Ci avviciniamo al periodo di fine anno in cui si tenta sempre di stabilire quali siano stati i prodotti televisivi migliori dell’anno. Ognuno assegna i suoi Grammy. Ma come sempre la realtà ha più fantasia delle abitudini di ciascuno. E allora ecco che c’è un altro concorso (opposto al precedente) che ha già trovato un inatteso vincitore: quello del peggior programma dell’anno, laddove la dizione “programma” è generica e un po’ d’antan ma rende l’idea. E the winner is “Nicola vs Pietrangeli” andato in onda domenica sera in seconda serata su Rai 3 e disponibile su Rai Play.
Prodotto da Gabriella Carlucci e “The Arena” il titolo prometteva parecchio. Vuoi vedere che il prode Nik, personaggio negli ultimi anni diventato sempre più divisivo a causa del manifesto fastidio con cui affronta il tempo che passa e il fatto che Sinner sia destinato a diventare (lo è già) il più forte tennista italiano di tutti i tempi, si mette a nudo davvero? Magari raccontando quella “frattura” interiore che lo ha portato a essere sempre un personaggio non comune? Il titolo induceva a sperare in qualcosa del genere.
Invece, invece. Nulla. Mai titolo fu più disatteso. Un’ora di aneddoti spesso impalpabili senza alcun filo temporale e quasi tutti leggerini assai inframmezzate da immagini tratte dall’immensa e preziosa library dell’Istituto Luce senza che il tutto assuma mai le fattezze di un racconto. Siamo lontani anni luce, tanto per restare nell’alveo di videocose che lo riguardano, da “Una squadra”, la docuserie in cui Nik assumeva i contorni del duellante con Adriano Panatta (indimenticabile il passaggio in cui Adriano racconta che mentre lui e gli altri della Davis si stavano allenando in Australia lui, Nik, rimaneva seduto in un angolo a leggere Segretissimo): oppure “Lazio 1974 grande e maledetta” in cui lui stessa racconta delle partite folli infrasettimanali giocate da Chinaglia e compagni.
Ma quale Nicola vs Pietrangeli: l’unico obiettivo del docufilmetto è parso, alla fine, essere il confortare la tesi che Nicola porta avanti (anche comprensibilmente) da anni: Sinner può battere i miei record ma io sono un personaggio che lui non potrà mai diventare. E la mia vita fuori dal campo da tennis ma grazie ad esso è stata irripetibile.
Tutto lecito e sacrosanto: ma che c’entra Nicola vs Pietrangeli? Casomai dopo aver visto il doc si trae la convinzione opposta: che i dubbi interiori non siano stati propriamente di casa nell’animo del protagonista. Ma il punto è che pure montaggio e uso delle immagini lasciano la sensazione di un qualcosa costruito più o meno in fretta e furia come a esaudire un’esigenza impellente senza che ci si stato davvero un buon lavoro di scrittura alle spalle. Diciamo che un campione del livello di Nik avrebbe meritato una celebrazione (se l’esigenza era per l’appunto quella di celebrare) più costruita più nobile e articolata. Almeno con un titolo giusto.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Ha pubblicato a giugno 2023 il libro “Chi ha rapito Roger Federer?” (Absolutely Free).
Collabora con il quotidiano Domani, cura per Sport in Media la rubrica “La Nuca di McKinley” e durante i Mondiali di calcio 2022 ha realizzato la video-rubrica “Qatarinfrangenze“.
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