Ha fatto discutere il video dell’arrivo in sala stampa di Aurelio Andreazzoli al termine di Juventus-Empoli. Dopo la conferenza stampa di Allegri, ad attendere il tecnico dell’Empoli erano rimasti soltanto tre giornalisti: una mancanza di professionalità e di rispetto quasi inverosimili.
Senza voler fare i moralisti o i populisti per raccattare qualche like, questo siparietto rappresenta in modo plastico una tendenza sempre più accentuata del giornalismo sportivo italiano. Parlo dell’interesse che rasenta il voyeurismo verso le grandi del nostro calcio e, in modo inversamente proporzionale, quello sempre più blando verso le piccole. Questo meccanismo, classico, logico e naturale, considerando i numeri e i famigerati “bacini d’utenza”, negli ultimi tempi ha raggiunto un livello esasperato. Sulle TV sportive nazionali (es. Sky Sport 24 e Mediaset) ci sono finanche 2-3 inviati che vivisezionano le giornate di Juventus, Inter, Milan, Roma, Napoli. Inviati che producono un tipo di narrazione più vicina a quella di un addetto stampa “esterno” che a quella di un cronista. Per tutte le altre, eccezion fatta per le squadre/giocatori del momento (tipo Atalanta, Quagliarella-Samp o Sassuolo-di-De-Zerbi quando le cose andavano bene) e per quelle che hanno interessi-legami editoriali (vedi pagina della Gazzetta sul Toro di Cairo), il nulla o quasi.
La cosa più grave del “Caso Andreazzoli” non è tanto la mancanza di interesse per motivi editoriali-commerciali, ma lo scarso coinvolgimento e passione, dell’intera categoria presente allo Stadium, verso la materia in esame: il calcio.
Come avviene per gli allenatori, anche i giornalisti sportivi dovrebbero nutrire un interesse naturale verso l’aggiornamento e la conoscenza. Scoprire nuovi personaggi, capire le mosse tattiche, conoscere maggiormente alcuni giocatori, raccontare storie diverse dalle dichiarazioni di Allegri su CR7 o su Dybala (parlo di Juventus perché è successo allo Stadium, ma la cosa potrebbe tranquillamente riproporsi in altri contesti). Al di là del dover o meno scrivere un pezzo sull’analisi di Andreazzoli – solitamente, nei giornali, l’intervista dell’allenatore della piccola squadra che gioca e perde contro la grande di turno, viene confinata in un colonnino di 15/20 righe – penso che dovrebbe essere l’indole stessa dei giornalisti, la curiosità, nonché l’amore per il proprio mestiere, a farli rimanere in sala stampa per ascoltare le parole dell’allenatore di turno.
Sarebbe interessante proporre una specie di quizzone su allenatori, giocatori e partite a tutti i giornalisti sportivi. Una specie di test per capire il livello di conoscenza e cultura calcistica generale a chi segue e racconta, per mestiere, la Serie A.
Domande tipo: chi sono stati i 3 allenatori dell’Udinese in qesta stagione, da chi è composta la difesa titolare della Samp o quella del Parma, quali squadre ha allenato in carriera De Zerbi. Domande di questo tipo. Sono sicuro che in molti faticherebbero a raggiungere la sufficienza. In compenso, però, potrebbero aggiornarci sul ristorante preferito di Mertens, sul barbiere di fiducia di Brozovic o sulla situazione sentimentale di Suso. Deriva.