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SPORTinMEDIA > Ultra Slow Mo > In ricordo di Danilo Zanon
Ultra Slow Mo

In ricordo di Danilo Zanon

Ultimo aggiornamento 2025/10/13 at 8:40 AM
Wenner Gatta 9 ore fa
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Da un po’ di anni a questa parte, sui social viene ricordato ogni 29 di agosto il giorno in cui nel 1993 Lazio e Foggia incrociarono i rispettivi destini nella prima partita del campionato di calcio della stagione sportiva 1993/1994.

La ricorrenza dei 31 anni dal primo posticipo televisivo

Il motivo, almeno per noi telepcsportdipendenti, è abbastanza facile da svelare, trattandosi, difatti, del primo posticipo della storia italiana della Serie A trasmesso in diretta su una pay tv.

Quella sera, in tolda di comando, sedeva Danilo Zanon, regista alessandrino di nascita – “innovatore dello sport in tv”, come l’ha definito Claudio Arrigoni – venuto a mancare tredici anni fa.

Di lui, mi aveva parlato Roberto Lettieri, il quale lo aveva accompagnato durante l’estate del 1993 assieme a Terry Savarese in lungo e in largo per l’Italia, “ per visitare gli stadi in cui si sarebbero disputati i posticipi di Serie A per effettuare i sopralluoghi del caso, al fine poi di organizzare la produzione televisiva di quella stagione”.

Ma soprattutto, di lui ero rimasto affascinato (e allo stesso tempo incuriosito) in seguito alla lettura di un articolo pubblicato nel luglio del 2012 su di un sito internet specializzato (Millecanali), in cui veniva riportato un estratto della presentazione alla stampa dell’all’epoca nuovo format predisposto proprio da Danilo Zanon per la ripresa degli anticipi e dei posticipi di calcio, estratto che mi permetto di riportare qui di seguito.

“La ripresa in diretta di un evento sportivo cambia da regista a regista. Non esiste una sceneggiatura, non ci sono copioni e soprattutto non ci sono prove per una sfida sportiva. La ripresa diventa molto soggettiva nel momento in cui è il regista che deve interpretare l’evento, la sfida sta nel creare la sceneggiatura in tempo reale, anticipando, cercando di intuire che cosa potrebbe accadere (…) con 22 attori che si muovono sul palcoscenico in totale anarchia (…) . Lo spettacolo continua sugli spalti perché anche il pubblico ne è partecipe ed il regista non può perdere l’occasione di trasformare gli spettatori in attori, anche loro protagonisti di un grande ed unico spettacolo (…). Anche allenatori e VIP rappresentano una vera e propria miniera di opportunità da cogliere per rendere “piccante” l’evento: cambiano le poltrone ma non le reazioni, le espressioni, la rabbia e la gioia. (…) Metterò una telecamera dedicata alla ripresa delle panchine e della tribuna VIP per raccontare anche questa parte dello Show, perché è necessario far vivere tutte le emozioni senza compromessi agli utenti che sono seduti in poltrona davanti al proprio televisore”. Sono solo alcuni passaggi tratti dalla presentazione alla stampa del nuovo format firmato Danilo Zanon per la ripresa degli anticipi e dei posticipi di calcio. L’ho visto nascere sulla carta, ho visto le prove d’inquadratura, insieme con lui l’ho realizzato. Niente di nuovo, se non fosse per il periodo in cui il progetto si colloca: era l’estate del 1997”!

Per un appassionato di produzioni televisive di eventi sportivi come il sottoscritto (che, durante l’adolescenza, consultava pochi giorni prima dell’inizio di ogni campionato di calcio i principali quotidiani sportivi nazionali alla ricerca di qualche notizia sulle possibili nuove telecamere e grafiche della stagione in procinto di iniziare), la lettura di quell’estratto mi ha fatto venir voglia di andare alla ricerca non solo di quel manuale (ricerca, che, purtroppo, per ora, si è rivelata vana!), ma anche di colui che l’ha scritto, il cui nome e cognome sentivo pronunciare dal telecronista di turno quando si trattava di identificare colui che “guida(va) le telecamere” di un posticipo.

Una ricerca, quest’ultima, che, a differenza dell’altra, è risultata fruttuosa, avendo infatti avuto la possibilità di dialogare in questi mesi con alcune persone che hanno lavorato a stretto contatto con lui e che mi hanno raccontato chi sia stato quel loro amico, venuto purtroppo a mancare troppo presto.

LE PAROLE DI CETTINA MAMMOLITI

“Nato come Mixer Video”, mi racconta Cettina Mammoliti, sua storica assistente alla regia, “Danilo era arrivato a Telepiù nel 1991, un’azienda giovane che gli aveva dato la possibilità di crescere, di far crescere gli altri professionisti e di sperimentare, avendo colto in cui una spiccata voglia e un notevole entusiasmo in ciò che faceva. Erano anni in cui avevamo a disposizione una tecnologia nuova e totalmente all’avanguardia, che abbiamo sfruttato anche al fine di apportare molti cambiamenti tecnologici all’interno degli stadi in base ai nostri parametri tecnici, come, ad esempio, l’installazione delle centraline ISDN. Io ero arrivata a Telepiù dopo varie esperienze da free lance e in Rai e non avevo esperienza in dirette sportive, ma Danilo, assieme a Giovanni Sartori (all’epoca capo struttura di Telepiù) mi proposero di unirmi a loro per questa nuova sfida legata alla trasmissione del calcio in diretta in pay tv. Accettai anche se Ti confesso che ero abbastanza restia”.

Cettina mi aiuta a comprendere meglio il contesto in cui si lavorava a quei tempi, al pari dell’estrema cura riservata anche ai minimi particolari, per non farsi trovare impreparati in un momento che sarebbe passato alla storia della tv italiana:

“Prima della stagione 1993/4 avevamo un piccolo mezzo regia che chiamavamo ‘Paolino Polli allo Spiedo’ perché era molto simile ai camioncini degli ambulanti che si trovavano anche fuori dallo stadio, mentre dal 1993/4 in poi avevamo a disposizione la Unità 18 di Video Time, un mezzo con tecnologia all’avanguardia, per poi avere dall’anno successivo la regia di SBP. Pensa, Wenner, che venne organizzata una partita di prova per prendere le misure prima del gran debutto rappresentato dal Trofeo Berlusconi del 1993, il tutto sotto lo sguardo attento di Mario Rasini, all’epoca manager, al vertice del centro di produzione di Cologno Monzese e uno degli azionisti della società. Danilo – che, tra l’altro, guardava spesso le partite con il figlio Federico, il quale, talvolta, gli dava spunti di interesse – era un attento osservatore dei dettagli, che intendeva curare in maniera meticolosa. E’ stato grazie a lui che si è iniziato a portare il rumore ambientale degli stadi nelle case degli abbonati, frutto dell’introduzione di tanti microfoni sul terreno di gioco, come, ad esempio, il mezzo fucile sopra la piattina, che dava quello che i francesi chiamavano ‘le son du match’, consentendo inoltre di capire cosa stesse accadendo nei pressi delle panchine. Ha preteso (e ottenuto) che in corrispondenza della linea mediana del campo fosse posizionata la piattina, nonché, nel prosieguo, le due camere laterali sempre a bordo campo, la 3 a sinistra e la 5 a destra. E quando si scelse di rimuovere la piattina, al suo posto decise di inserire la camera a spalla. Poi la net cam (cioè la telecamera appesa alla rete della porta), la camera che lavorava sul lato opposto al fronte di ripresa, e tanto altro ancora”.

“Danilo”, prosegue Cettina, “era una persona dalle conoscenze tecniche elevate, arrivava allo stadio amato da tutti, perché tutti si sentivano coinvolti dal suo lavoro: voleva che tutti partecipassero alla riunione prima della gara, da chi tirava i cavi agli assistenti fonici, perché facenti tutti parte di una squadra che si doveva muovere in armonia, perché tutti dovevano essere consapevoli dell’importanza del ruolo altrui in maniera tale da essere pronti in caso in cui si verificassero problemi per affrontarli e superarli assieme. Era lui stesso, prima dell’incontro a effettuare un controllo accurato delle camere, poi delle ottiche. Ti dava la sicurezza anche nei momenti di difficoltà, cercando poi di analizzarli assieme agli altri professionisti nei briefing nel corso della settimana. Il suo progetto di raccontare le partite di calcio lo aveva scritto in un hand book che chiamavamo la ‘bibbia’ che avevamo tutti a disposizione”.

“Danilo”, conclude Cettina, “era una persona umile, che ha da sempre desiderato coinvolgere tutti nei suoi progetti, senza mai dimenticare gli altri. Potrei portarti tanti esempi, ma mi viene in mente quando alla fine di una partita decise di condividere alcuni buoni benzina che gli erano stati regalati con tutta la squadra che aveva lavorato alla produzione di quell’evento”.

LA TESTIMONIANZA DI ERIC VALSECCHI

I ricordi di Cettina si saldano con quelli di Eric Valsecchi, che la sera del 29 agosto 1993 faceva parte della squadra di coloro che hanno lavorato nella produzione televisiva di quel Lazio-Foggia, essendogli stato affidato il ruolo di operatore di ripresa alla piattina.

“A casa di mia mamma, conservo ancora il fermasoldi con la sua firma che regalò al termine della stagione a tutti coloro che avevano lavorato con lui alla produzione del campionato di calcio”.

Danilo è stato uno dei maestri di Eric, a cui, dopo qualche stagione, ha proposto di abbandonare la telecamera per salire in tolda di comando:

“Era la prima stagione in cui tutte le partite della serie A sarebbero state trasmesse in pay per wiew e Danilo mi propose di affiancarlo per una partita per poi iniziare a fare il regista in autonomia. Accettai subito, con grande entusiasmo benché non fossi certo di essere all’altezza di quel ruolo, e lo raggiunsi un sabato pomeriggio a Lucca, per un Lucchese-Palermo di Serie B. Mi sarei dovuto occupare soltanto del prepartita, cosicché quando le squadre stavano per entrare in campo gli passai la cuffia, ma lui mi fece continuare per tutto il primo tempo.

Danilo era una persona che ascoltava tutti, ponderava i molteplici punti di vista e le varie proposte, dando fiducia a coloro che riteneva meritevoli, il tutto creando un gruppo di persone che lavorava più per il miglioramento del prodotto che per sé stessi, senza snobbare nessun evento perché la cura e la dedizione riservata a ciascun evento era la medesima”.

“Un contesto e un epoca”, prosegue Eric, “a metà anni ’90 in cui Danilo ha avuto la possibilità di mettere a disposizione dell’azienda per cui lavorava – che ha sempre trovato pronta ad affidargli il migliore supporto tecnologico sul mercato – il proprio grande estro e creatività, portando il suo prezioso apporto finalizzato all’innovazione, il che, a quei tempi, veniva visto come una importante risorsa cui potere attingere. Erano gli anni in cui Danilo decise, ad esempio, di installare una telecamera su di un carrello che veniva spinto su di un binario da tre macchinisti. Negli anni a seguire abbiamo acquisito la consapevolezza di contribuire ad una crescita del prodotto televisivo, non dimentichiamo che avevamo a disposizione un numero di telecamere limitato, lo stesso che oggigiorno viene impiegato per una produzione non di primo livello”.

“Ho avuto la fortuna di lavorare e di crescere professionalmente con Danilo, la sua umiltà era direttamente proporzionale alle sue capacità professionali: era il primo che apprezzava la cura che cercavi di mettere in campo per provare a fare le cose in una certa maniera, essendo stato anche lui dall’altra parte, valorizzando l’operato di ciascun ingranaggio della catena, che meritava il rispetto più assoluto, in quanto fondamentale per migliorare il prodotto finale”.

IL RICORDO DI CLAUDIO ARRIGONI

“Danilo è stato un grande innovatore, il più grande innovatore come regista del calcio e dello sport, più in generale”, esordisce Claudio Arrigoni, all’epoca Direttore di Telepiù: “un creativo e un fantasioso. Abbiamo lavorato fianco a fianco tantissimi anni, durante i quali non l’ho mai sentito dire ‘si è sempre fatto così’. Era lui il primo che aveva voglia di innovare e di trasformare le idee in qualcosa di tangibile”.

Tanti i lavori realizzati nelle loro carriere che si sono intrecciate a lungo durante la pluriennale esperienza in Telepiù: “Abbiamo fatto tante belle cose assieme, dando alla luce trasmissioni che sono passate alla storia della televisione sportiva italiana come “Lo Sciagurato Egidio”, oppure ancora Diretta Gol, per la quale io avevo un’idea, quella di inviare i telecronisti sul posto per raccontare la partita, che, dopo poche puntate, si è rivelata poco azzeccata, al punto che si è lasciato spazio alla sua, che, ancora oggi, rappresenta il tratto distintivo della trasmissione, vale a dire far commentare le partite da un monitor in studio”.

“Era un periodo”, ricorda Claudio, “in cui i vari comparti lavoravano in sinergia, un esempio su tutti: da un punto di vista editoriale si era scelto di lasciare all’abbonato la valutazione su di un determinato episodio arbitrale occorso durante una partita di Serie A, ma per poter fare ciò era da un lato necessario che i telecronisti fossero a conoscenza del regolamento, mentre dall’altro che il regista fosse subito pronto a mettere a disposizione dell’abbonato tutte le inquadrature provenienti dalle diverse angolazioni possibili, in maniera che fosse messo nelle condizioni di potere scegliere”.

“Una persona, Danilo”, mi conferma anche Claudio, “che credeva nel gruppo, nel lavorare assieme agli altri cercando sempre di valorizzare l’attività di tutti, ivi compresa la persona che nella produzione di un evento televisivo aveva un incarico con meno responsabilità, quella che può definirsi l’ultima ruota del carro. Ed aveva anche un altro particolare pregio, almeno per me: non era capace di raccontare agli altri quante cose belle sapeva fare, preferendo maggiormente mettere in luce gli altri al posto di sé stesso, andando sempre a riconoscere i loro meriti più che i propri. Un pregio che, in un ambiente come il nostro, purtroppo, può rappresentare un grosso limite”.

Conclude Claudio con un aneddoto che permette di comprendere ancor meglio la figura di Danilo Zanon:

“Nonostante fosse all’epoca il regista di punta dell’emittente, cui erano stati affidati i posticipi, aveva deciso di mettere in piedi una struttura per realizzare al meglio la produzione televisiva del basket in carrozzina, scrivendo le relative linee guida”.

* * *

Non posso che ringraziare Cettina, Eric e Claudio per il tempo che mi hanno dedicato per raccontarmi chi sia stato quel loro amico, il cui estro, associato alle qualità umane prima ancora che alle competenze tecniche, erano senz’altro noti alle persone che in quegli anni lavoravano dietro le quinte della produzione televisiva dei posticipi della massima serie, ma, purtroppo, ignote a coloro che, come me, li hanno potuti vedere dalla privilegiata postazione del proprio divano di casa, contribuendo, senza ombra di dubbio, il lavoro di Danilo Zanon ad alimentare quella curiosità che ha permesso a questa rubrica di tagliare, con il numero di oggi, l’importante traguardo delle 200 puntate settimanali.

Stay tuned!

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Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.

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TAG: Cettina Mammoliti, Danilo Zanon, Eric Valsecchi, Posticipi Telepiù, Regia calcio
Wenner Gatta 13 Ottobre 2025 13 Ottobre 2025
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