Entro 2-3 anni Internet diventerà la fonte primaria di accesso a quella che una volta si chiamava televisione. La Broadband-TV (servizi televisivi via internet come Netflix, Amazon TV, ecc.) raggiungerà il 61% nel mondo pay-tv, erodendo quote di mercato a tutte le altre piattaforme. Rai, Mediaset e Sky si spartiranno meno dell’84% del mercato televisivo totale, scendendo per la prima volta nella storia sotto il muro psicologico del 90%.
(Augusto Preta – ItMedia Consulting)
Questa previsione è una tra quelle contenute nella relazione “Il mercato televisivo in Italia: 2018-2020 – L’effetto Netflix“, elaborato da ITMedia Consulting, società diretta da Augusto Preta. Una vero e proprio vademecum sugli scenari nel mondo TV e media (termini sempre meno indistinguibili, come vedremo).
Il primo dato da sottolineare è l’addio al Free-to-Air come modalità di accesso primaria ai contenuti televisivi. Ciò è legato all’esplosione della Pay-TV che passerà dall’attuale 42% di fine 2018 al 55% delle famiglie italiane. Se per anni, sopratutto con la lotta Sky vs Mediaset Premium, si è ritenuto che in Italia il mercato delle Pay-Tv avesse una barriera fisiologica di 5 milioni di abbonati, l’esplosione del mercato VOD (Video On Demand), con abbonamenti a costi contenuti (vedi Netflix, DAZN, ecc.) ha radicalmente cambiato le prospettive.
Molto significativi i dati relativi all’evoluzione della pay-Tv con i relativi sviluppi tecnologici legati al VOD. ITMedia Consulting prevede, infatti, che all’interno della fetta Pay-TV, la parte broadband raggiungerà nel 2020 una quota del 61%, erodendo quote di mercato a tutte le altre piattaforme. Da segnalare che ancora nel 2017 il broadband era la terza piattaforma e nel giro di tre anni diventerà la prima.


Secondo ITMedia Consulting, “nel 2020 Mediaset, Rai e Sky si spartiranno meno dell’84% del mercato televisivo totale, cedendo quote consistenti dei ricavi agli altri operatori e scendendo per la prima volta nella storia sotto il muro anche psicologico del 90%“.
Tutto questo non significa che la cara e vecchia TV sarà soppiantata da altri device, anzi. La TV, al pari della radio, ha saputo evolversi nel corso di questi anni, adattandosi agli scenari tecnologici e sociali.
Siamo nell’era dell’autocomunicazione di massa: da spettatori passivi siamo diventati comunicatori attivi. Quello di cui non si è tenuto conto è che i vecchi media non sono stati a guardare. Proprio la TV si è trasformata, prima attraverso la pay-TV, poi con l’on-demand, diventando un mezzo molto più interattivo, fino a far sì che tutti i programmi non siano più push, cioè spinti dall’emittente verso lo spettatore, ma pull, cioè attratti dallo stesso utente che si crea il proprio palinsesto personale, rendendo inutile la distinzione tra vecchi e nuovi media: si tratta invece di media evoluti.
(Mauro Ferraresi – Sociologo da “Economy – Il business magazine di Mondadori”)
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