Il 1993 si presenta come un anno cruciale per il futuro di Telepiù. A giugno, infatti, scade il contratto dei diritti Tv di Serie A e Serie B tra Rai e Lega Calcio e, come abbiamo visto, già in occasione di Scozia-Italia sono iniziate le grandi manovre per il rinnovo triennale. I presidenti dei club vogliono guadagnare di più – una costante che ci accompagnerà durante tutto questo racconto – e Telepiù è pronta a sedersi al tavolo e presentare un’offerta sostanziosa per trasmettere un anticipo di Serie B e un posticipo di Serie A. La sola ipotesi di infrangere la sacralità del tutte-le-partite-in-contemporanea-la-domenica-pomeriggio solleva le immediate repliche dei conservatori di professione. I pericoli principali di questa “rivoluzione”, peraltro già adottata da un paio d’anni in altri Paesi? Lo svuotamento degli stadi e una riduzione delle entrate per il Totocalcio, finanziatore di tutto lo sport italico.
Nella primavera del 1993 le trattative entrano nel vivo. Nel triennio precedente Lega A e B ha intascato dalla Rai 108 miliardi di lire a stagione. Ora punta dritto ai 200 miliardi, cifra a cui la Rai non è disposta ad arrivare. Si fa quindi largo l’ipotesi Pay-Tv. La Rai acquisterebbe i diritti in esclusiva per l’Italia e per l’estero a una cifra vicina ai 150 miliardi di lire annui e concederebbe a Telepiù la possibilità di mandare in onda 28 posticipi di Serie A (le ultime sei giornate rimarrebbero in contemporanea) per circa 50 miliardi di lire annui. Luciano Nizzola, presidente della Lega Calcio, apre a questa nuova strada già a fine aprile, ma si alzano immediatamente le voci contrarie. Gianni Petrucci, allora (ma anche oggi: nel novembre 2020 è stato infatti riconfermato) Presidente della Federazione Pallacanestro, critica aspramente il posticipo domenicale perché andrebbe in concorrenza con il basket di Serie A. Attorno a lui si compattano altri presidenti di Federazioni, timorosi di perdere una parte del sostegno economico garantito dal calcio attraverso il Totocalcio. Petrucci tira in ballo anche il CONI, presieduto – seppur in scadenza di mandato – da Arrigo Gattai, affinché blocchi sul nascere l’avvio di anticipi e posticipi. Tra i quotidiani che analizzano meglio la situazione c’è La Stampa, che con Gian Paolo Ormezzano, Roberto Beccantini e Gianni Romeo dà per fatto l’accordo Lega-Tele+2 già a fine aprile 1993: “In realtà secondo noi la partita è già venduta, si tratta solo di definire i dettagli, cioè di lavorare di vaselina. Le proteste (di Petrucci&Co., nda) non servono per tre ragioni almeno: 1) il calcio fa cosa vuole; 2) il calcio ha un bisogno disperato di denaro, e o lo toglie al Totocalcio, aumentandosi il contributo con uno sciopero anche solo minacciato, o lo reperisce con la Pay-Tv; 3) il Coni non può fare nulla né dal punto di vista legale né da quello morale, per bloccare l’affare, che tra l’altro di per sé non è ad ogni costo immorale” (G.P. Ormezzano, La Stampa, 7 maggio 1993).
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Un ribaltamento dei ruoli in cui non è più la Tv ad adattarsi ai riti calcistici, ma è la televisione stessa – con i suoi denari – a condizionare format dei tornei e orari delle partite. Situazione che, a livello internazionale, è già emersa in modo plastico sia a Messico 1986 che alle Olimpiadi di Seul 1988. In quest’ultimo caso la NBC, network statunitense che ha pagato lautamente i diritti di trasmissione dei Giochi, impone al CIO il calendario e gli orari dei principali eventi di atletica e nuoto per poterli trasmetterli a degli orari consoni per il pubblico statunitense e ottenere così maggiori ricavi pubblicitari. Questa teledipendenza diventerà sempre più accentuata nel corso degli anni, con club calcistici e Tv che arriveranno sino al punto di stringere una sorta di patto di sangue (almeno in Italia): i club non possono vivere senza i soldi delle Tv e le Pay-Tv non possono reggere senza gli abbonamenti garantiti dal calcio.
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Sabato 28 agosto 1993 va così in onda il primo anticipo televisivo (Serie B) in Pay-Tv della storia. Monza-Padova 0-1, gol del difensore Cuicchi, viene trasmesso da Tele+2 con la telecronaca di Silvio Sarta. Il match è preceduto da un pre-partita, in chiaro, condotto da Aldo Biscardi che utilizza lo spazio per un’accorata promozione della Tv a pagamento e un attacco ai media che creano allarmismi sul futuro di Telepiù: “Cari telespettatori, sento il brivido dell’avventura. Non prestate fede a quello che leggete sui giornali, Tele+2 vi offrirà il grande calcio in diretta per i prossimi tre anni”. Come da programma, dopo tre minuti in chiaro, la partita viene criptata e riservata agli abbonati.
Il giorno successivo, invece, è il turno della prima partita criptata nella storia della Serie A: Lazio-Foggia va in onda con mezz’ora di ritardo per uno sciopero dei calciatori. Il dispiegamento di mezzi e persone di Telepiù è clamoroso. Il pre-partita è condotto dallo studio di Milano da Aldo Biscardi, con ospiti Sandro Mazzola e Beppe Bergomi (che, scherzi del destino, diventerà uno dei più longevi commentatori della Pay-Tv sportiva). Dallo stadio Olimpico di Roma, Stefano De Grandis ed Eduardo Lubrano curano le interviste dagli spogliatori e dalla tribuna stampa, mentre è sempre Massimo Marianella – come in occasione di Scozia-Italia – il telecronista scelto per il grande debutto. Nel post partita si ritorna in studio con i collegamenti dalla redazione sportiva curati da Paola Ellisse, Lucio Rizzica e la moviola di Silvio Sarta.
La partita termina 0-0 – unico di giornata e abbastanza inusuale per una squadra di Zeman (in quella stagione al Foggia) – ma la regia e il prodotto offerto da Tele+2 superano la prova secondo la visione di Gian Paolo Ormezzano su La Stampa: “Abbiamo seguito la partita con la telecronaca di Massimo Marianella, riservandoci la Gialappa’s per momenti meno storici, meno canonici. Prima cosa: buone riprese e regia attenta e intanto “calda”, interessanti le telecamere alte dietro le porte, a vedere di fronte e non di spalle o di fianco una squadra che avanza, un uomo che tira. I primi piani abbondanti ma ottimi: come si sa non sono mai troppi per Berlusconi (10 per 100 di Tele+), ma ieri sono stati tutti legittimi, chiesti dall’azione stessa, non sollecitati da recitazione, magari da bluff, da bugie. Le riprese hanno permesso di apprezzare il ritmo straordinario, soprattutto del Foggia (…) ieri si è capita la partita come forse altre poche volte almeno relativamente al messaggio che trasmette il video”.