Il prossimo weekend calcistico sarà il primo della storia in cui tutte le partite di Serie A si giocheranno in momenti diversi. In realtà c’è il precedente dello scorso campionato, ma in quel caso la scelta di spalmare le 10 partite in 10 fasce orarie diverse non fu voluta, ma obbligata causa Covid-19.

Il post che ho scritto ieri sulla decisione della Lega A, pubblicato sulla pagina Facebook di Sport in Media, ha aperto un bel confronto tra i lettori, con la presenza di due posizioni diametralmente opposte (una più conservatrice e una più fatalista).
10-SU-10 La prossima giornata di Serie A passerà alla storia perché sarà la prima a essere disputata – in modo voluto (l…
Pubblicato da Sport In Media su Martedì 16 febbraio 2021
Anche nell’ultimo Podcast ho affrontato il tema, sottolineando la contrapposizione tra questa scelta estrema e l’idea di trasmettere una partita a turno in chiaro a partire dal prossimo campionato:
Tornando al punto, la 23^ giornata della Serie A 2020/2021 sarà la prima della storia in cui nessuna partita si giocherà in contemporanea: si comincia venerdì 19 febbraio alle 18.30 e si finisce lunedì 22 febbraio alle 20.45. Senza entare nel merito della questione, questo momento a suo modo storico per la Serie A, si ricollega al 1993, l’anno in cui, per la prima volta, fu infranto il tabù del “tutte le partite in contemporanea la domenica pomeriggio”. Quasi superfluo aggiungere che, anche in quell’occasione, il cambiamento epocale fu favorito dai “soldi delle televisioni” o, per meglio dire, dagli interessi convergenti di Tele+2, a caccia di nuovi abbonati per sostenere il proprio business, e della Lega Calcio, alla ricerca atavica di soldi per le casse dei club. In questo articolo ripercorriamo la storia del varo dei primi posticipi di Serie A, immergendoci nell’anno 1993.
CORREVA L’ANNO 1993…
Il 1993 è stato un anno denso di eventi importanti. Termina l’apartheid in Sudafrica e Nelson Mandela ottiene il Nobel per la Pace. Bill Clinton diventa presidente degli USA. L’Unione Europea prende sempre più forma con l’entrata in vigore degli accordi di Maastricht. In Italia l’anno si apre con l’arresto del Capo dei Capi, Totò Riina (a maggio scoppierà la bomba a Firenze) e con il deflagrare di Tangentopoli. La scena maggiormente iconica di quel periodo – le monetine lanciate contro Bettino Craxi fuori dall’hotel Raphael di Roma – avviene lo stesso giorno di un fatto sconvolgente a livello sportivo: l’accoltellamento di Monica Seles al torneo di Amburgo. Di fatto, il1993 è l’anno in cui scompare la Democrazia Cristiana, sostituita dal Partito Popolare. Nello stesso anno Quentin Tarantino gira Pulp Fiction ed escono Jurassic Park e Schinder’s List. Sempre il 1993 è l’anno in cui Lorena Bobbit balza agli onori delle cronache mondiali. A livello sportivo, Roberto Baggio, a fine anno, vince il Pallone d’Oro, l’Olympique Marsiglia batte il Milan nella finale della Coppa Campioni e Michael Jordan vince il terzo titolo NBA consecutivo e in autunno annuncia il (primo) ritiro. A sorpresa, un giovanissimo Lance Armstrong si laurea campione del mondo di ciclismo ad Oslo, mentre Miguel Indurain firma la doppietta Giro-Tour. La nazionale italiana di volley è campione d’Europa.
1993 | LA SERIE A VARA I PRIMI POSTICIPI DELLA STORIA
E proprio nella primavera del 1993 si fa largo anche in Italia l’ipotesi di posticipare una delle 9 partite (all’epoca c’erano 18 squadre con 4 retrocessioni in B e 2 punti a vittoria) la domenica sera. Un cambiamento già avvenuto in altri Paesi dove le Pay-Tv sono già realtà e dove le resistenze al cambiamento sono molto inferiori.
Nel libro “Decoder – Storia decriptata della Pay-Tv sportiva in Italia” al capitolo 4.2 si parla proprio del varo dei primi posticipi domenicali in A e anticipi del sabato sera in B (la Lega Calcio, infatti, cura gli interessi di entrambe le categorie). Ecco un estratto del capitolo 4.2. che ci proietta nelle classiche pastoie italiche.
CAPITOLO 4.2 DECODER | STORIA DECRIPTATA DELLA PAY-TV SPORTIVA IN ITALIA
Il 1993 si presenta come un anno cruciale per il futuro di Telepiù. A giugno, infatti, scade il contratto dei diritti Tv di Serie A e Serie B tra Rai e Lega Calcio e, come abbiamo visto, già in occasione di Scozia-Italia sono iniziate le grandi manovre per il rinnovo triennale. I presidenti dei club vogliono guadagnare di più – una costante che ci accompagnerà durante tutto questo racconto – e Telepiù è pronta a sedersi al tavolo e presentare un’offerta sostanziosa per trasmettere un anticipo di Serie B e un posticipo di Serie A. La sola ipotesi di infrangere la sacralità del tutte-le-partite-in-contemporanea-la-domenica-pomeriggio solleva le immediate repliche dei conservatori di professione. I pericoli principali di questa “rivoluzione”, peraltro già adottata da un paio d’anni in altri Paesi? Lo svuotamento degli stadi e una riduzione delle entrate per il Totocalcio, finanziatore di tutto lo sport italico.
Nella primavera del 1993 le trattative entrano nel vivo. Nel triennio precedente Lega A e B ha intascato dalla Rai 108 miliardi di lire a stagione. Ora punta dritto ai 200 miliardi, cifra a cui la Rai non è disposta ad arrivare. Si fa quindi largo l’ipotesi Pay-Tv. La Rai acquisterebbe i diritti in esclusiva per l’Italia e per l’estero a una cifra vicina ai 150 miliardi di lire annui e concederebbe a Telepiù la possibilità di mandare in onda 28 posticipi di Serie A (le ultime sei giornate rimarrebbero in contemporanea) per circa 50 miliardi di lire annui. Luciano Nizzola, presidente della Lega Calcio, apre a questa nuova strada già a fine aprile, ma si alzano immediatamente le voci contrarie. Gianni Petrucci, allora (ma anche oggi: nel novembre 2020 è stato infatti riconfermato) Presidente della Federazione Pallacanestro, critica aspramente il posticipo domenicale perché andrebbe in concorrenza con il basket di Serie A. Attorno a lui si compattano altri presidenti di Federazioni, timorosi di perdere una parte del sostegno economico garantito dal calcio attraverso il Totocalcio. Petrucci tira in ballo anche il CONI, presieduto – seppur in scadenza di mandato – da Arrigo Gattai, affinché blocchi sul nascere l’avvio di anticipi e posticipi. Tra i quotidiani che analizzano meglio la situazione c’è La Stampa, che con Gian Paolo Ormezzano, Roberto Beccantini e Gianni Romeo dà per fatto l’accordo Lega-Tele+2 già a fine aprile 1993: “In realtà secondo noi la partita è già venduta, si tratta solo di definire i dettagli, cioè di lavorare di vaselina. Le proteste (di Petrucci&Co., nda) non servono per tre ragioni almeno: 1) il calcio fa cosa vuole; 2) il calcio ha un bisogno disperato di denaro, e o lo toglie al Totocalcio, aumentandosi il contributo con uno sciopero anche solo minacciato, o lo reperisce con la Pay-Tv; 3) il Coni non può fare nulla né dal punto di vista legale né da quello morale, per bloccare l’affare, che tra l’altro di per sé non è ad ogni costo immorale” (G.P. Ormezzano, La Stampa, 7 maggio 1993).
Il presidente della FIGC, Antonio Matarrese, sembra non gradire l’ipotesi degli anticipi e posticipi e lo ribadisce, anche in casa del “nemico”. Ospite a Fair Play su Tele+2, infatti, dichiara: “Non abbiamo ricevuto ancora nessuna richiesta ufficiale da parte dei presidenti, ma a chi gioverebbe una soluzione del genere? Io ho cambiato moltissimo da quando sono presidente FIGC, ma ritengo che la contemporaneità nell’orario di svolgimento delle partite sia fondamentale. Il Consiglio Federale potrebbe approvare l’ipotesi del posticipo Tv soltanto nel caso in cui le società mi dimostrassero che con il posticipo risolverebbero i loro problemi economici. Invece non è così perché i soldi in arrivo sarebbero comunque pochi”.
La partita dei diritti Tv del calcio, comunque, è molto più ampia e riguarda anche Coppa Italia e Coppe Europee. Si può dire che l’estate 1993 rappresenti lo spartiacque per il Telecalcio italiano. Se prima, infatti, nonostante una graduale crescita del peso della televisione e dei relativi proventi (si passa dai 2 miliardi all’anno del 1980-81 ai 108 miliardi a stagione del triennio 1990-93) il calcio ha dato ampia dimostrazione di immobilismo, con l’avvento della Pay-Tv e la parallela evoluzione europea verso il calcio business della Champions League, assistiamo a una ricaduta concreta sull’organizzazione calcistica. Un ribaltamento dei ruoli in cui non è più la Tv ad adattarsi ai riti calcistici, ma è la televisione stessa – con i suoi denari – a condizionare format dei tornei e orari delle partite. Situazione che, a livello internazionale, è già emersa in modo plastico sia a Messico 1986 che alle Olimpiadi di Seul 1988. In quest’ultimo caso la NBC, network statunitense che ha pagato lautamente i diritti di trasmissione dei Giochi, impone al CIO il calendario e gli orari dei principali eventi di atletica e nuoto per poterli trasmetterli a degli orari consoni per il pubblico statunitense e ottenere così maggiori ricavi pubblicitari. Questa teledipendenza diventerà sempre più accentuata nel corso degli anni, con club calcistici e Tv che arriveranno sino al punto di stringere una sorta di patto di sangue (almeno in Italia): i club non possono vivere senza i soldi delle Tv e le Pay-Tv non possono reggere senza gli abbonamenti garantiti dal calcio.
Dopo mesi di trattative e “limature”, il 1° luglio 1993 arriva l’ufficialità del nuovo, rivoluzionario accordo. Il calcio italiano viene irrorato da un totale di 230 miliardi di lire annui […]
Tutti felici e contenti quindi? Nemmeno per idea. Oltre alle proteste delle Tv locali, il cui campo d’azione viene limitato da alcune nuove regole (la più bislacca: possibilità di comunicare i gol solo dopo 14 minuti dalla loro effettiva realizzazione), l’accordo definitivo viene raggiunto a fronte di un sovraprezzo che Telepiù, suo malgrado, è costretta a versare. La FIGC, infatti, deve placare la rivolta dei club di Serie C1 e C2, tagliati fuori dall’accordo televisivo e in perenne crisi finanziaria. Così, per fermare sul nascere le proteste, Telepiù è quasi obbligata ad acquistare anche i diritti della terza serie, playoff compresi, versando nelle casse dei 90 club di Serie C ulteriori 7 miliardi di lire. “Una sorpresa della quale avremmo anche fatto a meno”, dichiara uno schiettissimo Rodolfo Hecht, vice-direttore di Tele+2.A fine luglio viene stilato il primo calendario degli anticipi di Serie B e dei posticipi di Serie A. Il primo match in assoluto a essere trasmesso su Tele+2 sarà l’anticipo di Serie B tra Monza e Padova, mentre per la Serie A sarà Lazio-Foggia, domenica 28 agosto alle 20.30, a inaugurare il rapporto Serie A-Pay-Tv. Il computer di Lega stila il calendario con 27 posticipi e un anticipo (mercoledì 8 settembre alle 18.30, quando si giocherà alle 20.30) in A e 32 anticipi in B. Ogni apparizione su Telepiù frutterà a ciascuna società 600 milioni di lire in A e 175 milioni in B. Per invogliare le persone a siglare l’abbonamento, i pre-partita saranno trasmessi in chiaro, così come i primi 3 minuti di ogni partita. I criteri scelti per la definizione dei posticipi di Serie A sono molteplici, ma principalmente si valorizzano le partite delle prime sette squadre del campionato precedente, i derby e i big-match che coinvolgono Juventus, Inter e Milan. A tutte e 18 le squadre della Serie A, comunque, vengono assicurati almeno due passaggi televisivi durante la stagione.
A distanza di 28 anni da quella faticosa trattativa, la tecnologia ha fatto passi da gigante, si possono vedere tutte le partite del globo terracqueo comodamente seduti sul divano di casa oppure in viaggio dallo schermo di uno smartphone. Come detto, dal solo posticipo domenicale si è passati ad un’intera giornata scomposta – termine di grande moda in ambito culinario – in 10 diverse fasce orarie.
Insomma, è cambiato tutto. Tutto tranne una cosa: i litigi e le spaccature in Lega Calcio.