Nel libro “#siamoquesti – Viaggio tra i paradossi dello sport italiano” vengono analizzati a fondo e vengono individuate le criticità e le problematiche dei 5 elementi che dovrebbero costituire la base di un movimento sportivo virtuoso: cultura sportiva, scuola, pratica, impianti e mezzi d’informazione.
Il primo capitolo è dedicato alla cultura sportiva, un concetto spesso utilizzato in modo astratto o retorico. #siamoquesti prova a definirne i confini e a rendere più concreta la definizione, attraverso casi pratici, storie e numeri. L’ultimo sotto-capitolo (1.5) è incentrato su tre declinazioni di cultura sportiva: cultura della sconfitta, cultura degli alibi e fallimento nello sport.
Ecco un’anticipazione del capitolo 1.5 di #siamoquesti.
1.5 CULTURA DELLA SCONFITTA, ALIBI E FALLIMENTO NELLO SPORT
[…]Questa visione dello sport – se vinci sei un eroe, se non vinci non vali niente – la ritroviamo in modo sempre più massiccio sui social, con tutte le conseguenze del caso, soprattutto a livello di insegnamento verso le nuove generazioni. La schizofrenia nei giudizi e la notevole mancanza di equilibrio nel valutare singoli e squadre non sono fenomeni esclusivi dei social, ma sono ben radicate anche a livello mediatico. Uno degli esempi più significativi degli ultimi anni arriva dai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, disputatisi nell’estate 2021. Dopo i primi giorni tre giorni di gare, l’Italia ha già conquistato nove medaglie (un oro, quattro argenti e quattro bronzi); un andamento che, se confermato, porterebbe la spedizione azzurra a un record assoluto di podi olimpici. Nonostante questo inizio rimarchevole, la Gazzetta dello Sport non nasconde un po’ di delusione per “la sola medaglia d’oro” conquistata fin lì (da Vito Dell’Aquila nel taekwondo). Martedì 27 luglio 2021 la prima pagina della rosea[1], infatti, oltre a dare molto più spazio al “Mercato Bum Bum” – con il brasiliano Kaio Jorge conteso da Juventus e Milan e con l’Inter che punta tutto su Nandez del Cagliari – rispetto alle 4 medaglie olimpiche conquistate dall’Italia il giorno precedente, titola in questo modo: “L’Italia c’è… manca l’oro”. E nella parte finale del catenaccio: “Sono 9 medaglie in 3 giorni, un ritmo record, ma solo un trionfo”. Due giorni più tardi, l’insofferenza per “la sola” medaglia d’oro diventa ancora più palese. La prima pagina della Gazzetta di giovedì 29 luglio 2021[2], infatti, a parte i consueti titoloni sul calciomercato – “Lukaku altro che Chelsea (vuole soltanto vincere con l’Inter)”, con il belga che in quella stagione giocherà con la maglia del… Chelsea, oppure “Colpo del Toro: Pjaca in granata fa felice Juric” – è eloquente: “Non vedo l’oro”, supportato dall’occhiello “Delusioni e nuove occasioni”. Il tutto legato a un’intervista al presidente del CONI Malagò, quasi costretto, suo malgrado, a giustificare il medagliere italiano con “il solo oro”: “I bilanci li faremo alla fine”.
In quei primi giorni di Tokyo 2020, questa incredibile visione del “conta solo la medaglia d’oro” trova spazio anche su altri media. Giovedì 29 luglio, Leonardo Coen su Il Fatto Quotidiano scrive un articolo estremamente critico sulla spedizione azzurra e sulla gestione Malagò. Il titolo è piuttosto chiaro: “Olimpiadi Tokyo: dovevamo stupire il mondo e invece siamo sorpresi per le cocenti sconfitte”[3]. Due giorni dopo, sabato 31 luglio, Giorgio Gandola su La Verità, non solo sostiene che fino a quel momento l’Italia abbia conquistato poche medaglie (…), ma sottolinea come siano state più rilevanti le polemiche e le discussioni in seno alla squadra azzurra: “Per gli azzurri finora poche medaglie ma è record di regolamenti di conti”[4].
Qualche giorno più tardi, tuttavia, titoli e articoli critici per l’assenza di medaglie d’oro spariranno completamente, lasciando spazio ai toni trionfalistici per i successi epocali di Jacobs nei 100 metri, della 4×100 (Jacobs, Tortu, Patta, Desalu), di Tamberi nell’alto e alle splendide vittorie di Stano e Palmisano nella marcia, di Busà nel karate, di Cesarini-Rodini nel canottaggio, di Banti-Tita nella vela e del quartetto Ganna-Milan-Consonni-Lamon dell’inseguimento a squadre nel ciclismo su pista, oltre che a tutti gli altri risultati memorabili (basti citare le medaglie di Vanessa Ferrari e Gregorio Paltrinieri), ottenuti in un’edizione trionfale, chiusa con il record assoluto di medaglie (40). Insomma, un caso di scuola di come il disfattismo, la mancanza di giudizio ed equilibrio, la modesta conoscenza delle dinamiche sportive, oltre che le eventuali inimicizie o antipatie di varia natura, possono essere cancellate inesorabilmente, e in pochissimo tempo, dal giudice unico e supremo dello sport: il campo di gara.
Un’ultima considerazione riguarda la storicità di questo atteggiamento. Non si tratta, infatti, di una deriva culturale degli ultimi anni, resa ancora più evidente dai social e dal ritmo frenetico con cui si consumano contenuti ed eventi sportivi. In realtà, questo atteggiamento di pretendere solo ed esclusivamente la vittoria, è una costante del modo italiano di intendere lo sport di vertice. Ecco quello che scriveva Leo Turrini nell’agosto 2018: “Quando ero ancora bambino un atleta italiano si qualificò per la finale olimpica dei 400 ostacoli in Messico. Si chiamava Roberto Frinolli. Era il 1968. Arrivò ottavo stabilendo un record nazionale destinato a durare la bellezza di 23 anni [battuto nel 1991 da Fabrizio Mori]. Ma un giornale titolò: Frinolli ultimo. Ecco, è passata una vita, ma siamo sempre lì. Al trionfo permanente dell’incultura di stampo calcistico. Quel modo di ragionare che riduce sempre tutto alla vittoria come unico metro di giudizio. (…) Una volta Alberto Tomba, il Fenomeno delle nevi, teneramente mi chiese: ma perché se arrivo secondo nello slalom di Kitzbuhel parlano di delusione? Perché, ero tentato di rispondergli, nelle nostre vite non siamo mai stati in grado di elaborare la cultura della sconfitta. Siamo un popolo che si affida sempre, in qualunque contesto, alla cultura degli alibi. Non impariamo dalle lezioni che riceviamo. E talvolta non ci rendiamo nemmeno conto di mancare di rispetto ai campioni (nemmeno tantissimi) che pure abbiamo. Che tristezza”[5].
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PAGINE E ARTICOLI CITATI NEL CAPITOLO 1.5
[1] https://www.dire.it/wp-content/uploads/2021/07/17-24.jpg
[2] https://www.dire.it/wp-content/uploads/2021/07/17-26.jpg
[3] https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/07/29/olimpiadi-tokyo-dovevamo-stupire-il-mondo-e-invece-siamo-sorpresi-per-le-cocenti-sconfitte/6278014/
[4] https://www.laverita.info/per-gli-azzurri-finora-poche-medaglie-ma-e-record-di-regolamenti-di-conti-2654301138.html
[5] “Tortu, Fede Greg: scusate, ma chi l’ha detto che siano state delle sconfitte?”, QS, 9 agosto 2018
#SIAMOQUESTI | SINOSSI, TEMI E STRUTTURA DEL LIBRO SUI PARADOSSI DELLO SPORT ITALIANO
#siamoquesti è un viaggio inedito nei meandri dello sport italiano. Una trattazione originale in cui si analizzano a fondo pregi e difetti del sistema sportivo italiano e in cui si cercano delle risposte a un quesito apparentemente senza spiegazioni:
Come fa l’Italia a essere una delle nazioni più forti al mondo in tantissimi sport, nonostante gli enormi problemi nel rapporto scuola-sport, malgrado una popolazione tra le più sedentarie al mondo, un’impiantistica inadeguata, una cultura sportiva limitatissima e un sistema mediatico-sportivo più attento a click e interazioni che a divulgazione e racconto?
#siamoquesti prova a rispondere a queste domande attraverso casi concreti, numeri e documenti, analizzando a fondo i 5 ambiti che dovrebbero essere alla base di ogni sistema sportivo virtuoso, approfondendo le dinamiche dello sport d’élite e individuando i motivi alla base di questa competitività, apparentemente inspiegabile.
sinossi #siamoquesti
#siamoquesti prova a rispondere a queste domande attraverso casi concreti, storie, numeri e documenti, analizzando a fondo i 5 ambiti che dovrebbero essere alla base di ogni sistema sportivo virtuoso, approfondendo le dinamiche dello sport d’élite e individuando i motivi alla base di questa competitività, apparentemente inspiegabile.
CULTURA SPORTIVA – Un concetto spesso fumoso o utilizzato in modo retorico che #siamoquesti definisce in modo concreto e multiforme, tra ossessione verso gli arbitri, cultura dell’alibi, cultura della sconfitta, rispetto per gli avversari, conoscenza dello sport in senso lato, doping e hate speech.
PRATICA SPORTIVA – Come si spiegano vittorie e trionfi, in molti casi ottenuti da ragazze e ragazzi sotto i 24 anni, se si prendono in esame gli ultimi dati OCSE che relegano l’Italia all’ultimo posto per attività fisica svolta dai bambini?
SPORT&SCUOLA – Come riesce l’Italia a ottenere dei risultati straordinari in tante discipline sportive, nonostante un sistema scolastico che non ha mai considerato l’educazione fisica/motoria come una materia fondamentale e in cui, in molte Regioni, mancano palestre e strutture adeguate?
IMPIANTI – Come riescono i nostri atleti a primeggiare in così tante discipline malgrado un’impiantistica tendenzialmente carente e obsoleta, se non proprio assente? L’organizzazione e l’eredità dei grandi eventi del passato (…), quelli del futuro e un approfondimento sui casi paradigmatici del ciclismo su pista e del pattinaggio velocità.
MEDIA SPORTIVI – Com’è possibile che l’Italia riesca a sfornare in modo costante campioni e medagliati in sport che non trovano spazio sui principali media, talvolta nemmeno in occasione dei Giochi Olimpici? Come funziona il sistema mediatico-sportivo e come si è evoluto nel corso della storia fino ad arrivare ai giorni nostri?
SPORT D’ÉLITE – Un capitolo interamente dedicato a organizzazione, governance e finanziamento dello sport di vertice in Italia e nel mondo, con focus sulle Federazioni sportive, sui Gruppi Militari e su alcuni casi di successo (Norvegia in primis).
I SEGRETI DEL MIRACOLO SPORTIVO ITALIANO – Il capitolo finale è incentrato sui 5 motivi (+1) alla base dei successi sportivi italiani, nonostante tutte le problematiche evidenziate nei capitoli precedenti.
La versione cartacea di #siamoquesti è formata da 270 pagine, suddivise in 7 capitoli.
Ovviamente viene dato grande spazio all’ambito mediatico-sportivo, con una ricostruzione tra storia, attualità e futuro di un mondo decisivo per la crescita di popolarità dello sport.
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INDICE COMPLETO #SIAMOQUESTI
Ecco l’indice completo del libro:
- LA CULTURA SPORTIVA: COS’È?
1.1 CULTURA SPORTIVA COME ETICA DELLO SPORT E COMPORTAMENTI
1.1.1 AVVERSARI
1.1.2 ARBITRI
1.1.3 HATE SPEECH
1.2 CULTURA SPORTIVA COME INSIEME DELLE COGNIZIONI TECNICHE E SPECIALISTICHE
1.3 CULTURA SPORTIVA COME CONOSCENZA DELLO SPORT IN SENSO LATO
1.4 CULTURA SPORTIVA COME OBBLIGO DI NON USARE ARTIFICI O INGANNI – DOPING E TRUFFE
1.5 CULTURA DELLA SCONFITTA, DEGLI ALIBI E FALLIMENTO NELLO SPORT - LA PRATICA SPORTIVA
2.1 UN PAESE SEDENTARIO
2.2 LO SPORT COME VOLANO PER ECONOMIA E OCCUPAZIONE
2.3 FEDERAZIONI SPORTIVE E TESSERATI
2.4 SOCIETÀ SPORTIVE E ASSOCIAZIONI - IMPIANTI E INFRASTRUTTURE: IL GRANDE PARADOSSO
3.1 IL PARADOSSO DEL CICLISMO SU PISTA E DEL PATTINAGGIO VELOCITÀ
3.2 I GRANDI EVENTI DEL PASSATO…
3.3 …E QUELLI DEL FUTURO: MILANO-CORTINA 2026
3.4 LE INFRASTRUTTURE SPORTIVE: POCHE E DA AMMODERNARE
3.5 L’INDICE TERRITORIALE DI ACCESSIBILITÀ ALLO SPORT - LO SPORT A SCUOLA E IN FAMIGLIA
4.1 SCUOLA ITALIANA: IL CONTESTO
4.2 IL RAPPORTO SPORT-SCUOLA IN ITALIA E IN EUROPA
4.3 INSEGNANTI E MATERIE COLLEGATE
4.4 LICEI SPORTIVI, TALENTI E GENITORI - IL RUOLO FONDAMENTALE DEI MEDIA
5.1 L’EVOLUZIONE STORICA DELL’INFORMAZIONE (SPORTIVA)
5.1.1 I GIORNALI
5.1.2 LA RADIO
5.1.3 LA TV PUBBLICA
5.1.4 LE TV PRIVATE
5.1.5 LE PAY-TV
5.1.6 INTERNET E SOCIAL MEDIA
5.2 LA CRISI DEI GIORNALI E LA QUESTIONE DELLE PRIME PAGINE
5.3 LE TELECRONACHE
5.4 IL CALCIOMERCATO
5.5 DOVE SI INFORMANO GLI ITALIANI OGGI
5.6 CONCLUSIONI - LO SPORT D’ÉLITE IN ITALIA E NEL MONDO
6.1 POPOLARITÀ E COMPETITIVITÀ
TABELLA 1 | MEDAGLIERE TOTALE TOKYO+PECHINO
TABELLA 2 | RAPPORTO MEDAGLIE/POPOLAZIONE
TABELLA 3 | INDICE DI COMPETITIVITÀ OLIMPICA
6.3 IL CASO NORVEGIA
6.4 IL FINANZIAMENTO DELLO SPORT IN ITALIA
6.5 I GRUPPI SPORTIVI MILITARI
6.6 FEDERAZIONI, ELEZIONI E MANDATI PRESIDENZIALI
6.7 IL CASO DEL TENNIS
6.8 GOVERNANCE E FINANZIAMENTO DELLO SPORT NEL MONDO
6.9 CONCLUSIONI - I “SEGRETI” DEL MIRACOLO ITALIANO
7.1 MOTIVI OGGETTIVI, PECULIARI E IMPONDERABILI 242
7.1.1 POSIZIONE E CLIMA
7.1.2 TRADIZIONE E LOCALISMO
7.1.3 ASSOCIAZIONISMO E VOLONTARIATO
7.1.4 PROFESSIONISMO DI STATO
7.1.5 ORGANIZZAZIONE SPORT D’ÉLITE E TECNICI
7.2 L’INGREDIENTE FINALE
7.3 EPILOGO | #SIAMOQUESTI
LEGGI UN ESTRATTO DI #SIAMOQUESTI | IL LIBRO SUI PARADOSSI DELLO SPORT ITALIANO
DOVE ACQUISTARE #SIAMOQUESTI
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