Questa previsione è una tra quelle contenute nella relazione “Il mercato televisivo in Italia: 2018-2020 – L’effetto Netflix“, elaborato da ITMedia Consulting, società diretta da Augusto Preta. Una vero e proprio vademecum sugli scenari nel mondo TV e media (termini sempre meno indistinguibili, come vedremo).
Il primo dato da sottolineare è l’addio al Free-to-Air come modalità di accesso primaria ai contenuti televisivi. Ciò è legato all’esplosione della Pay-TV che passerà dall’attuale 42% di fine 2018 al 55% delle famiglie italiane. Se per anni, sopratutto con la lotta Sky vs Mediaset Premium, si è ritenuto che in Italia il mercato delle Pay-Tv avesse una barriera fisiologica di 5 milioni di abbonati, l’esplosione del mercato VOD (Video On Demand), con abbonamenti a costi contenuti (vedi Netflix, DAZN, ecc.) ha radicalmente cambiato le prospettive.
Molto significativi i dati relativi all’evoluzione della pay-Tv con i relativi sviluppi tecnologici legati al VOD. ITMedia Consulting prevede, infatti, che all’interno della fetta Pay-TV, la parte broadband raggiungerà nel 2020 una quota del 61%, erodendo quote di mercato a tutte le altre piattaforme. Da segnalare che ancora nel 2017 il broadband era la terza piattaforma e nel giro di tre anni diventerà la prima.
Secondo ITMedia Consulting, “nel 2020 Mediaset, Rai e Sky si spartiranno meno dell’84% del mercato televisivo totale, cedendo quote consistenti dei ricavi agli altri operatori e scendendo per la prima volta nella storia sotto il muro anche psicologico del 90%“.
Tutto questo non significa che la cara e vecchia TV sarà soppiantata da altri device, anzi. La TV, al pari della radio, ha saputo evolversi nel corso di questi anni, adattandosi agli scenari tecnologici e sociali.
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