Come regalo per i lettori di Sport in Media, ecco un estratto del capitolo 11.3 di Decoder | Storia decriptata della Pay-Tv sportiva in Italia: “Il marasma dell’estate 2003 – L’avvio di Gioco Calcio”.
In questo capitolo si parla dell’incredibile estate 2003 del calcio italiano, tra ricorsi al TAR, fideiussioni false, cambiamenti di format, ripescaggi, scioperi, proteste dei tifosi e seconda crisi dei diritti televisivi. Da poche settimane, dopo la complicata fusione tra Telepiù e Stream, Sky ha dato il via alle proprie trasmissioni ma stante la contrattazione individuale dei diritti televisivi e la cervellotica legge che impone un tetto del 60% delle squadre ai broadcaster, non potrebbe mandare in onda tutto il campionato (a meno che non sia l’unico operatore su piazza…). A pochi giorni dal via della Serie A 2003-2004 ci sono ancora diverse squadre senza contratto televisivo e c’è il pericolo che il campionato non parta. In Serie B, se possibile, la situazione è ancora più complicata con il format che passa a 24 squadre, dopo il Caso Catania–Martinelli. A poche ore dalla prima partita interviene la politica che riesce a sbloccare la trattativa. I club del Consorzio Pmt non si mettono d’accordo con Sky e decidono di avviare la seconda piattaforma televisiva: si chiamerà Gioco Calcio e avrà una vita molto breve e tormentata.
11.3 IL MARASMA DELL’ESTATE 2003 E L’AVVIO DI GIOCO CALCIO
(…) A 10 giorni dall’inizio della stagione 2003-2004, Brescia, Chievo, Empoli, Modena e Perugia, vale a dire le squadre del Consorzio Pmt-Gioco Calcio, sono decise a chiedere lo slittamento della Serie A. Sampdoria e Ancona, inoltre, non hanno ancora sottoscritto un contratto, ma, visto il limite del 60% già raggiunto da Sky, potrebbero firmare solo con Gioco Calcio (in realtà, la Samp si accorderà con Sky, scatenando ulteriori polemiche sul rispetto del limite). Se possibile, la situazione in Serie B è ancora più confusa, con 16 squadre che alla vigilia del campionato sono ancora senza contratto e un nutrito gruppo di club che chiede le dimissioni di Carraro dopo il pasticcio del campionato a 24. Il problema principale è che Gioco Calcio non ha una struttura commerciale e deve inoltre trovare un accordo con Sky per l’affitto delle frequenze. Il grande tessitore dell’accordo Gioco Calcio-Sky-Club, ancora una volta, è Antonio Matarrese, vice-presidente vicario della Lega Calcio e presidente della stessa Gioco Calcio (il primo presidente è stato Enrico Preziosi). Alcuni presidenti – Campedelli del Chievo e Corioni del Brescia in primis – non scartano l’ipotesi di un accordo in extremis con Sky per la cessione di tutti i diritti della Serie A. In assenza di competitor, infatti, Sky può superare il tetto del 60% e mandare in onda tutte le partite. Alla fine, banalmente, è solo una questione di soldi: se Sky garantisse una cifra superiore ai 46 milioni di euro – vale a dire la somma incassata nella stagione precedente delle squadre Pmt, più le neopromosse Ancona e Sampdoria – Gioco Calcio potrebbe anche defilarsi, evitando di mettere in piedi una struttura – societaria, commerciale e giornalistica – complessa e soprattutto costosa.
Martedì 26 agosto, quattro giorni prima dell’avvio previsto della Serie A, all’hotel Cicerone di Roma (di proprietà del presidente giallorosso Franco Sensi, simpatizzante del movimento anti-big), Antonio Matarrese presenta la piattaforma Gioco Calcio che, tra le altre cose, riceve il beneplacito del mondo politico di centro (Margherita, Ccd-Cdu) e sinistra (Ds), dichiaratamente contrario a Murdoch e al suo possibile monopolio. Matarrese parte da una specie di mission aziendale (“Gioco Calcio è un tentativo di restituire valori etici al calcio, che non può fare a meno delle piccole”), per poi passare ad un più prosaico slogan commerciale: “Juve, Inter, Milan, Lazio e Roma si giocano lo scudetto in trasferta. Il campionato si decide su Gioco Calcio”. Poi, assieme al responsabile Bendoni, annuncia che il costo dell’abbonamento mensile a Gioco Calcio sarà di 30€ (che vanno quindi ad aggiungersi ai 47€ di Sky per il pacchetto Calcio) e che le partite saranno visibili sui quattro canali che la piattaforma Pmt ha preso in affitto da Sky. Peccato, però, che qualche ora più tardi Sky smentisca l’accordo. La distanza nella trattativa tra le due piattaforme, infatti, è molto elevata: Sky chiede 800.000€ più 2€ mensili per ogni abbonato, Gioco Calcio è disposta a pagare 250.000€. Per la seconda volta in pochi giorni – dopo il Decreto Legge che ha dato il via libera al cambiamento di format – deve intervenire il governo, nella persona di Gianni Letta, per mediare tra società e Tv a pagamento. Tom Mockridge si siede al tavolo convinto che i club di Pmt stiano bluffando e che, all’ultimo istante, accetteranno l’offerta di Sky, rinunciando al lancio definitivo di Gioco Calcio. Alcuni club effettivamente sono titubanti, ma alla fine la mediazione politica sblocca ancora una volta la trattativa. La prima giornata di Serie A inizia regolarmente. Gioco Calcio prende il via con le prime tre partite visibili eccezionalmente a tutti gli abbonati di Sky, mentre la decisione sul prezzo che Pmt deve riconoscere alla società a Sky è rimandata all’Antitrust. Il campionato di Serie B, invece, viene rimandato in un primo momento di una settimana – quando si disputeranno solo due incontri e sugli altri campi ci saranno sit-in e proteste delle tifoserie contro l’allargamento a 24 – poi di 10 giorni. Si parte quindi l’11 settembre, ma il numero di promozioni in A sarà deciso solo a stagione in corso: 5 promozioni dirette e uno spareggio tra quart’ultima di A e sesta di B. A causa di questo pastrocchio, a partire dalla stagione 2004-05 la Serie A diventerà a 20 squadre e da quel momento, nonostante le periodiche polemiche sulla scarsa competitività delle ultime due-tre squadre, il format rimarrà tale. Una stabilità legata soprattutto al timore di perdere parte degli introiti dei diritti Tv. Ovviamente.
ESTRATTO LIBRO E COME ACQUISTARLO
Il libro “Decoder | Storia decriptata della Pay-Tv sportiva in Italia. Da Tele+2 a Sky-DAZN, il racconto di 30 anni esageratamente italiani” è disponibile sia in versione e-book che cartacea nello store di Amazon (clicca qui). Tra poche settimane sarà disponibile anche nelle altre librerie online e in quelle fisiche (su ordinazione). Qui sotto potete leggere un ulteriore estratto del libro.
SINOSSI
Decoder, attraverso sport, giornalismo, tecnologia, politica e società, racconta i 30 anni di storia della Pay-Tv sportiva in Italia. Il libro ripercorre in modo dettagliato un periodo di grandi cambiamenti: dalla nascita di Tele+2 a Sky-DAZN, passando per Eurosport, Stream, Gioco Calcio, La7 Cartapiù, Dahlia Tv, Conto Tv, Fox Sports, Mediaset Premium e finendo con uno sguardo verso il futuro targato OTT.
Decoder non è una fredda elencazione di eventi, ma una ricostruzione ragionata, dettagliata, ricca di aneddoti, riletta anche attraverso le parole dei protagonisti e di alcuni grandi osservatori. La Pay-Tv, del resto, ha rivoluzionato totalmente il modo di seguire lo sport, ha determinato la nascita di un rapporto strettissimo tra le stesse televisioni e le leghe/società sportive e ha introdotto diverse novità a livello tecnologico (satellite, interattività, HD, streaming). Lo sviluppo della Pay-Tv sportiva si intreccia inevitabilmente con il percorso trentennale di squadre e di campioni, molto spesso raccontati da alcuni autentici maestri di giornalismo sportivo televisivo: Rino Tommasi, Sergio Tavčar, Dan Peterson, Bruno Pizzul, Aldo Biscardi, Mario Camicia, Massimo Marianella, Sandro Piccinini, Flavio Tranquillo, Fabio Caressa e ancora Gianni Clerici, Mario Cotelli, Federico Buffa, Vittorio Munari, sono solo alcuni dei nomi più noti presenti nel libro.
Ci sarà spazio, infine, per alcune considerazioni legate al linguaggio delle telecronache e al boom della narrazione sportiva. Completano il libro i preziosi interventi di Pietro Nicolodi (Sky Sport) e Massimiliano Ambesi (Eurosport).
INDICE DECODER – STORIA DECRIPTATA PAY-TV SPORTIVA IN ITALIA
Questo l’indice completo del libro: