Delle riprese della palla ovale me ne ero occupato in occasione della Coppa del Mondo disputatasi lo scorso autunno in Francia (leggi QUI), un’edizione dotata di un camera plan di assoluto riguardo.
E così, nelle settimane successive ho iniziato per puro caso a seguire sui social con particolare attenzione un giovane professionista specializzato in un tipo peculiare di riprese delle partite con la palla ovale.
Un privilegio, pertanto, è stato questa settimana avere avuto l’opportunità di chiacchierare con lui.
Andrea Scialpi, trent’enne nato a Padova, è cresciuto in un ambiente in cui era familiare avere tra le mani fotocamere e telecamere, e si è avvicinato a quella che sarebbe poi diventata la sua professione, cioè quella di operatore di ripresa, per un motivo decisamente curioso:
“Avevo 15 anni e una fidanzata a Firenze e dovevo trovare il modo per acquistare i biglietti del treno per raggiungerla. I miei genitori mi proposero pertanto un lavoro retribuito, vale a dire quello di tirare i cavi per alcune produzioni televisive curate da M.S. Network, la società di famiglia specializzata in produzioni televisive e satellitari. Ho iniziato così con la manovalanza, sotto le istruzioni di mio padre, il cui lavoro mi aveva sempre affascinato fin da bambino grazie alle foto scattate per professione in giro per tutto il mondo. Dopo di che, sono passato a controllare le camere più semplici, fino a proporre qualche anno fa ai miei genitori un’idea che mi passava per la testa e in cui credevo: le riprese delle partite di rugby con un gimbal in movimento a bordo campo”.
Un qualcosa di possibile grazie alla capillare copertura delle partite di rugby da parte di M.S. Network:
“Si tratta di uno sport seguito con grande passione in famiglia, tant’è vero che mio padre è stato uno dei fondatori della squadra old del CUS Padova, gli AmaTori, mia mamma un’enciclopedia che conosce tutti i giocatori e una serie di infiniti aneddoti, mio fratello ha giocato a lungo con la palla ovale, mentre il sottoscritto è da quasi 15 anni che si occupa di riprese del rubgy. Uno sport che cerchiamo di coprire quasi a 360 gradi, curando, tra gli altri, la produzione televisiva degli incontri del Campionato Elite e delle partite che si disputano in Italia della URC (la United Rugby Championship), che, attualmente, vengono riprese da 2 camere alte, 4 TMO a bordo campo posizionate ai 4 angoli e allineate alla linea dei 5 metri, una 90 gradi e una a bordo campo mobile, che da capitolato dovrebbe essere a spalla ma noi facciamo con il Ronin sul gimbal che utilizzo”.
E qual è stata l’innovazione introdotta da Andrea?
“Quella di riprendere in corsa lungo la linea laterale le azioni della partita. E’ stata una vera e propria scommessa, tanto è vero che un collega, prima della prima partita in cui mi presentai con la mia attrezzatura da movie maker venne da me e mi disse “Scialpino, se porti a casa sta cosa qua, Ti faccio una statua!”. Sono stato molto fortunato perché in occasione della prima partita (Zebre Parma-Leinster in data 12 marzo 2021) ci sono state tante azioni in prossimità del lato in cui correvo, avendo anche avuto la possibilità di seguire per intero, e da vicino, un’azione poi trasformatasi in meta. Quando ho sentito in cuffia il regista esultare per il tipo di ripresa che avevo realizzato la soddisfazione è stata rilevante. Una ripresa di cui si è anche parlato in un podcast curato da chi organizzava quella che oggi è la URC e dal di lì c’è stata la prima esplosione sui social”.
Immagino si tratti di una modalità di ripresa impegnativa anche sotto l’aspetto fisico:
“Sì, Wenner, Te lo confermo, anche se la mia fortuna è che i giocatori sono costretti a rallentare la corsa dovendo continuamente schivarsi tra di loro. Quando invece un atleta è lanciato in velocità, lo sforzo è rilevante, dovendo stare attento non solo alla corsa, ma anche a mantenere centrata la ripresa, oltre, naturalmente, a non essere di intralcio ai rugbysti, la mia preoccupazione principale, nonostante i calci che ogni tanto prendo o le tacchettate sugli stinchi! Il tutto portando a spasso una Sony FX 30 montata su di un gimbal, un Ronin marca DJI, per un peso complessivo di 6-6,5 chilogrammi. Pensa, Wenner, che io odio correre, ma mi alleno tre volte la settimana come un pazzo, perché è talmente grande la soddisfazione di riuscire a fare queste riprese, che mi alleno appositamente per fare questo lavoro, che mi sta portando un sacco di soddisfazioni. Ultimamente, ad esempio, alcuni giocatori che vengono dall’estero mi riconoscono e prima della partita scambiano quattro chiacchiere con me. Un’ulteriore soddisfazione”.
Ma Andrea, di intuizione, in realtà, ne ha avuto un’altra, grazie a una serie di riscontri ricevuti proprio sui propri canali social:
“Un sacco di persone erano incuriosite dal modo in cui realizzo questa ripresa, un interesse manifestatomi anche del social media manager della URC che mi ha chiesto materiale del backstage da condividere. Ho deciso pertanto di montare una insta 360 sul gimbal in modo da riprendermi mentre faccio il mio lavoro. Una cosa banale, che, però, a quanto pare, piace al pubblico. Di recente durante una partita interna della Benetton, mi hanno fatto indossare nel primo tempo come bodycam una gopro: purtroppo il gioco durante la prima frazione non è stato così spettacolare da mettere in risalto le immagini provenienti dalla bodycam che indossavo”.
Nonostante i clamori della ribalta, tuttavia, Andrea mi dimostra di non avere perso il contatto con la realtà, e, soprattutto, con le proprie origini:
“Mi rendo conto di attirare molte attenzioni, occupandomi una telecamera speciale. Molti mi definiscono il miglior cameraman che riprende il rugby, anche se non mi considero affatto tale. Mi piace sempre ricordare che ci sono tanti miei colleghi che con le telecamere tradizionali fanno un super lavoro e, molto spesso, non vengono valorizzati come il sottoscritto. Sembra facile il loro lavoro, ma così non è, e, purtroppo, non hanno la visibilità che ho io”.
Come non dar ragione ad Andrea, che ha dimostrato una grande sensibilità oltre a un passione smisurata per quello che adesso è diventato il suo lavoro per cui è famoso (per ora) in tutta l’Europa del rugby che conta.
Grazie Andrea, ad maiora.
Anche il Tuo nome è annotato nel mio personalissimo cartellino.
Stay tuned!
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