Un’edizione particolare quella che si è appena conclusa sui campi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club.
Non solo perché per la prima volta si sono giocate partite nella “domenica di mezzo” – facendo difatti cadere una tradizione secolare (le uniche deroghe risalgono al 1991, al 1997, al 2004 e al 2016, anni in cui gli organizzatori sono stati costretti a far giocare i tennisti nella domenica a cavallo fra la prima e la seconda settimana a causa delle pessime condizioni metereologiche nei primi giorni dei rispettivi tornei che non hanno consentito un regolare svolgimento dei primi turni, mettendo così in seria discussione la possibilità di portare a termine i tabelloni entro la domenica della seconda settimana), ma soprattutto perché dal punto di vista mediatico l’edizione 2022 è stata la prima in cui è stato prodotto il segnale per la trasmissione in diretta da tutti i 18 campi del club di ciascuna partita di ogni singolo torneo, ossia i singolari maschile e femminile, i doppi maschile e femminile, nonché quello misto (oltre a una copertura estesa delle qualificazioni).
Ben lontani sono pertanto i tempi in cui i commentatori (ad esempio i compianti Gianni Clerici e Roberto Lombardi) lasciavano la cabina di commento per vedere con i loro occhi qualche tennista italiano, il cui match si disputava in un campo non coperto dalle telecamere.
Un impegno davvero imponente, dunque, quello messo in atto per garantire una capillare ripresa di un’edizione storica del più prestigioso torneo di tennis, la numero 100 nell’attuale sede di Church Road, SW 19, durante la quale ogni Paese collegato ha avuto per la prima volta la possibilità di trasmettere in diretta gli incontri dei tennisti della propria nazione, a prescindere dal campo in cui si sarebbe disputato l’incontro.
Questo grazie alle 118 telecamere presenti sui 18 campi (29 delle quali sul campo centrale, mentre “solo” 18 sul campo numero 1), con una media di 4-5 telecamere sugli altri campi, in 7 dei quali hanno operato telecamere robotizzate (40 in tutto).
Queste telecamere o sono state controllate da un operatore da remoto, oppure (ed è questa una sensazionale novità) da un particolare sistema di tracciatura del giocatore, che utilizza un rilevamento LIDAR (acronimo di Laser Imagind Detection and Ranging, ossia un sensore in grado di mappare in tre dimensioni l’ambiente circostante tramite un impulso laser) capace di creare un modello 3D della partita che permette alla telecamera robotizzata di tracciare il gioco senza che sia necessario l’intervento dell’uomo.
Naturalmente, un operatore a distanza può sempre intervenire per andare a cogliere particolari che un freddo robot non è capace di percepire (per ora…).
Sul campo centrale e sul numero 1, inoltre, erano state installate ben 4 netcam (due per campo) vale a dire due microcamere (ciascuna rivolta verso un lato diverso del rettangolo di gioco) letteralmente appese alla rete che dicono essere state brevettate per resistere all’impatto di una pallina a oltre 200km/h e che forniscono un’esperienza davvero immersiva per il telespettatore.
Particolari riprese, poi, ci sono arrivate da una cable cam che scorreva lungo ben 560 metri di cavo (in grado di far volare il telespettatore lungo i vialetti dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club), nonché da ben 4 rail cam (ossia telecamere installate su binari) che scorrevano sui campi esterni nonché sul campo centrale e sul numero 1 (ovviamente pilotate a distanza).
Vietato, invece, l’utilizzo del drone, le cui riprese sono state effettuate per ragioni di sicurezza solo prima dell’inizio del torneo, creando comunque spettacolari clip, come questa, tramite un drone acrobatico, che ci ha portato dall’esterno degli impianti fino a dentro al Central Court.
E poi, 21 beauty cam, 5 telecamere nella zona riservata alle conferenze stampa, 9 telecamere in grado di riprendere a 360 gradi, 4 telecamere (2 sul centrale, 2 sul campo n. 1) installate su entrambi i lati della sedia del giudice arbitro per trasmettere il suo punto di vista (infatti si chiamano POV cam: che sta per Point of Wiew) mentre parlava coi giocatori.
Un qualcosa, dunque, davvero di sensazionale, per riprendere quel torneo che veniva così definito da Gianni Clerici: “Wimbledon è qualcosa di più di un torneo, è una religione. La gente va lì, fa la fila ai cancelli da due notti prima, ma non solo per andare a vedere Nadal piuttosto che Federer. Wimbledon è il Vaticano del tennis. È come per un cattolico andare in pellegrinaggio a San Pietro“.
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV.Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.