Un lavoro, il suo, che mi ha fin da subito incuriosito, principalmente perché si svolge dietro le quinte, fornendo un fondamentale (e indispensabile) supporto alla buona riuscita di ogni evento televisivo (nella specie: sportivo).
E così, questa settimana, ho avuto l’opportunità, prima ancora che il piacere, di scambiare quattro chiacchiere con Roberto Lettieri, la cui attività avevo seguito con grande attenzione in occasione di Juventus-Nantes.
Roberto, di mestiere, fa il produttore per (la attuale) Sky Sport, facendo parte del mondo della pay-tv fin dalla sua fondazione:
“In realtà avevo studiato per fare l’odontotecnico, ma fin da subito ho capito di non essere portato per lavorare in un laboratorio senza stare a contatto con le persone. Accompagnando qualche volta a lavoro mio fratello Pino [che è stato capo struttura dei consulenti musicali di Mediaset: n.d.r.] sono rimasto subito affascinato dagli studi televisivi e ho deciso di propormi per un lavoro in questo settore, in un periodo che si sarebbe rivelato pieno di opportunità, perché erano gli anni in cui una decina di imprenditori lavoravano per fondare la prima pay tv italiana. Entrai a lavorare a Telepiù nel 1989 e la mia prima mansione era, di fatto, quella di un semplice fattorino: giravo, in pratica, tutto il giorno per portare le videocassette dalla sede di Mediaset a via Piranesi dove c’era invece quella di Telepiù, dalle 7 alle 22 senza fermarmi un attimo, con l’entusiasmo proprio di un 19 enne che aveva finalmente trovato un lavoro che lo entusiasmava per il solo fatto di gravitare intorno agli studi televisivi”.
Non manca, Roberto, di rimarcare subito l’importanza della gavetta, che è stata fondamentale per la sua crescita professionale:
“Mi sono dato da fare, spinto anche dalla curiosità di vedere cose nuove e di imparare il più possibile, un qualcosa che poi mi avrebbe aiutato negli anni successivi e devo riconoscere che è stato fondamentale per la mia professione. Ai nostri giorni, chi inizia a fare il mio attuale lavoro [come vedremo infra, Roberto è un produttore: n.d.r.], lo fa soltanto dopo avere molto spesso terminato un ciclo, anche lungo, di studi, ma l’esperienza sul campo non può essere sostituita da ciò che si impara sui manuali”.
Una volta iniziato a gravitare intorno al mondo degli studi televisivi, però, Roberto si voleva spingere a lavorare per quella parte delle produzioni televisive dedicate al racconto degli sport:
“Mi ricordo, come se fosse ora, ero con alcuni amici al Bar Basso di Milano [locale noto per la nascita del cosiddetto “Negroni sbagliato”: n.d.r.] a guardare in tv i mondiali di Italia ’90: pensai fra me e me chissà se un giorno mi capiterà l’occasione per lavorare per le produzioni sportive televisive, vista la passione che ho per lo sport in generale e per il calcio in particolare”.
Quel sogno, di Roberto, è diventato realtà, dato che di lì a poco ha iniziato a lavorare nella redazione sportiva di Telepiù, gomito a gomito con giornalisti del calibro di Rino Tommasi, Mino Taveri, Giorgio Porrà, Guido Bagatta e tanti altri.
“All’epoca in Telepiù erano alla ricerca di un segretario di produzione che andasse in regia, facesse la spola con la videoteca, facesse i conteggi sui servizi, e tante attività simili, per poi dedicarsi alla produzione degli eventi sportivi in trasferta. Pensa, Wenner, che la mia prima trasferta fu al Pala Sesto di Sesto San Giovanni, praticamente, a poche centinaia di metri da casa, per seguire la tappa del Calcetto dei Campioni, la prima di una delle migliaia di trasferte che feci nei decenni successivi per lavoro. Dapprima per seguire in prima linea gli anticipi di Serie B e i posticipi di Serie A, passando poi agli US Open di tennis, alla Formula Uno, alla World League di Volley, fino ad arrivare a diverse edizioni degli Europei e dei Mondiali di calcio, della Champions League. Senza dimenticare le oltre 3.000 puntate di rubriche entrate nella storia della pay tv italiana quali Gol Mania e Settimana Gol. La prima esperienza più bella, tra le tante, che ricordo, risale all’estate del 1993, passata assieme al compianto regista Danilo Zanon e alla direttrice di produzione Teresa Savarese a girare in lungo e in largo l’Italia in auto per visitare gli stadi in cui si sarebbero disputati i posticipi di Serie A per effettuare i sopralluoghi del caso, al fine poi di organizzare la produzione televisiva di quella stagione. Se ci penso, adesso, erano davvero altri tempi: venivamo accolti con gratitudine ed entusiasmo da parte di tutte le squadre, soprese per il fatto che qualcuno fosse interessato a far visita loro in estate per organizzare una produzione televisiva”.
Roberto è stato il produttore del primo posticipo televisivo della storia della pay tv italiana, un Lazio-Foggia andato in onda domenica 29 agosto 1993.
E di cosa si occupa un produttore?
“Innanzi tutto, Wenner, la figura del produttore, almeno alle nostre latitudini, è attualmente diversa rispetto a quella nata negli Stati Uniti d’America, dove il produttore era colui che aveva, di fatto, il borsellino in mano e si doveva occupare di acquistare le prestazioni di tutte le varie componenti necessarie per la produzione televisiva, dal service, alla grafica, ai giornalisti, fino ad arrivare ai diritti, in maniera poi da vendere tutto il pacchetto all’emittente. Ai nostri tempi, il produttore è un impiegato che, in collaborazione con tutte le altre strutture, organizza l’evento, relazionandosi continuamente con componenti quali il booking (che si occupa, ad esempio, dei rapporti commerciali con i vari services, con il servizio grafiche, ecc.), il responsabile della redazione (che, invece, gestisce l’aspetto editoriale), il responsabile tecnico (che sovraintende la parte tecnica, creando ad esempio i camera plan e curando altri aspetti di natura tecnica) e con altre figure professionali. E il ruolo del produttore è proprio quello di assemblare tutto per sfornare il piano di produzione dell’incontro”.
Un intenso lavoro che si svolge prevalentemente durante la settimana in vista dei match:
“Sì, Te lo confermo. Durante la settimana che precede il match sono tante le varie richieste da esaurire e le attività da porre in essere. C’è, ad esempio, da richiedere al booking gli slot per i segmenti satellitari per effettuare i collegamenti nel giorno che precede l’incontro, oppure nel giorno stesso del match, ci sono gli accrediti per l’accesso alla struttura e ai parcheggi da inserire per tutti coloro che faranno parte della produzione, un numero che per gli incontri di coppa supera anche il centinaio di persone, e tanti altri aspetti di cui occuparsi”.
A seconda, poi, del tipo di incontro da seguire, gli impegni del produttore possono variare anche il giorno del match:
“Nelle partite di UCL, lo schieramento tipico prevede la presenza del regista che integra il segnale internazionale, del produttore internazionale, del produttore nazionale, del coordinatore giornalistico e del responsabile tecnico. Nelle partite, invece, in cui l’emittente decide di non inviare regista e coordinatore giornalistico, il produttore deve occuparsi anche dei collegamenti, curando il passaggio del segnale da quello delle nostre interviste a quello internazionale, occupandosi pure del coordinamento giornalistico da bordo campo. Ecco il motivo per cui, talvolta, sentirete qualche telecronista dire: “mi informa Roberto Lettieri dal coordinamento, che saranno 2 i minuti di recupero…”!
Non mi resta che ringraziare Roberto per il tempo che mi ha dedicato che ha consentito ai lettori di questa rubrica di conoscere qualche dettaglio in più di una mansione fondamentale per la buona riuscita di una produzione televisiva.
“Grazie a Te Wenner per l’interessamento. Permettimi, però, anche di ringraziare l’azienda per cui lavoro che mi ha consentito di realizzare quel sogno che avevo da ragazzino e che mi ha permesso di viaggiare per tutto il mondo e visitare posti che probabilmente non avrei mai avuto la possibilità di vedere. Nonostante gli oltre trent’anni di lavoro, la passione non mi passa mai, e sono sempre motivato nell’affrontare le nuove sfide professionali che mi vengono affidate”.
Grazie, Roberto: come diceva Rino Tommasi, con cui Roberto ha avuto il privilegio di lavorare, il Tuo nome è annotato sul mio “personalissimo cartellino”.
Stay tuned!
TRANSLATION | N.B. per la versione desktop del sito è attiva la traduzione multilingua.
Multilingual translation available in desktop version
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.