Quando qualche settimana dopo aver sentito Mauro Vanetti fa mi sono imbattuto in un suo post su Linkedin (nel quale condivideva qualche immagine che la immortalava a lavoro), le ho scritto (rigorosamente in inglese, tratto in inganno dal nome e cognome, associato, non so per quale motivo a un’americana, al massimo a un’italo americana…), perché mi sarebbe piaciuto scambiare quattro chiacchiere anche con qualche professionista che lavora nelle riprese televisive del circuito professionistico di tennis.
In realtà, dopo poco, ho scoperto di aver fatto una delle mie (solite) figure, in quanto Melissa è non solo italiana, ma proviene addirittura dalla mia terra natia, la Romagna, abitando, si fa per dire, in un piccolo comune sulle colline riminesi: Montescudo-Monte Colombo.
Si fa per dire, perché Melissa è una cittadina del mondo, dato che da un paio di anni lo gira al seguito del circuito di tennis professionistico dell’ATP e della WTA.

Un piacere, pertanto, è stato parlare con lei (peraltro in maniera del tutto casuale, in un giorno in cui un suo collega, dall’altra parte del mondo è, come si scriveva una volta, balzato agli onori della cronaca – ai nostri giorni si scrive che il video che ha girato è divenuto virale in poche ore – per un piccolo incidente (fortunatamente senza conseguenze), mentre stava immortalando Nicolas Jarry al suo ingresso nella Rod Laver Arena.
“Ciao Wenner, da circa due anni lavoro nel grande mondo delle produzioni televisive dei tornei di tennis dei circuiti ATP e WTA, un lavoro che riesce a coniugare la mia grande passione per lo sport (ho praticato per molto tempo anche a livello agonistico calcio e tennis) con quella della fotografia, due mondi che apparentemente hanno pochi punti di contatto con il percorso di studi in lingue che ho portato a termine. Apparentemente, proprio perché la padronanza delle lingue straniere mi ha permesso di rispondere a quell’annuncio di lavoro che ha casualmente catturato la mia attenzione e che mi ha aperto l’ingresso in questo grande mondo nel quale adesso lavoro”.
Dopo un periodo di formazione, Melissa ha iniziato a maneggiare una particolare telecamera, dapprima sui campi secondari, poi su quelli principali:
“Nelle ultime due stagioni mi sono occupata di tante mansioni, dalle grafiche alla regia sui campi laterali, salvo poi specializzarmi nell’utilizzo della camera a mano, quella che, per intenderci segue l’ingresso in campo dei giocatori, riprende il coin toss (ossia il sorteggio), staziona in prossimità dei tennisti durante i cambi di campo, e, da ultimo, nei tornei più importanti, raccoglie l’autografo di chi vince su di un supporto di plastica che viene montato sull’obiettivo, oppure, al termine dell’incontro, durante le interviste sul campo”.

Un mezzo di ripresa con cui Melissa si è fin da subito sentita a proprio agio:
“Si tratta di una telecamera, Wenner, che consente all’operatore di ripresa di essere il più creativo possibile, offrendogli infatti la possibilità di proporre al regista particolari inquadrature, a differenza della gran parte delle altre camere, che devono rispettare limiti ben precisi. In altre parole, è fin da subito nato un feeling particolare con questa telecamera, grazie alla quale cerco di esprimere tutta la mia creatività, evadendo, da un lato, le richieste che mi arrivano dalla regia, ma proponendo nel contempo dall’altro inquadrature tramite le quali cerco di esternare la mia vena artistica, come, ad esempio, inquadrare il sole, per poi andare a chiudere sul tennista in battuta, inquadrare il piatto corda della racchetta appoggiata alla panchina per poi cambiare il fuoco per mostrare il tennista, e tanto altro ancora”.

Una telecamera che si differenzia dalle altre anche per ulteriori aspetti.
“In effetti, salvo rari casi, è l’unica camera che ha la possibilità di entrare in campo, avvicinandosi ai protagonisti, in momenti, peraltro, talvolta particolari. Molto spesso ci si muove in contesti abbastanza ristretti, considerando anche il fatto che oltre all’operatore, che si deve concentrare sull’immagine, c’è l’assistente, che, invece, lo aiuta con il cavo, al quale bisogna prestare attenzione, dato che rappresenta un ingombro, che può essere la causa di cadute, com’è, per l’appunto capitato, al mio collega in Australia. Quando, poi, vi è la possibilità, mi piace durante il gioco anche andare tra gli spalti, per immortalare gli spettatori, oppure per inquadrarli di spalle, andando poi a stringere sul tennista al servizio, in seguito al cambio di fuoco. Un movimento delicato, che richiede una sensibilità che si acquisisce nel corso del tempo. A differenza, poi, degli altri operatori ho un grande vantaggio: quello di poter scegliere e costruire l’immagine, dato che, in molti casi, si ha tutto il tempo per prepararla”.
Fondamentale, poi, anche per l’operatore di ripresa della camera a mano la conoscenza delle regole dello sport che sta riprendendo.
“Un qualcosa”, mi conferma Melissa, “che mi agevola senz’altro nel mio lavoro, per essere pronti ad offrire al regista la giusta immagine in pochi secondi, come accade, molto spesso, in occasione del cambio delle palline, oppure per riuscire a interpretare tempestivamente le tante situazioni che possono capitare, anche in maniera imprevedibile, come, ad esempio, la richiesta di un medical time out, oppure un serrato dialogo tra il tennista e il giudice di sedia”.

Inoltre, il percorso di studio che ha fatto facilita senz’altro Melissa nel suo lavoro:
“Una buona conoscenza della lingua inglese semplifica senz’altro la mia attività e ritengo che sia imprescindibile per chi utilizza la camera a mano nel tennis, sia per il fatto che l’inglese rappresenta la lingua universalmente utilizzata dai tennisti, sia per la multinazionalità delle crew, sia, e soprattutto, perché una buona padronanza della lingua mi offre la possibilità di comprendere al volo ciò che sta accadendo in campo, tra il brusio del pubblico in sottofondo e le richieste che mi arrivano in cuffia dalla cabina di regia”.
Un lavoro, quello di Melissa, per il quale la valigia deve sempre essere pronta:
“In effetti, si gira il mondo per tutto l’anno. Nel 2025 ho saltato la trasferta oceanica, ma sono in procinto di partire per Dallas, per poi lavorare in altri tornei successivi. Pensa, Wenner, che il mio 2024 lavorativo è iniziato partendo da casa il 26 dicembre 2023 ed è terminato con le ATP Finals di Torino, in occasione delle quali ho ripreso i campi di allenamento. Quando mi è stato possibile sono ovviamente tornata a Montescudo, ma, per fare un esempio, mi è capitato di passare in poche settimane dagli Stati Uniti d’America a Monastir per poi volare in Giappone. Un 2024 in cui sono stata impegnata, tra l’altro, a Auckland, Hobart, Austin, Bogotà, Barcellona, Nottingham, Birmingham, Eastburne, Atlanta, Toronto, Winston Salem, Monastir, Tokyo, Osaka, Jiujang…A livello fisico e mentale è tosto cambiare così tanti fusi orari in così poco tempo…”.
La cosa più banale che viene in mente a un telepcsportdipendente divanofilo come il sottoscritto è quella di chiedere a Melissa se sente o meno la mancanza di casa:
“A chi è che non manca casa, Wenner?! Io tuttavia sono una persona molto indipendente e solitaria che non sente poi così tanto questo bisogno, avendo peraltro un bellissimo rapporto con la mia famiglia. Non mi pesa star lontano dalle persone, perché amo viaggiare, forse anche perché, viaggiando, ho avuto la possibilità di conoscere il mio fidanzato, che, tra l’altro, lavora nel mio settore, il che fa pesar meno la lontananza dalla propria famiglia di origine. E’ però anche vero che anche quando mi sono lanciata in questa mia esperienza professionale, pur in assenza, all’epoca di legami affettivi stabili, mi sentivo comunque a mio agio all’estero, probabilmente perché adoro conoscere e confrontarmi con culture diverse ed eterogenee con le quali ho la possibilità di relazionarmi anche nel corso del tempo libero che ho a disposizione. Però, capisco benissimo che quel che vale per me può non valere per tanti miei colleghi”.

Quando ho la fortuna di potermi rapportare con persone che amano il loro lavoro, il tempo passa ancor più velocemente, le domande sarebbero tante, ma non posso abusare della disponibilità di Melissa, alla quale chiedo qualche particolare episodio che le è capitato nel corso della sua carriera con la camera a mano:
“Beh, l’ultima edizione torneo di Winston a Salem è stata senz’altro particolare, sia perché in occasione di un incontro, durante un cambio di campo, mentre riprendevo Hugo Gaston quest’ultimo si è allontanato sposando la sedia perché non voleva essere inquadrato, oppure nei trentaduesimi di finale nel match che ha visto contrapposti Nicolas Mejia e Corentin Mouhet la tensione era tale a ogni cambio di campo che si è rischiato lo scoppio di una rissa da un momento all’altro”.
“Va da sé che bisogna anche cercare di capire il momento che stanno vivendo i tennisti durante un cambio di campo, cercando di comprendere quanto ci si possa avvicinare a loro o meno. Succedono tante cose lì in mezzo, in spazi molto spesso ristretti, e tu, che le vedi tutte, devi cercare di riprendere con discrezione per cercare di trasmettere quelle emozioni al pubblico che segue la partita in televisione. Mi sono resa conto, ad esempio, che nel circuito femminile affidare una camera a mano a una donna, tranquillizza molto le tenniste. Mano a mano che il tempo passa, ci si impara a conoscere: i tennisti sanno che stai lavorando, capiscono che li rispetti, per cui, settimana dopo settimana, aumenta il rapporto di fiducia che, molto spesso, mi aiuta in quello che faccio”.

E per finire, non posso non chiedere a Melissa qual è il suo sogno professionale:
“Wimbledon. Avere la possibilità di fare l’operatore di ripresa della camera a mano sul Campo Centrale di Wimbledon”.
Mi emoziono, lo confesso, quando la sento dire questo.
“Per chi ha giocato a tennis, Wimbledon non può non rappresentare la massima aspirazione, trattandosi del luogo che, per antomasia, è associato a questo splendido sport. È molto difficile, per non dire impossibile da realizzare, però, se uno ci pensa, così sembrano tutti i sogni, specie quelli irrealizzabili! Quest’anno spero di avere maggiori possibilità nel fare la camera a mano sui campi centrali di tornei importanti, per cui voglio cercare di lavorare bene anche in contesti del genere, in modo da trovarmi pronta per il caso della convocazione a un Torneo del Grande Slam…”.
Grazie Melissa, anche il Tuo nome è annotato, come diceva Rino Tommasi, nel mio personalissimo cartellino.
Ti aspettiamo tutti a Wimbledon, ovviamente.
Stay tuned!
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Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV. Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.
Da giugno 2024 ha lanciato Breaking News Ultra Slow-Mo uno spazio per parlare in tempo reale e in modo telegrafico di telecamere particolari, di grafiche innovative, di novità delle produzioni televisive.
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