Con l’arrivo di Liberty Media, la Formula 1 ha decisamente cambiato pelle: una nuova filosofia di business, un utilizzo più massiccio dei social, un’apertura decisa al mercato a stelle e strisce, con una precisa strategia comunicativa (vedi Drive to Survive) e un aumento dei gran premi, con un occhio di riguardo a quelli da disputare negli Stati Uniti.
Sicuramente la novità più destabilizzante degli ultimi tempi è stata l’introduzione del Gran Premio di Las Vegas, dove la F1 è ritornata lo scorso anno, dopo un paio di uscite nei primi anni ottanta, in cui le auto avevano sfrecciato sul non proprio entusiasmante circuito disegnato all’epoca nel parcheggio del Caesar Palace…
Ma tornando al presente: quanto la F1 aveva bisogno di Las Vegas e quanto, invece, la Città del Peccato (“Sin City”) necessitava di un nuovo evento?
IL CIRCUITO: UNA VETRINA PER I CASINÒ
Iniziamo subito con il dire che, dal punto di vista tecnico, la gara non offre spunti particolari: il circuito si dipana tra le strade della città e passa per la mitica Strip, costeggiando gli hotel più famosi.
Lo stesso Max Verstappen non si è trattenuto quando si è trattato di condividere i suoi pensieri sulla qualità complessiva della gara sul circuito cittadino di 3,8 miglia: “Lo scenario sarà fantastico, ma il layout in sé non è dei più emozionanti…”, ha detto il campione del mondo in carica, che ha notato come la gara sia “99% spettacolo e 1% evento sportivo”.
Si tratta più che altro di una vetrina planetaria per le luci dei vari casinò, perché dal punto di vista sportivo il primo gran premio corso nel 2023 è stato costellato di problemi logistici (tombini che si staccavano dalla strada) e tecnici (difficile gestione degli pneumatici per via delle temperature particolarmente basse, disputa delle Libere2 a porte chiuse, ridicoli rimborsi ai fans..).
Con un contratto di 10 anni per correre a Sin City fino al 2032 e una spesa stimata di 500 milioni di dollari per la creazione di un paddock permanente, le intenzioni della F1 sono chiarissime.
“Non credo che avremmo costruito l’edificio e investito così tanto, se non ci fossero dei piani a lungo termine“, ha detto a Front Office Sports Emily Prazer, chief commercial officer del GP di Las Vegas, “quando il Gran Premio sarà finito, il paddock rimarrà la casa della Formula 1 in Nord America, afferma Prazer, con un negozio di merchandising aperto tutto l’anno e varie esperienze per i fan”.
Però poi diciamocelo: Las Vegas non è e non potrà mai essere paragonata ai circuiti storici, di cui non ha il fascino, né il valore tecnico.
Quindi, venendo alla prima domanda: lo sport motoristico non ha forse bisogno di un gran premio tra i vialoni di LV, ma sicuramente Liberty Media vuole giovarsi della spinta promozionale che solo uno spettacolo di grande richiamo nella città del peccato può dare.
LE MONOPOSTO SULLA STRIP: UN AFFARE COLOSSALE
Un rapporto pubblicato dalla contea di Clark, nel Nevada, sul GP di Las Vegas del 2023 mostra come l’impatto economico totale della spesa per l’evento sia stata incredibile: 884 milioni di dollari per 3 giorni di evento.
Ma questo dato è sola la punta dell’iceberg rispetto a ciò che ha significato la prima gara di Formula 1 a Las Vegas in 41 anni per la città.
Quale sarà stato l’impatto sui residenti e sulle imprese locali? Ne è valsa la pena? I risultati delineati in questo documento ufficiale sono interessanti.
Secondo il rapporto, i visitatori del GP di Las Vegas 2023 hanno speso 3,6 volte di più rispetto al tipico visitatore di Las Vegas. La durata media del soggiorno è stata di 4,1 notti e sono stati spesi più di 4.100 dollari per viaggio. Sono 1.000 dollari a notte e il totale non include nemmeno il prezzo dei biglietti per la gara.
Per il GP di Las Vegas sono stati spesi quasi 88 milioni di dollari in infrastrutture pubbliche che hanno ingenerato quasi 2.200 nuovi posti di lavoro. Si stima che, in generale, l’evento abbia portato in dote alla città quasi 5.100 posti di lavoro aggiuntivi, guardando anche a tutto il personale poi necessario per gestire le varie attività collegate alla corsa.
La gara ha generato 77 milioni di dollari in tasse statali e locali: si tratta del più ingente gettito fiscale rispetto a ogni altro evento nella storia di Las Vegas.
Il GP di Las Vegas 2023 si è svolto il 19 novembre: quel giorno l’aeroporto internazionale Harry Reid (LAS) era il 2° aeroporto più trafficato degli Stati Uniti con 2.197 voli. Per la prima volta nella storia di Las Vegas un Boeing 747-800 (uno degli aerei commerciali più grandi mai costruito negli Stati Uniti) ha operato al LAS per supportare le operazioni cargo del GP di Las Vegas.
Insomma, per la città del Nevada è stato sicuramente un vero e proprio affare, tanto che lo stesso ente del turismo (Las Vegas Convention and Visitors Authority – LVCVA), a luglio 2024, ha stipulato un accordo di partnership pubblicitaria con la Formula 1 (12 milioni di dollari per 15 gp in due anni) per promuovere la città.
ONORI E ONERI: I “PROBLEMI, PROBLEMI….” (cit.)
Le attività di costruzione e di preparazione legate alla gara hanno avuto un forte impatto per i residenti. La Commissione regionale dei trasporti ha dovuto infatti gestire costanti cambiamenti alle configurazioni delle strade urbane che hanno comportato tutta una serie di code e ritardi nella circolazione urbana, fino a un’ora più del solito (a LV il traffico è già un problema serio, tanto che Tesla ha creato una serie di gallerie sotterranee per permettere ai propri utenti di evitare la costante congestione della viabilità).
I disagi locali sono stati così grandi che Greg Maffei, presidente e amministratore delegato di Liberty Media, si è dovuto scusare pubblicamente con i residenti per i gravi disagi arrecati, tranquillizzandoli sul fatto che la Strip non verrà riasfaltata ogni anno e, quindi, già a partire dal 2024, i fastidi dovrebbero essere più contenuti.
Anche i tifosi non sono stati del tutto unanimi nel lodare la gara: due studi hanno infatti intentato un’azione legale contro gli organizzatori della gara per conto di 35.000 tifosi, che hanno potuto guardare un totale di soli 8 minuti di prove, a causa del famoso “problema ai tombini”.
A fronte infatti di costi per i biglietti astronomici, l’organizzazione aveva cercato di rimborsare i tifosi penalizzati dall’annullamento delle prove libere con un voucher da 200 dollari, scatenando le ire dei facoltosi fans.
Ma la situazione dei tombini è solo uno dei tanti richiami contenuti in questo rapporto che dovranno essere affrontati per garantire il successo del GP di Las Vegas negli anni a venire. Vi sono tanti altri aspetti di tipo logistico che hanno lasciato a desiderare nel 2023, legati principalmente a una caratteristica singolare dell’organizzazione di questo gran premio.
Per la prima volta infatti Liberty Media non si è affidata ai promoter locali, ma si è accollata interamente tutto il carico dell’organizzazione del gran premio, con una operazione inedita e rischiosa, e questo perché:
- Las Vegas è vicina al loro quartier generale di Denver
- ciò l’aiuta a capire meglio il loro “business”
- Las Vegas, come visto sopra, porta entrate a svariati “zeri”
È chiaro e comprensibile quindi che la prima edizione del 2023 possa essere stato anche un banco di prova per la proprietà americana, che avrà testato le proprie capacità di gestione autonoma di un gran premio e, chissà, magari sarà il primo di altri investimenti di questo genere per il futuro.
Stiamo a vedere.
Matteo Zaccaria | Coltiva la passione per tutti gli sport (tranne il cricket, che rimane un mistero), ma non ne pratica neanche uno (!). Avvocato vicentino, ma non “magna gati”. Appassionato del racconto sportivo in tutte le sue forme. Ritiene che se ti svegli nel cuore della notte per guardare una finale NBA, o hai una passione, o un problema, oppure entrambe le cose!
“Mi piace guardare lo sport in Tv. Contrariamente ai film non sai mai come va a finire” (Michael Douglas).