Per la prima volta in questa rubrica non si parla di ciò che noi telepcsportdipendenti vediamo dalle privilegiate postazioni dei nostri rispettivi divani di casa.
Questa settimana, infatti, mi è venuto a trovare chi racconta in diretta la cronaca di un evento sportivo a un pubblico che non ha le immagini a propria disposizione.
È con Alessandro Mossini che ho avuto la possibilità, prima ancora che, come sempre, il privilegio di chiacchierare.
Alessandro, che lavora per il Corriere di Bologna, è un giornalista pubblicista sportivo che attualmente si occupa principalmente di radiocronache per Radio Nettuno Bologna 1, cioè la “radio ufficiale” del Bologna FC, collaborando nel contempo pure con Radio Capital.
Un professionista che lavora da più di una decina di anni nel settore delle radio, gli ultimi due dei quali trascorsi a raccontare in radio (anche, ma non solo) le partite del Bologna FC (ma nel suo curriculum annovera anche radiocronache di football americano e boxe).
Chi, quindi, meglio di lui, mi può spiegare quali accortezze deve avere un radiocronista rispetto a un telecronista.
“La prima, e forse la più importante, che mi viene in mente e che ho compreso fin dalla mia prima esperienza a Radio Bruno, quando iniziai a occuparmi delle radiocronache per eventi sportivi, è il fatto che il radiocronista non ha la possibilità di lasciar parlare le immagini, dovendo difatti raccontare un incontro a coloro che non hanno la possibilità di vederlo. In radio, Wenner, il giornalista ha meno spazio per stare zitto, dovendo descrivere non solo l’azione “play by play”, ma anche ricordarsi di tanto in tanto di raccontare in quale parte del campo l’azione ristagna, sì da consentire a chi lo segue di comprendere quali possono essere gli sviluppi o l’evoluzione di una giocata. Mi ricordo, ad esempio, che dopo le prime radiocronache in redazione arrivava sempre un messaggio di ringraziamento da parte dell’Unione Italiana Ciechi, il che mi ha fin da subito fatto capire come, metaforicamente, il radiocronista sia l’occhio di una persona che non vede le immagini”.
“Come in tutti i mestieri, poi”, prosegue Alessandro “bisogna prendere le giuste misure e in tanti casi l’esperienza che si accumula ogni fine settimana viene in soccorso. Generalmente cerco di raccontare i fatti che compongono l’evento sportivo, ossia gli episodi, tentando di essere il più oggettivo possibile, senza sfociare nella radiocronaca da tifoso, in quanto, a mio avviso, essere la “voce ufficiale” di una squadra di calcio non equivale a raccontare gli episodi in maniera partigiana perché un radiocronista deve sempre essere credibile alle orecchie dei radioascoltatori. Qualche mese fa, ad esempio, durante Inter-Bologna mi è spontaneamente partito un urlo quando ho visto il gran gesto atletico di Dzeko che ha segnato la rete del momentaneo pareggio, in quanto sono stato colto dalla bellezza di una giocata, alla quale era opportuno dare la giusta enfasi, a prescindere dal fatto che fosse stata effettuata da un giocatore di una squadra, in quel momento “avversaria” rispetto a quella per la quale curo le radiocronache”.
E come prepara una gara un radiocronista rispetto a un telecronista?
“La preparazione in vista di un incontro cambia per la diversa gestione del tempo che ha il giornalista a propria disposizione, in quanto, come Ti ho accennato, il radiocronista non può fare parlare le immagini mentre il telecronista ha la possibilità in certi casi di lasciar parlare le immagini divagando su fatti, curiosità e/o statistiche legate ai giocatori e/o all’evento sportivo. Ciò che non cambia, invece, è la meticolosità nello studiare i protagonisti durante la settimana che precede l’evento: generalmente guardo almeno 6/7 partite per ogni turno di campionato cercando di prendere nota sul mio taccuino di aneddoti o di caratteristiche di giocatori o di allenatori che mi possono poi tornare utili durante una radiocronaca”.
Il modo poi di preparare una gara varia anche a seconda del fatto che il radiocronista sia da solo in radiocronaca o sia affiancato da una seconda voce:
“Nel primo caso, infatti, occorre prepararsi più informazioni da sciorinare nel corso del match perché in radio, meno si sta zitti, meglio è! Nel secondo caso, invece, bisogna evitare di dire in due le stesse cose e, soprattutto, di accavallare le rispettive voci”.
Un rapporto, fra le due voci che va quindi curato con la massima attenzione.
Alessandro ha già ricoperto ambedue i ruoli, iniziando quale seconda voce di Jorge De Carvalho (uno dei pionieri delle radiocronache del Bologna FC: n.d.r.) per poi essere stato fino al mese di novembre del 2022 prima voce affiancato da Filippo Cotti.
“Parlare uno sopra l’altro, in radio”, mi fa presente Alessandro “è terribile e bisogna assolutamente evitare che accada. Ai nostri giorni è più difficile che possa ricorrere questa evenienza perché se è vero che ognuno indossa le proprie cuffie, è altrettanto vero che abbiamo a disposizione un solo microfono, un gelato, che ci passiamo per parlare. Fino a qualche anno fa, invece, eravamo dotati di cuffie microfonate, il che aumentava, e non di poco, il rischio sovrapposizioni, specie se l’amalgama fra le due voci era ancora in fase di affinazione”.
E quali sono le differenze fra prima e seconda voce?
“Generalmente, alla prima voce è riservato il racconto della partita, delle azioni e degli episodi, mentre la seconda interviene nei momenti di pausa per commentare un’azione o lo sviluppo tattico del match. Non Ti nego, tuttavia, che occupandomi anche della redazione degli articoli relativi alla partita del Bologna per il Corriere di Bologna, talvolta in occasione dei secondi tempi dei posticipi serali ho lasciato “volentieri” il microfono a Filippo, il quale ha una grande esperienza, avendo fatto la prima voce per anni, per iniziare a impostare l’articolo da mandare in redazione prima della chiusura delle rotative.”
E chissà quanti aneddoti saranno capitati ad Alessandro durante la sua carriera:
“Tantissimi, due in particolare mi tornano in mente: il primo risale a una notte dei tempi, al 2006, in una gara finita 3 a 1 per il Bologna, peraltro diretta da Luca Marelli. All’epoca, allo Stadio Città di Arezzo i radiocronisti erano in postazioni che erano collocate all’interno di strutture con i box in vetro che quel pomeriggio avevamo deciso di tenere aperti. Sennonché, in occasione di una classica esultanza di Jorge, che dopo le marcature urlava in perfetto stile portoghese-brasiliano, un paio di facinorosi sostenitori locali si girarono verso di noi. Fummo molto rapidi a chiudere i vetri, ma le manate tirate al box da quelle persone me le ricordo ancora! Qualche anno dopo, invece, stavo facendo a Genova la radiocronaca di un epico Genoa-Bologna, peraltro sotto un diluvio universale, un incontro finito 3 a 4 con tripletta di Adailton. All’epoca, ci si collegava allo studio con la vecchia linea telefonica e, mentre stavo raccontando uno degli ennesimi capovolgimenti di fronte, un collega inciampò sul filo del telefono, facendo cadere la linea telefonica, proprio mentre si stava concretizzando un’azione da gol per il Bologna. Non la presi benissimo, ma, per rispetto nei suoi confronti, quando ripresi il collegamento, diedi la colpa alle pessime condizioni metereologiche…”.
Il tempo è volato, come spesso mi accade, quando pendo dalle labbra del mio interlocutore, travolto, lui per primo, dalla passione per quello che è diventato il suo lavoro.
E sono sicuro che nelle prossime settimane, quando mi capiterà di vedere in televisione una partita del Bologna, silenzierò l’audio, e mi sintonizzerò (come si diceva una volta) sulle frequenze della (cara vecchia) radio per tornare indietro nel tempo e ascoltare il racconto della gara da parte di radiocronisti come Alessandro, il che mantiene sempre un qual certo fascino.
Grazie Alessandro, ad maiora!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.