La gestione dei diritti sportivi, l’utilizzo dei filmati nei social e la necessità di aumentare la fan base: il caso del tennis
LA STORIA
Alexandra Eala ha vissuto la settimana più importante della sua carriera tennistica a marzo, durante l’Open di Miami.
Lì infatti ha battuto tre campionesse del Grande Slam – Jelena Ostapenko, Madison Keys e Iga Świątek – arrivando fino alla semifinale, dove ha comunque impegnato severamente la finalista degli US Open 2024 Jessica Pegula.
Eala ha 19 anni ed ha fatto la storia del tennis delle Filippine, il suo Paese.
Ancor più sorprendente è stata poi la rapidità con cui è diventata una star, anche su YouTube, nella rubrica “Rally the World”, la serie curata dalla WTA in cui viene data la possibilità alle giocatrici di esprimersi e di raccontarsi, lanciata come parte del tanto criticato rebrand avviato a fine febbraio (soprattutto per la parte grafica, alquanto confusionaria).
Quella di Eala è sicuramente una storia affascinante, degna di essere raccontata e mostrata, perché portatrice di tanti valori (riscatto sociale, l’impegno, la fatica per “arrivare”, ecc).
Oggi però ci chiediamo CHI può raccontare quella storia e, soprattutto, CHI può condividere sui social le immagini che immortalano le gesta di Eala.

Nel mondo dello sport, la battaglia per i diritti televisivi è uno dei campi più strategici e redditizi. Il tennis, con la sua struttura globale e un calendario ricco di eventi di alto livello, è un esempio emblematico di come i diritti TV siano diventati il cuore economico del sistema. Ma nell’era digitale, il rapporto tra la protezione di questi diritti e la condivisione dei contenuti sui social network sta generando tensioni e nuovi modelli di sperimentazione.
Sì, perché c’è un problema di diritti e del difficile equilibrio che può esserci tra chi possiede quei diritti per trasmettere le immagini e distribuirli su tutti i media, e chi quei diritti non li ha, ma vorrebbe comunque “raccontare” quello sport, come gli youtuber, influencer, utenti social in genere o….i tennisti stessi (!).
E poi c’è quella “necessità” per lo sport moderno di coinvolgere gli spettatori, tramite i nuovi canali social, e soprattutto di allargare la cosiddetta “fan base” che, appunto, incontra dei limiti.
Vediamo quali.
ATLETI, SOCIAL MEDIA E DIRITTI TV UFFICIALI
La gestione del delicato equilibrio tra contenuti ufficiali e non ufficiali – e il modo in cui vengono stipulati gli accordi, che decidono cosa possa essere lasciato alla libera diffusione o meno – sono al centro del futuro di molti sport che puntano ad aumentare la propria popolarità sfruttando tutti i media, anche del tennis, di cui oggi ci occupiamo.
Quando alla numero 3 del mondo Coco Gauff, star tanto sul campo che su TikTok, è stato chiesto cosa voleva che la WTA migliorasse a livello di comunicazione, questa ha risposto: le clip, i pacchetti di highlights, i meme e altri media che i giocatori e i fan creano, separati dalla produzione ufficiale del circuito o dai detentori dei diritti.
“Ovviamente sono una persona che sta molto sui social. Molto più su TikTok e seguo anche quello che stanno facendo molti altri sport. So che la WTA ha un piano in atto… mi hanno chiesto un feedback e questa è stata la cosa principale che ho notato”, ha detto Gauff in una conferenza stampa a Indian Wells.
Quale miglior testimonial di un atleta? Ma l’atleta può pubblicare quello che vuole?

IL VALORE DEI DIRITTI TV NEL TENNIS E LA LORO PROTEZIONE
Prima di provare a dare una risposta all’ultima domanda, ci dobbiamo soffermare su un aspetto forse scontato (ma d’attualità…): i diritti di trasmissione delle partite hanno un valore e sono profumatamente pagati dalle televisioni.
Il discorso non è nuovo su questo sito ed emerge ciclicamente quando si va a toccare l’annosa questione della trasmissione degli eventi in chiaro, problematica su cui l’amico Wenner Gatta, tramite Ultra SloMo, ci tiene costantemente informati.
I broadcaster, ovviamente, vogliono e devono far fruttare il proprio investimento economico.
In Italia, con una sapiente mossa di mercato, nel 2023, Sky Sport si è aggiudicata i diritti di trasmissione ATP e WTA (oltre alla Coppa Davis i cui diritti sono ora scaduti andranno in esclusiva su Supertennis) per una cifra stimata in 12 milioni di euro l’anno (fonte Sport e Finanza). Sicuramente un affare, vista la successiva esplosione di questo sport in Italia.
Pensiamo però al valore di questi diritti nel mercato USA:
– ESPN pagherà 2,04 miliardi di dollari per trasmettere gli US Open fino al 2037;
– Warner Bros. Discovery, nel giugno 2024, ha firmato un accordo da 650 milioni di dollari in 10 anni per trasmettere il Roland Garros.
– l’accordo degli organizzatori di Wimbledon con le reti ABC ed ESPN arriverebbe a 52,5 milioni di dollari all’anno a partire dal 2024 (secondo SP Global).
– per i tornei ATP e WTA 1.000 c’è Tennis Channel (non si sono reperiti i costi dei diritti), oppure, per guardare solo i tornei maschili, i fan possono abbonarsi a Tennis TV, il servizio di streaming gestito da ATP Media (la WTA ha una propria piattaforma WTA TV, ma non opera negli Stati Uniti).
Sono solo alcuni esempi, utili a capire quanto questi diritti siano centrali per l’ecosistema finanziario del tennis: i ricavi TV, insieme alla vendita dei biglietti e alle sponsorizzazioni, costituiscono i tre pilastri con cui i tornei di tennis fanno soldi.
Ma sicuramente i diritti mediatici rappresentano la fetta più grande del guadagno.
Ciò significa che il loro valore richiede protezione, con la conseguenza che si debbono porre delle restrizioni alla loro diffusione per evitare che vengano “sviliti”.
COME PROTEGGERE I DIRITTI TV NELL’ERA DELLA VIRALITÀ
La protezione dei diritti TV richiede un mix tra strumenti legali e soluzioni tecnologiche. Le federazioni e i broadcaster si affidano a team legali per far rispettare i contratti e a piattaforme di monitoraggio che individuano in tempo reale contenuti piratati o condivisi illegalmente.
Tuttavia, la lotta alla pirateria online è una corsa continua.
E nel mezzo si trova il pubblico: una generazione abituata alla condivisione, alla velocità, al contenuto breve e spettacolare.
I diritti vanno tutelati, ma con modelli più agili, che valorizzino anche la viralità come asset, non solo come rischio (vero Serie A?).
I TENNISTI POSSONO CONDIVIDERE FILMATI CHE LI RIGUARDANO?
Qual’è uno dei principali limiti al desiderio di Gauff di avere più contenuti social?
I giocatori, che creano il prodotto per il quale i broadcaster pagano così tanto, non possono nemmeno condividere filmati di sé stessi durante le partite.
Per molti tennisti, i social media rappresentano un canale fondamentale per costruire il proprio brand personale, coinvolgere i fan e attrarre sponsor.
Questo ha creato una situazione paradossale: l’atleta è il protagonista, ma non sempre può condividere il proprio successo o un colpo spettacolare eseguito durante un torneo.

Daria Kasatkina, che gestisce “What The Vlog“, un canale YouTube che offre ai fan uno spaccato della vita nel tour, ha criticato il fatto che non si possano condividere i filmati delle partite: “Si tratta di qualcosa che è successo magari due settimane fa, in più, sono io. Dannazione, sono io che gioco la partita e ora non posso usare il filmato di me stessa”.
Sull’argomento, un portavoce della United States Tennis Association (USTA) ha dichiarato: “Le nostre partnership televisive sono vitali per la crescita e il successo degli US Open e del gioco del tennis in molti modi. Sono la via attraverso la quale gli US Open vengono visti da centinaia di milioni di fan in tutto il mondo ogni anno. Comprendiamo l’universo in evoluzione dei contenuti condivisi dai giocatori e dai fan e sosteniamo i desideri degli atleti di promuoversi. Valutiamo costantemente come possiamo apportare modifiche e miglioramenti in queste aree per massimizzare la promozione e la crescita del nostro sport, garantendo al contempo che gli accordi con i nostri partner e il loro materiale protetto da copyright siano tutelati“.
Si tratta a ben vedere di dichiarazioni fin troppo “istituzionali” che però confermano la delicatezza di questo aspetto cruciale.
VARI MODI DI ATTRARRE IL PUBBLICO: L’INNOVAZIONE PER AGGIRARE IL PROBLEMA
Se allora non si possono usare -legittimamente – le immagini perché protette da diritti contrattuali, in tanti hanno cercato modi alternativi per superare l’ostacolo.
Un Grande Slam ha persino aggirato i propri accordi di trasmissione per attirare un pubblico più ampio. A gennaio infatti, l’Australian Open ha mostrato le partite gratuitamente in diretta sul suo canale YouTube, ma invece del filmato della partita vera e propria, ha utilizzato personaggi animati, simili a un videogioco. È stato un successo, con gli spettatori che sono passati da un numero di 246.542 in sei giorni per la versione più semplice proposta nel 2024 a 1.796.338 nello stesso periodo di quest’anno.
Innovare il modo in cui il tennis viene trasmesso non è facile in uno sport con un pubblico spesso tradizionalista, però questo è pur sempre un tentativo valido.
Personalmente l’ho trovato poco interessante, ma evidentemente ha quanto meno suscitato curiosità.
C’è poi il caso di Overtime, una società di media rivolta agli appassionati di sport della Gen Z, che concentra maggiormente il proprio operato su NFL e NBA e afferma di raggiungere un pubblico di oltre 100 milioni di persone.
L’ATP Tour ha recentemente siglato una partnership con loro per la creazione di contenuti destinati ai social media. Si mira a contenuti diversi dall’azione di gioco, ma utili a far conoscere i vari Jannik Sinner o Carlos Alcaraz, a far empatizzare i fan con “le persone” e non solo con i campioni di tennis.
Questo tipo di clip sono utili per catturare quei fan che non hanno familiarità con il tennis e i suoi protagonisti, ma il più delle volte i contratti dei titolari dei diritti sono scritti in modo così restrittivo da limitarne la diffusione da parte di terzi.
LA POSIZIONE PIU’ APERTA DELLA WTA
La WTA si è comunque distinta per una maggiore “permissività”, finalizzata sempre ad attrarre nuovo pubblico.
Ha infatti introdotto “Inside the Tour“, una serie di video progettata per emulare la popolarità dei vlog dei giocatori come quello di Kasatkina, sul proprio canale YouTube.
Inoltre ha incentivato le tenniste, come Coco Gauff, ad utilizzare i social media per creare una connessione con i fan al di fuori del campo.
La stessa Kasatkina ha detto che la WTA è stata più permissiva nel farle condividere i filmati delle partite.
Sul punto, Marina Storti, amministratore delegato di WTA Ventures, il braccio commerciale del tour, ha dichiarato, in un’intervista a febbraio 2024, che “ciò che le giocatrici possono e non possono condividere sarà un punto di discussione nelle future negoziazioni sui diritti“.
È chiaro che vi è consapevolezza del problema e c’è una precisa volontà di trovare una soluzione che contemperi i vari interessi in gioco.
Come verrà affrontato a livello contrattuale questa tematica lo vedremo nel prossimo futuro.
CONCLUSIONE
Il tennis, come tanti altri sport, si trova a un crocevia cruciale: da un lato la necessità di proteggere un business miliardario fondato sui diritti TV, dall’altro l’urgenza di evolvere, sperimentare, aprirsi alla viralità e alla cultura digitale. La sfida sarà trovare un equilibrio tra esclusività e condivisione, tra proprietà del contenuto e passione dei fan.
Solo così si potrà restare competitivi non solo sui campi, ma anche nel cuore delle nuove generazioni.
Matteo Zaccaria | Coltiva la passione per tutti gli sport (tranne il cricket, che rimane un mistero), ma non ne pratica neanche uno (!). Avvocato vicentino, ma non “magna gati”. Appassionato del racconto sportivo in tutte le sue forme. Ritiene che se ti svegli nel cuore della notte per guardare una finale NBA, o hai una passione, o un problema, oppure entrambe le cose!
“Mi piace guardare lo sport in Tv. Contrariamente ai film non sai mai come va a finire” (Michael Douglas).