Dove e quando sono nati VAR ed Instant Replay?
Oltreoceano, più di quarant’anni fa.
FOOTBALL AMERICANO | L’INSTANT REPLAY
Art McNally, al vertice degli arbitri di Football americano, decise per la prima volta nel 1976 di testare l’instant replay durante un Monday Night tra Dallas Cowboys e Buffalo Bills.
Tuttavia, i mezzi dell’epoca erano ancora troppo costosi per essere installati in ogni singolo stadio e il sistema richiedeva più telecamere rispetto a quelle utilizzate dai broadcaster americani, cosicché il progetto ideato da Art McNally rimase lettera morta per un paio di stagioni.
Bisogna aspettare il 1978, anno in cui l’instant replay venne testato su scala più ampia durante sette partite di preseason, compresa quella della Hall of Fame tra Philadelphia Eagles e Miami Dolphins.
Ma le prestazioni erano scarse e le chiamate rimanevano inconcludenti dopo lunghissime revisioni, cosicché il progetto si arenò perché i tempi non erano ancora maturi per l’utilizzo per cui era stato pensato, essendo peraltro all’epoca necessarie per ogni incontro un numero spropositato di telecamere (quanto meno 12) rispetto a quelle utilizzate (6 o 7) per ottenere la copertura di tutti gli angoli del gioco.
Il tutto venne così ridotto a icona per altri sette anni, quando venne nuovamente provato in otto partite di preaseason nel 1985, con risultati, questa volta, più che soddisfacenti, al punto che i proprietari delle franchigie decisero di porre ai voti la decisione sulla introduzione dell’instant replay per i playoff della stagione 1985.
Nel sistema dell’epoca un arbitro di replay avrebbe monitorato il segnale di gioco (vedendo il segnale su due monitor da nove pollici) da un box all’interno dello stadio e avrebbe avviato tutte le revisioni, annullando una chiamata solo con “prove visive indiscutibili”.
L’instant replay venne introdotto per una intera stagione nel 1986, durante la quale lo strumento venne utilizzato per 1,6 volte a partita: delle 374 decisioni analizzate all’instant replay, nove su dieci vennero confermate (nel 2019 la percentuale è scesa a circa cinque decisione su dieci).
Durante la prima versione erano verificabili tramite l’instant replay soltanto i fumbles, gli intercetti, la maggior parte dei giochi regolati dalle linee laterali, dalla linea di meta, di fondo, nonché le infrazioni facilmente rilevabili durante un replay.
In questi 35 anni il sistema è stato implementato, spinto da un dibattito che non si è mai sopito, evolvendosi in parallelo con il miglioramento delle riprese: basti pensare che la NFL è passata ai sistemi di revisione ad alta definizione nel 2007, con immagini (all’epoca) cinque volte più nitide rispetto a quelle degli anni precedenti.
Oggi, gli arbitri visualizzano tutti i video relativi a instant replay su tablet cablati e pc portatili.
RUGBY | IL TMO
Il rugby è un’altra disciplina in cui si utilizza non tanto il VAR o l’Instant Replay, ma il TMO (Television Match Official), a cui si può ricorrere nel momento in cui si debba verificare se una squadra abbia realizzato o meno una meta, ovvero quando l’abbia realizzata nonostante la precedente commissione di un fallo professionale, oppure ancora se il giocatore che abbia realizzato la meta sia parzialmente o totalmente uscito dalle linee laterali del campo prima di oltrepassare la linea di meta avversaria, ovvero infine per accertare se un giocatore sia riuscito o meno a calciare il pallone correttamente tra i pali in caso di un calcio piazzato, un calcio di trasformazione o un drop.
Anche nel rugby si assiste a una continua evoluzione dell’utilizzo del TMO, tant’è che in occasione del prossimo Super Rugby Aotearoa (competizione professionistica di rugby organizzata dalla Federazione neozelandese) verrà sperimentato il TMO a “chiamata” che i capitani potranno chiamare solo negli ultimi cinque minuti di partita (per evitare di spezzettare troppo un incontro), ma in presenza di ben precise condizioni: la chiamata deve avvenire entro e non oltre i dieci secondi successivi all’accadimento del fatto, dovendo il capitano nel contempo fornire informazioni specifiche all’arbitro in merito all’aspetto del gioco che vorrebbe fosse revisionato; la chiamata non potrà essere utilizzata per interrompere un’azione avversaria che si genera da una rimessa laterale veloce o da una ripartenza con un calcio per sé stessi; ma, soprattutto l’errore deve essere “chiaro e ovvio”.
E proprio in occasione dell’attuale Torneo Sei Nazioni in Francia che si è concluso questo fine settimana gli organi di stampa sportiva hanno posto in rilievo un paio di problemi strutturali del TMO: il primo, vale a dire l’estrema flessibilità della definizione di errore “chiaro e ovvio” che può determinare un cortocircuito allorquando vi sia una difformità di visione tra l’arbitro e il TMO; il secondo, invece, che rappresenta il principale ostacolo di questi strumenti tecnologici durante incontri trasmessi in diretta tv, vale a dire il rischio che il gioco rimanga fermo troppo a lungo, com’è successo, ad esempio, durante l’incontro Francia-Galles in occasione del quale il gioco è rimasto fermo per ben 15 minuti (nel corso dell’intera gara) a seguito dell’intervento in più occasioni del TMO.
TENNIS | HAWK-EYE ED ELECTRONIC LINE CALLING
Ma lo sport nel quale, a mio avviso, nel corso degli anni lo strumento tecnologico ha preso sempre più piede fino (quasi) a snaturare il ruolo dell’arbitro è senz’altro il tennis.
L’Hawk-Eye (cioè l’Occhio di falco) è stato testato nel 2005 (guarda caso sempre negli Stati Uniti) ed ha esordito nella Hopman Cup del 2006, mentre furono gli US Open del 2006 il primo torneo del Grande Slam che fecero da battesimo a questo nuovo strumento tecnologico.
Per i non addetti ai lavori (ma se siete arrivati a leggere l’articolo fino a qui non lo siete di certo!) questo sistema è in grado di accertare se la palla è caduta dentro o fuori dal campo utilizzando le immagini di almeno quattro telecamere posizionate in diversi angoli del campo da gioco.
Peraltro, tale sistema non viene utilizzato solo nel tennis, ma nel calcio, nel cricket, nel baseball, nell’hockey su ghiaccio e su pista, nel badminton, nello snooker e in altre competizioni sportive.
Fino al marzo 2008 ATP, WTA gli organizzatori dei quattro tornei del Grande Slam utilizzavano regole diverse sulla possibilità di impiegare l’occhio di falco: dal marzo 2008 in poi, invece, le predette federazioni hanno uniformato il sistema con le regole attuali che prevedono tre chiamate errate per set per ogni giocatore alle quali se ne aggiunge una in caso di tie-break.
Durante le Next Gen Atp Finals del 2017 di Milano è stato lanciato il sistema Hawk Eye Live associato all’Electronic Line Calling su tutte le linee del campo, così da evitare per la prima volta nella storia del tennis durante il match la presenza dei giudici di linea (9 nei tornei maggiori), le cui chiamate sono state sostituite da una voce registrata elettronica.
In pratica, ogni incontro è stato disputato solo in presenza del giudice di sedia.
Principalmente a causa dell’attuale emergenza pandemica, questo sistema è stato impiegato negli US Open del 2020 (in tutti i campi, a eccezione dei due principali, dove sono stati mantenuti i giudici di linea), mentre all’Australian Open del 2021 questa soluzione è stata utilizzata per la prima volta in tutti i campi, come peraltro si sta verificando in occasione del Master 1000 di Miami in corso di svolgimento.
È davvero singolare che un sistema tecnologico nato per supportare e coadiuvare (in maniera più o meno penetrante) gli ufficiali di gara nella direzione dell’incontro rischi di sostituire gli stessi ufficiali di gara.
Quanto tempo dovrà ancora passare prima di vedere il giudice di sedia nel tennis sostituito da una voce computerizzata che scandisce il punteggio punto dopo punto?
Che sia il tennis il primo sport che si giocherà (non senza arbitri, perché c’è già il curling, ma) con arbitri virtuali?
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”.