fonda (le 2,05 della notte tra oggi e domani), per poi tornare in campo nella prima mattinata italiana di domani contro la Svizzera.
LE GARLIC GIRLS
La storia olimpica di oggi (la prima) è sempre legata al curling, ma viene dalla Corea del Sud.
È la storia delle “Ragazze dell’aglio” (chiamate Garlic Girls), vale a dire le componenti della squadra femminile di curling della Corea del Sud, divenute famose in patria (ma non solo) per essere riuscite nell’impresa di raggiungere la finale dell’ultimo torneo olimpico vincendo contro i più blasonati team di Canada, Svezia, Svizzera e Giappone per poi arrendersi in finale proprio contro la Svezia battuta nel girone eliminatorio.
E perché sono state soprannominate Garlic Girls?
Perché provengono tutte da una regione della Corea, chiamata Uiseong, in cui si coltiva principalmente l’aglio (Garlic in inglese) nero!
Per chi le volesse seguire, le Garlic Girls inizieranno la loro avventura giovedì all’ora di pranzo in Italia (le 13,05) contro il Canada.
Noi ci sentiamo prima, domani mattina, più o meno a quest’ora, con la seconda puntata di #undòujiāngdaPechino per scoprire il risultato del debutto di Amos e Stefania, per parlare di un’altra storia olimpica (una di quelle che gli altri non Vi raccontano!) e, soprattutto, per conoscere qualche altra curiosità legata a uno sport e/o a un altro atleta, il cui nome è (o rimarrà) impresso tra coloro che hanno avuto il privilegio di partecipare a quella competizione a cui sogna di partecipare ogni sportivo.
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV.
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