E poi ci sono ancora quelli che perdono tempo a guardare “Grande Fratello”, quello senza articolo che ormai è arrivato alla “n” edizione su Canale 5 e reti limitrofe. Perdita di tempo, effettivamente, perché invece si affaccia con prepotenza, nel nostro amato ambito televisivo-sportivo, IL Grande Fratello, quello con l’articolo, quello vero. Quello che fissa la neolingua e i comportamenti, che decide cosa il telespettatore deve vedere, cosa no e soprattutto quando.
Intendiamoci: il lavoro di regia è per sua natura lavoro di selezione. Soprattutto da quando lo schieramento di occhi che scrutano un evento si è moltiplicato a dismisura: e pensate cosa succederà da qui a qualche settimana sui campi di calcio quando il numero di telecamere (compreso il sensore dentro il pallone) aumenterà ancora. Ma di questo riparleremo.
Ora: per chiarire il concetto ecco i reperti dell’accusa.
Reperto n.1. Prima tappa del Tour de France, crono a Copenaghen. Piove, l’asfalto è fradicio e il percorso è un toboga bellissimo a vedersi ma pericoloso per i corridori. Un passaggio, in particolare, poco dopo la partenza, è chiaramente a rischio. Infatti Stefan Bissegger tira dritto sulle transenne. Ora: è chiaro che quello è il punto più delicato del percorso: eppure nelle due ore seguenti, la regia decide spesso, quando un corridore si avvicina alla curva incriminata, di staccare un attimo prima e passare, magari, sull’arrivo di uno che nemmeno è importante per la classifica. Domanda: perché?
Reperto n.2. Wimbledon. Ottavo di finale Kyrgios-Tsitsipas. Succede di tutto come ben sapete. Più che un match di tennis è una rissa e nemmeno di quelle particolarmente dignitose, ammesso esistano. Alla fine vince l’australiano. I due si avvicinano alla rete per la stretta di mano e cosa ci sarebbe di più importante, in quel momento, di vedere se i due si stringeranno davvero la mano oppure se useranno la medesima per prendere a schiaffi il nemico? Nulla, direte voi. Appunto. Infatti la regia stacca abilmente l’immagine quando i due sono a un metro per passare su una leggiadra signora agèe che applaude in tribuna. Domanda: perché?
Reperto numero 3. Gran Premio di F1 a Silverstone. Alla prima curva l’Alfa Romeo del cinese Zhou decolla verso il cielo. Miracolosamente (mai avverbio fu più opportuno) dopo essersi cappottata si schianta contro le recinzioni, ad un metro circa dagli spettatori e col pilota a testa in giù. Bandiera rossa etc etc. Ma prima che la regia inglese (che per diffondere le immagini deve attendere il via libera dell’organizzazione F1) distribuisca le immagini al fine di capire cosa è successo passa quasi mezzora. Domanda: perché?
Reperto (ultimo, se no vi annoio) numero 4. Ancora Wimbledon: semifinale Nadal-Fritz. Probabilmente una delle vittorie più sorprendenti della carriera dello spagnolo. Dopo aver perso il terzo set Rafa chiede l’intervento del medico che si avvicina e gli parla. È evidente che Nadal ha qualcosa che non va e manco di poco conto: serve la prima alla stessa velocità di Volandri (quando Filippo era in giornata), non carica sulle gambe, sulla sinistra si sposta poco e male. Magari sarebbe opportuno cercare di carpire qualche indicazione di più in merito: la regia si sofferma qualche secondo sul dialogo fra i due ma poi stacca. E torna con l’inquadratura su un’amica, anche lei agèe, della signora che qualche giorno prima applaudiva Kyrgios e Tsitsipas. Domanda: perché?
Il Grande fratello, agisce, seleziona, decide e soprattutto previene. Con varie motivazioni. E non sceglie mai per caso. Analizziamo i reperti 2 (ciclismo) e 3 (F1). L’immagine non si mostra o si rallenta fino all’esasperazione la diffusione dei replay più o meno ufficialmente perché prima bisogna appurare quali siano le condizioni dell’atleta che è stato oggetto dell’incidente. E va bene. Ma come scacciare il sospetto che nei minuti di embargo non possa essere compiuto un qualche intervento su quelle immagini? Magari per renderle utilizzabili sono da una parte e non dall’altra in casa di procedimento legale? Esiste un controllore che controlli coloro che controllano le immagini e magari le manipolano? Esiste una letteratura sterminata sulla possibilità di intervenire su dei filmati magari per far dire loro qualcosa di diverso da ciò che invece è avvenuto realmente? Per dire: ricordate il film “Rivelazioni” con Michael Douglas e Demi Moore? Eravamo anni luce dalle possibilità offerte oggi dalla tecnologia: ma quella trama prefigurava il futuro. Quando si profilano cause da miliardi di dollari la letteratura e la fantatecnologia possono tranquillamente diventare realtà. O almeno perché escluderlo?
I reperti tennistici possono essere ascritti a ispirazioni differenti. Del resto da chi ha escluso i tennisti russi e bielorussi da Wimbledon perché si voleva evitare (almeno ufficialmente) che la Duchessa di Cambridge o qualunque altro rappresentante di Casa Reale si vedesse costretta a premiare una o un rappresentante di quei Paesi cosa vi aspettavate? Che mostrassero in diretta Tsitsi e Kyrgios che si salutavano a colpi di “fuck” se non peggio? Quanto a Nadal e al medico se doveste chiedere lumi a qualcuno vi risponderà che c’è la privacy da rispettare: peccato che nello sport il confine fra privacy e diritto all’informazione siano divise da un confine molto labile che viene violato in un senso o nell’altro a seconda delle necessità dei protagonisti. E non solo di loro.
Insomma. Ciò che si può evincere da tutto ciò è che Grande Fratello senza l’articolo ha contagiato Il Grande fratello con l’articolo. Il sospetto che in determinate situazioni la ripresa sportiva non mostri TUTTA la realtà ma solo quella che a qualcuno conviene è sempre più presente. Ci vorrebbe un fact checking continuo, una certificazione di validità delle immagini che vediamo.
In mancanza di questo possiamo imparare a farci venire qualche sospetto in più senza ovviamente (non è questo il caso) scivolare nell’orrido complottismo che tanti guai provoca in molte menti in questi disgraziati tempi. E tenere presente che la Tv non è la realtà anche quando ci permette di godere dei grandi eventi sportivi. Sarà un concetto antico ma ricordarlo non fa mai male.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Recensisce in stile sportivo libri non sportivi per la newsletter “Lo Slalom”.
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