Dal vocabolario Treccani: déjà-vu ‹deˇ∫à vü› locuz. fr. (propr. «già visto») – (…) – 2. Che richiama alla mente cose già viste, già vissute e sperimentate.
Sarebbe la definizione più appropriata per riassumere l’ennesimo caso DAZN-Serie A sviluppatosi nel primo weekend del campionato 2022-23.
Scrivo sarebbe perché nel caso specifico, utilizzare il verbo vedere (“cose già viste”) suona in modo piuttosto beffardo.
Se non fosse per una sostanziale differenza nelle problematiche tecniche riscontrate (dal buffering al problema di accesso/autenticazione in app), potremmo fare copia-incolla dell’articolo pubblicato il 23 agosto 2021, vale a dire dopo la prima giornata della Serie A 2021-22. Eccolo qui:
E se proprio volessimo farci ulteriormente del male, potremmo rispolverare quest’altro articolo che ricordava il debutto assoluto – anch’esso estremamente tribolato – di DAZN nell’agosto 2018:
Insomma, niente di nuovo, anche a livello di teatrino tipicamente italiano – leggi alle voci media, politica, associazioni dei consumatori – sviluppatosi nelle ore in cui DAZN non è stata accessibile a molte persone.
In realtà, ci sono alcuni elementi e particolari che, se possibile, rendono ancora più grave e preoccupante quanto accaduto nel corso della prima giornata di Serie A, rispetto a un anno fa.
Come anticipato via social, comunque, è doveroso rimettere in fila tutte le cose successe nella prima metà di agosto, partendo dall’accordo Sky-DAZN.
ACCORDO SKY-DAZN AGOSTO 2022
Se ne parlava da diversi mesi, da quando cioè TIM aveva annunciato pubblicamente la volontà di rivedere l’accordo in essere con DAZN, visti i risultati inferiori alle attese e, soprattutto, non proporzionali all’investimento effettuato un anno prima. Di fatto, TIM, in piena lotta con Sky sul fronte “abbonamenti per connessioni Internet e intrattenimento” aveva creato questo ticket con DAZN per strappare i diritti principali della Serie A 2021-2024 alla stessa Sky, detentrice degli stessi sin dalla sua nascita (luglio 2003). Degli 840 milioni di euro complessivi che DAZN versa annualmente ai club di A, 340 milioni sono di TIM (cifre mai ufficializzate, ma nemmeno mai smentite). Un contributo sostanziale e decisivo, insomma. Sfruttando un bando pensato essenzialmente per massimizzare i proventi dai diritti televisivi e in cui aspetti tecnologici ed esigenze dei tifosi sono finiti in fondo allo scantinato, TIM (peraltro main sponsor della Serie A) e DAZN hanno sconfitto Sky, costretta a trasmettere, nemmeno in esclusiva, solo 3 partite a settimana. Sky, risparmiando centinaia di milioni di euro, ha così puntato ad acquisire i diritti di quasi tutto lo scibile sportivo. Il risultato finale è stato che DAZN-TIM non hanno ottenuto i risultati auspicati a livello numerico, mentre Sky ha retto l’urto, perdendo un numero relativamente basso di abbonati. A questo punto TIM, come detto, ha chiesto una revisione dell’accordo, con la cessazione dell’esclusiva – l’app di DAZN non era più accessibile tramite SkyQ ed erano spariti i canali satellitari su Sky – con relativo minor esborso. La trattativa tra TIM e DAZN si è protratta per mesi (non è da escludere che queste tempistiche molto lunghe siano state volute per ostacolare/limitare la campagna promozionale di Sky di lanciare nel periodo pre-ferie) e ha trovato la sua conclusione solo nei primi giorni di agosto. Poche ore dopo la fine dell’esclusiva DAZN-TIM, è arrivato il tanto agognato accordo Sky-DAZN, con il ritorno dell’app DAZN su SkyQ e quello dei canali satellitari DAZN all’interno dell’offerta Sky. Perché “tanto agognato”? Perché secondo Sport in Media, come avvenuto nell’ottimo bando 2021-24 della Serie B, era necessario, ancora per il triennio in corso, permettere ai tifosi di scegliere il tipo di tecnologia (sat, dtt, streaming) e quindi di abbonamento per vedere la Serie A. Anche, se non soprattutto, sulla base delle propria disponibilità economica. Invece, ma ci torneremo, i presidenti di Serie A hanno preferito fare un salto nel buio, concedendo l’esclusiva di 7 partite su 10, a un servizio streaming, tecnologia del futuro, certo, ma a oggi non ancora affidabile al 100% (e non parliamo nemmeno della qualità delle immagini).
Tutto bene quel che finisce bene, quindi? Ovviamente no, perché l’accordo Sky-DAZN è stato al ribasso, molto al ribasso, estremamente diverso da quello del triennio precedente. Nel 2019-2020 e 2020-2021, infatti, gli abbonati Sky potevano accedere, attraverso diverse tipologie di scontistica, in alcuni casi senza alcun ulteriore esborso, ai due canali satellitari DAZN in cui venivano trasmesse 3 partite in esclusiva a settimana. Perché, quindi, questa volta l’accordo è stato diverso e qualsiasi tifoso per poter vedere le 7 partite in esclusiva di DAZN deve avere due abbonamenti (uno a Sky e uno a DAZN)? Il motivo è presto spiegato: a differenza del triennio precedente, oggi è DAZN a detenere i diritti principali e quindi ad avere maggior potere contrattuale rispetto a Sky. Tre anni fa la situazione era opposta. In termini concreti, DAZN non poteva permettere a Sky di trasmettere le “proprie” 7 partite su un canale sat dedicato, consentendo ad esempio agli abbonati Sky di avervi accesso con un piccolo sovraprezzo, ma mantenendo il solo abbonamento a Sky stessa. L’interesse primario di DAZN era quello di mantenere/aumentare il proprio parco abbonati, aumentando solo le vie di accesso alla propria app e concedendo quindi agli abbonati Sky l’accesso all’app su SkyQ e ai canali sat Zona DAZN (questo il nome scelto). Il tutto, però, a fronte di un doppio abbonamento. In caso contrario, infatti, DAZN avrebbe dovuto chiedere una cifra enorme a Sky per coprire i mancati introiti degli abbonamenti diretti. Cifra che, evidentemente e ragionevolmente, Sky non era disposta a pagare.
La soluzione finale – conseguenza indiretta del bando diritti tv 2021-2024 – ovviamente va a penalizzare tifosi e appassionati, costretti a un doppio abbonamento e a un esborso superiore rispetto alla stagione precedente per vedere le 10 partite di Serie A 2022-2023. Questo anche perché lo scorso giugno DAZN ha apportato delle modifiche sostanziali al proprio piano abbonamenti, limitando la concurrency (lo smezzamento dell’abbonamento) o perlomeno alzando il prezzo dell’abbonamento mensile per chi vuole condividerlo con un’altra persona, che non si collega dallo punto/casa. In pratica, se il costo dell’abbonamento mensile a DAZN “con smezzamento” lo scorso anno costava 30€ (o addirittura 20€ se fatto entro luglio 2021), per la stagione 2022-2023 costa 40€ (piano Plus). Il piano Standard, invece, vale a dire quello con visione da massimo due dispositivi collegati però allo stesso indirizzo IP, costa 30€/mese, guarda caso la cifra suggerita dalla Lega Serie A come costo minimo per vedere la Serie A.
Per i tifosi che non vogliono vedere le partite in streaming e quindi puntano sulla garanzia del satellite, oltre al costo dell’abbonamento standard di DAZN e a quello del proprio abbonamento a Sky (qui il prezzo è molto variabile anche grazie alle varie offerte), vanno poi aggiunti 5€ da versare a DAZN per l’attivazione dei canali Zona DAZN su Sky. Insomma, anche sfruttando tutte le promozioni possibili, per vedere la Serie A in questa modalità (DAZN su Sky), occorrono almeno 45-50€/mese.
IL PODCAST SU SPORT E MEDIA
PRIMA GIORNATA DI SERIE A | I DISSERVIZI DI DAZN
Raccolti i malumori dei tifosi per l’accordo al ribasso Sky-DAZN, ci si apprestava a vivere la prima giornata di Serie A 2022-23, anticipata di un paio di settimane rispetto alla tradizione, causa Qatar 2022. Alla vigilia non vi erano particolari avvisaglie o attese per il debutto del (secondo) campionato via streaming. Dopo la prima stagione di rodaggio (…), un po’ tutti davano per scontato che DAZN non avesse problemi di sorta nella trasmissione della Serie A. Gli stessi dirigenti di DAZN garantivano la tenuta del servizio, anche grazie agli investimenti fatti per rafforzare l’infrastruttura:
Invece, già in occasione dei primi anticipi di sabato 13 agosto (Milan-Udinese, Sampdoria-Atalanta, Lecce-Inter e Monza-Torino), diversi utenti collegati in streaming lamentavano problematiche non solo di segnale (il solito buffering o una risoluzione video molto bassa), ma di accesso all’app di DAZN. Qui un post su Instagram di Enrico Mentana:
Sui social, ovviamente, le polemiche e le lamentele dei tifosi sono diventate sempre più numerose, anche perché, come detto, il costo rispetto all’anno precedente, per chi desidera avere un accesso da due diversi IP è aumentato in modo sostanziale (da 30€/mese a 40€/mese, se non addirittura da 20€ a 40€/mese). Nulla a che vedere, tuttavia, con quanto accaduto domenica 14 agosto, quando migliaia di abbonati – impossibile stabilirne il numero con esattezza – si sono fermati addirittura prima del buffering. In pratica, a causa di un problema tecnico che ha coinvolto anche altri Paesi in cui DAZN trasmette (Germania e Spagna, ad esempio), per moltissimi utenti è stato impossibile accedere all’app. Si sono riscontrati problemi notevolissimi in fase di autenticazione (log-in), con molteplici errori di accesso. I più sfortunati sono stati quindi i tifosi le cui squadre erano coinvolte domenica sera (Lazio, Bologna, Fiorentina, Cremonese, Salernitana, Roma, Spezia, Roma). DAZN ha cercato di turare la falla pubblicando sui propri canali social un link diretto da cui accedere per vedere la singola partita. Link che, secondo il parere di molti esperti, era facilmente preda dei pirati perché scarsamente “protetto”, nonché poco sicuro a livello “protezione dati” degli utenti stessi.
Insomma, un bel pasticcio, anche perché, come detto a inizio articolo, i problemi di accesso hanno innescato il solito balletto, con dichiarazioni indignate di politici – in piena campagna elettorale… – e associazioni consumatori.
IL GIOCO DELLE PARTI (IN COMMEDIA)
A livello media, invece, il discorso è leggermente diverso, nel senso che, come sapete bene, DAZN è uno dei principali investitori pubblicitari e di questi tempi, soprattutto per i quotidiani, i soldi dalla pubblicità sono grasso che cola. Il problema, già segnalato lo scorso anno, è che in questo modo si innesca una sorta di conflitto d’interesse per il quale i mezzi d’informazione sportiva, che dovrebbero denunciare e approfondire una situazione scabrosa che coinvolge migliaia di tifosi dello sport più popolare e dibattuto in Italia, finiscono per agire esattamente all’opposto, dando pochissimo spazio o minimizzando l’accaduto. C’è poi un caso ancora più estremo e riguarda la Gazzetta dello Sport, il cui proprietario/editore, Urbano Cairo, è anche presidente del Torino, nonché artefice dell’accordo tra Lega Serie A e DAZN stessa. In una situazione del genere, non certo per volontà dei giornalisti della Gazzetta, fare informazione in modo oggettivo e distaccato diventa piuttosto difficile. C’è poi il caso di Dday.it, uno dei portali più apprezzati e validi in tema di tecnologia. Dday lo scorso anno aveva sostenuto DAZN, prendendone anche le difese in alcuni casi. Quest’anno, invece, Dday.it è stata molto più critica e severa nei confronti del servizio in streaming.
Ci sarebbe poi l’argomento della comunicazione della stessa DAZN, ma qui, purtroppo, si sfonda una porta aperta: poca chiarezza, poca empatia con i clienti, poca-pochissima autocritica e messaggi fatti filtrare attraverso alcuni media in cui si scarica (parzialmente) la colpa sugli utenti, “rei” di essersi collegati/autenticati tutti nello stesso momento:
Meglio sorvolare su questa spiegazione e sottolineare, invece, un aspetto onestamente incredibile della stessa comunicazione di DAZN: i tweet che si autodistruggono. Nei momenti di emergenza, come quello di domenica 14 agosto, DAZN mantiene questo “vizio” di pubblicare dei tweet di scuse o di spiegazioni tecniche dei disservizi. Tempo qualche ora e questi tweet scompaiono dal profilo ufficiale, che torna a essere così “immacolato”:
Provate a dare un’occhiata al profilo Twitter di DAZN. Scorrendo i tweet sembra che non ci siano stati problemi o disservizi.
Sempre sul discorso “comunicazione di DAZN”, consiglio l’articolo di Piero Valesio:
Dicevamo del solito teatrino tipicamente italiano innescato dai disservizi di DAZN: dichiarazioni infuocate/interessate di politici, pen-ultimatum, minacce di azioni legali, convocazioni di tavoli tecnici, richieste ufficiali di spiegazioni. Tutto quanto nelle 18-20 ore successive, nonostante fosse il giorno di Ferragosto. L’apoteosi la si è raggiunta con il comunicato ufficiale della Lega Serie A che, indignata per quanto accaduto, minacciava azioni legali nei confronti di DAZN, qualora la stessa non avesse fornito spiegazioni esaustive, entro le 16.00 del 15 agosto, su quanto fatto per sistemare i problemi e su quanto predisposto per le partite di Napoli e Juventus, in programma nelle ore successive.
Immaginiamo che DAZN abbia rassicurato a tal punto i dirigenti della Lega Serie A che, il giorno successivo, in Lega tutti erano estremamente soddisfatti per gli ascolti registrati e le vie legali erano, oramai, un pallido ricordo:
Tornando al pre-partite di Napoli e Juventus, DAZN si era cautelata inviando una mail a tutti gli abbonati con un link diretto per assistere alle partite in caso di problemi e con l’apertura del canale del digitale terrestre per gli abbonati a TIMVISION:
Per fortuna, sia in Hellas Verona-Napoli che in Juventus-Sassuolo non si sono registrate particolari problematiche tecniche. Questo, tuttavia, ha completamente svuotato il dibattito delle ore precedenti. In pratica, dopo il caos totale di sabato e soprattutto di domenica, sono bastate due partite trasmesse senza problemi tecnici per azzerare le discussioni. Tutto sparito, tutto a posto. Da martedì 16 agosto nessuno ha più parlato dei disservizi del primo weekend di Serie A, se non per citare i rimborsi che la stessa DAZN dovrà fornire agli utenti IMPATTATI (termine terrificante utilizzato da DAZN nei suoi comunicati) dal malfunzionamento di sabato e domenica. Rimborsi che, in un primo momento, sembravano seguire una procedura estremamente farraginosa. Poi, al termine del “tavolo” convocato dalla sottosegretaria Valentina Vezzali, si è arrivati a un rimborso diretto da parte di DAZN del 50% del costo mensile dell’abbonamento. Un risultato – prevedibile – salutato con grande enfasi dai partecipanti e dai media.
CONCLUSIONE
Nella stesura di questo post ho effettuato diverse considerazioni su vari aspetti (accordo Sky-DAZN, ruolo di politica e media, comunicazione di DAZN, posizione Lega Serie A, ecc.). Per questo la conclusione di questo lungo articolo (longform secondo la definizione più in voga) riguarda il passato e il futuro prossimo di questa situazione notevolmente, estremamente, esageratamente italiana.
Il passato perchè, purtroppo, per l’ennesima volta, occorre tornare al peccato originale, cioè alla decisione forzata, sbrigativa, poco lungimirante, di assegnare i diritti della Serie A in via esclusiva a un servizio in streaming. Servizio sulla cui tenuta c’erano (e, a distanza di quattro anni dal suo debutto, ci sono) diversi dubbi, anche a causa dell’arretratezza della Rete italiana. Sarebbe bastato seguire l’esempio della Serie B, assegnare i diritti per piattaforma e permettere ai tifosi di scegliere il tipo di servizio preferito, a livello tecnologico ed economico. Invece, visto e consdierato che i diritti televisivi rappresentano l’unica fonte vera di introiti per la stra-grande maggioranza dei club, incapaci di diversificare le entrate nonostante le decine di milioni di euro incassati principalmente da Sky in questi 18 anni, si è puntato all’esclusiva che, secondo le previsioni della Lega, doveva garantire qualche milione in più. Risultato? Quello che abbiamo “visto” finora.
Anzi, a dirla tutta, sarebbe bastato che la Lega Serie A emanasse un bando coerente con quanto sostenuto da… lei stessa, dinanzi all’Antitrust nel marzo 2019. Ecco il passaggio, nero su bianco:
Per quanto riguarda il futuro, la domanda che molti si sono posti – soprattutto nelle ore successive ai problemi della domenica, poi, come detto, tutto sembra tornato alla normalità – è se sia possibile una revoca dei diritti a DAZN o, quantomeno, una “sub-cessione coatta” degli stessi a Sky. La risposta è: ipotesi estremamente improbabile se non proprio impossibile. Affinché si verifichi questo scenario ci dovrebbero essere dei nuovi e ripetuti disservizi nelle prossime giornate, con pressioni costanti da parte dell’opinione pubblica (e abbiamo visto come i media sportivi non siano proprio agguerriti sul punto). Dopodiché, subentrerebbero le numerose e complesse clausole dei contratti milionari (840 all’anno…) tra Lega A e DAZN e qui la partita si sposterebbe sul piano legale. Insomma, uno scenario al momento poco credibile.
In definitiva, quanto vissuto nel corso della prima giornata di Serie A 2022-2023, con i disservizi di DAZN e tutto il contorno di reazioni e dichiarazioni, rappresenta nel miglior modo possibile il classico sistema gattopardesco italico, in cui a parole si è pronti a rivoluzioni, ribaltoni; all’atto pratico, invece, basta lasciar passare qualche ora/giorno e tutto resta immutato e immutabile, con le polemiche istantanee – tipiche dei social – pronte a spostarsi su altri temi (VAR ed arbitri in primis). Non cambieremo mai.
D’altronde, giova sempre ricordarlo: #siamoquesti
Qui c’è poco da dire: le cose o si vogliono fare o non si vogliono fare, punto.
C’è un contratto? Bene: ai prossimi disservizi, revoca del contratto a dazn per inadempienza contrattuale, valutazione del danno ed eventuale, conseguente, applicazione della penale (sperando che sti geni l’abbiano prevista in contratto). Immediato scorrimento della graduatoria al secondo classificato. Poi gli utenti fanno una bella classaction a dazn per gli eventuali maggiori esborsi da sostenere per poter vedere il campionato…..ma è troppo lavoro, pertanto non se ne farà nulla.