Nella prima domenica di aprile sono andati in onda (tra l’altro) un paio di eventi sportivi che hanno tenuto incollati ai devices di milioni di telespettatori di tutto il mondo, i quali hanno avuto la possibilità di seguirli attraverso l’utilizzo di particolari inquadrature.
IL GIRO DELLE FIANDRE
La giornata televisiva di un telepcsportdipendente è iniziata subito dopo colazione, momento in cui è partita da Anversa l’edizione numero 106 del Giro delle Fiandre, corsa ciclistica seguita in Belgio da oltre un milione di persone lungo il percorso, mai come quest’anno ripreso da un notevole schieramento di telecamere che hanno ripreso la corsa dal primo all’ultimo centimetro, grazie a un imponente sforzo produttivo di EMG Belgium, che ha impiegato un qualcosa come 37 telecamere fisse, 2 aeroplani (un Beech B200 Super King Air, che ha volato sopra la testa dei corridori fin dalla partenza, a cui si è affiancato nel primo pomeriggio un Beech 200 Super King Air, levatosi in concomitanza con l’avvio della gara femminile), 2 elicotteri e ben 10 moto al seguito dei corridori.
In pratica dalla (anzi addirittura prima della) partenza di Anversa fino all’arrivo di Oudenaarde erano disseminate lungo il percorso diverse crane (o jimmy jib, come mi ha fatto notare Omar Voltolini, che ringrazio!) come quella ritratta nel sottostante video, ma soprattutto un (davvero inedito) numero di telecamere fisse in corrispondenza dei 18 muri, nonché dei 7 tratti di pavé; davvero inusuale, sol che si consideri che, mediamente, durante una corsa ciclistica le telecamere fisse sono posizionate soltanto nell’ultimo chilometro, mentre le immagini della tappa ci giungono in diretta (quasi sempre…) dalle telecamere installate su mezzi in movimento.
Ma i più attenti telepcsportdipendenti hanno sicuramente avuto modo di apprezzare una particolare inquadratura, proveniente da una telecamera installata lungo uno dei più importanti muri percorso dai corridori per ben tre volte, il vecchio Kwaremont: la prima volta quando mancavano 136 km al traguardo, l’ultima, invece, quando solo 17 erano i chilometri che separavano i fuggitivi Mathieu van der Poel e Tadej Pogačar dalla linea dell’arrivo.
Queste riprese ci sono state offerte da una wireless cable cam, in pratica da una telecamera che scorreva sopra la testa dei corridori con la massima sicurezza per i ciclisti e, soprattutto, per le migliaia di persone presenti a bordo della strada.
Si tratta infatti di una telecamera in grado di rimanere stabile sui tre assi, installata su di un carrello che viaggia fino a una velocità massima di 60 km/h posizionato su di un lungo cavo di fibra che collega due punti: e questa telecamera viene controllata a distanza da un operatore che ha la possibilità sia di farla ruotare lungo i tre assi sia, soprattutto, di zoomare (in questo caso) sugli atleti.
L’effetto è simile a quello che si ottiene grazie alla ripresa mediante un drone, modalità, che, tuttavia, non sempre è consentita dovendo difatti sottostare l’impiego dei droni in eventi sportivi a ben precisi regolamenti.
IL DERBY D’ITALIA
Poche ore dopo aver apprezzato questa particolare inquadratura, ne abbiamo ammirato un’altra durante il secondo importante (quanto meno per noi italiani) evento sportivo della giornata, vale a dire l’edizione numero 244 del derby d’Italia.
In occasione della toccante esibizione canora prima del calcio d’inizio, le due cantanti sono state riprese da due telecamere che sono state poi utilizzate anche nel corso del match.
Mi riferisco alla Sony A7 con ottica cine posizionata su di un gimbal, che ha filmato frontalmente le cantanti Gaia e Kateryna Pavlenko (grazie a Popi Bonnici per la precisazione!), e una steadycam con ottica cinematografica alle spalle dei giocatori (guidate nell’occasione dalla regia di Giorgio Galli, che ringrazio per il dettaglio!), che hanno contribuito a rendere ancora più emozionante il momento grazie soprattutto a quell’effetto di sfocatura dello sfondo (una sorta di effetto bokeh sempre più utilizzato anche nella ripresa degli eventi sportivi).
Senza avere la pretesa di analizzare in questo breve articolo le differenze fra la steadycam e il gimbal (e nella speranza di chiacchierare prima o poi con coloro che queste telecamere le manovrano!), la prima è una soluzione meccanica, basata sull’inerzia, che ha bisogno di un carico utile pesante per permettere l’esecuzione di un movimento fluido da parte di un operatore che indossa un corpetto per distribuire il peso su tutto il suo corpo, con la telecamera isolata dal momento dell’operatore attraverso un braccio isolelastico.
Il gimbal, invece, è una soluzione di natura elettronica, che misura la posizione della telecamera centinaia di volte al secondo e, quando rileva un movimento, impegna i motori a muoversi di un grado uguale ma nella direzione opposta; in questo modo annulla la vibrazione che altrimenti si verrebbe a creare.
Il gimbal è una delle (a mio avviso) piacevoli novità che abbiamo visto all’opera in occasione della stagione di serie A attualmente in corso, che ci consente di apprezzare la particolare fluidità di alcune riprese in movimento.
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV.Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.