I dati sulla pirateria in Italia sono in continua crescita: a metà stagione 2018/19 di Serie A si è arrivati a un +50% rispetto all’anno precedente, con oltre 64.000 eventi live “piratati”. Un danno clamoroso e tangibile per chi, come Sky e DAZN, ha deciso di investire decine di milioni di euro sui diritti della Serie A, salvando, di fatto, i conti della maggior parte dei club.

Durante l’evento “Il Foglio a San Siro – Un altro modo di raccontare lo sport”, è intervenuto l’AD della Lega Calcio, Luigi De Siervo, che ha lanciato ancora una volta l’allarme sulla pirateria.

“La pirateria non è un gioco. Su Amazon vengono vendute le magliette con scritto “Pezzotto”, è considerato un gioco. La pirateria è un reato, in Inghilterra ci sono state condanne vere. In Italia ci sono due milioni di pirati, non c’è stato controllo né ci sono state limitazioni. La pirateria danneggia il nostro calcio. Penso agli investimenti di player come Sky, mentre c’è chi guarda serie tv e film gratuitamente, oltre al calcio. Inoltre, la pirateria è controllata dalla criminalità organizzata. Inutile che il nostro calcio si lamenti di non poter comprare campioni o rinnovare gli stadi: i primi colpevoli siamo noi e i pirati. Sembra diventato un gioco ma quando i nostri club faticano a essere competitivi con gli altri i tifosi devono sapere che è colpa anche della pirateria”.

Queste le mie considerazioni su questo tema così delicato.

  • La pirateria è un reato che danneggia economicamente le società che investono in Italia, dando lavoro a centinaia (migliaia, con l’indotto) di persone. Come tale va perseguito attraverso leggi, indagini, pene e sanzioni.
  • Giusto che anche la Lega Calcio denunci la situazione, anche se il compito principale resta dei soggetti direttamente coinvolti e danneggiati (Sky, DAZN)
  • Detto questo, la mancata crescita del nostro calcio, drammaticamente in ritardo sul resto d’Europa in ottica “differenziazione dei ricavi”, non può essere imputato alla pirateria. In questi ultimi 10-12 anni i club italiani sono stati ricoperti di oro dalle TV e solo in rarissimi casi hanno agito in modo virtuoso per migliorare le strutture, sviluppare il settore giovanile, il marketing e adeguarsi ai tempi.
  • In altre parole, la pirateria non può essere un alibi “postumo” per i club italiani, incapaci in oltre 10 anni di creare un sistema virtuoso e di esportare il marchio Serie A in giro per il mondo.

Lascia un commento

Scrivi il tuo commento!
Digita il tuo nome qui