Dopo la chiacchierata con chi ai Giochi Olimpici invernali si è occupato del ruolo di VAR, ho avuto il privilegio, prima ancora che il piacere, di dialogare con uno dei tantissimi cameraman che hanno quotidianamente lavorato in Cina per oltre due settimane al fine di permettere a noi telepcsportdipendenti di non perdere nemmeno un minuto dell’edizione numero 25 delle Olimpiadi invernali.
È Claudio Fontanel che mi racconta della sua esperienza a Pechino, più precisamente presso il centro nazionale di scivolamento di Yanqing, situato nella zona montuosa dello Xiaohaituo a circa 74 km a nord-ovest della Capitale cinese, località che ha ospitato i cosiddetti sport da budello definizione che raggruppa, dal tipo di pista utilizzato per le gare di bob, skeleton e slittino.
Oggi giorno si occupa prevalentemente di riprese per i campionati di calcio di serie A e B.
Da oltre venti anni Claudio svolge l’attività di operatore di ripresa sempre in ambito sportivo, seguendo dapprima le carovane di SuperBike, Ferrari Challenge e tanto altri eventi legati al mondo delle due e quattro ruote, dopo di che, da 11 anni a questa parte, alcune tappe di Coppa del mondo di sci alpino maschile e femminile, di sci di fondo (tra cui anche il Tour De Ski) e di combinata nordica, partecipando per una stagione anche alle varie tappe della coppa del mondo di bob (maschile e femminile), mondiali inclusi.
Un pedigree di tutto rispetto, dunque, quello di Claudio, che nel suo curriculum annovera già altre due partecipazioni a olimpiadi invernali oltre a quelle di Pechino (sempre come operatore di ripresa delle gare di slittino, skeleton e bob), facendo parte del team guidato da Nello Isola.
Anche quest’anno la squadra che ha garantito le riprese delle gare da budello era tutta italiana, diretta però da Marco Billi.
Claudio faceva parte di questo team, con un impegno lavorativo che si estendeva durante l’intera giornata (“Purtroppo vista la situazione del COVID, non avevamo possibilità di fare altro, che partire dall’hotel con il BUS ed arrivare sul posto di lavoro, rientrare in Hotel e rimanerci fino al giorno successivo, senza avere la possibilità di uscire”), riprendendo tutte le discipline, i vari training, le prove cronometrate e, ovviamente, tutte le gare.
Gli chiedo come si prepara un cameraman per un evento di questa portata: “La preparazione, Wenner, più che altro riguarda l’aspetto psicofisico, e certamente quello tecnico professionale di ognuno di noi, non è da meno, dico questo perché non è facile sopportare certe situazioni climatiche avverse, per un così lungo periodo, con temperature rigidissime lungo tutta la giornata.”
Ma cosa faceva esattamente Claudio? “Ero uno dei tre operatori dotati di una camera mobile RF (cioè a radio frequenze: n.d.r.) in partenza che produceva immagini sia per la diretta sia per il contenitore”.
Mi spiega in proposito Claudio che era “in costante collegamento con la regia, e con gli operatori EVS per produrre dieci minuti di immagini, da consegnare ogni fine sessione di prove libere, prove cronometrate e gare, ai vari network, i quali avendo acquistato i diritti dell’evento in diretta, potevano usufruire di un pacchetto di immagini registrate, da integrare in post produzione, per i loro servizi”.
In questa Olimpiade il ruolo di Claudio era relegato nell’area dietro le quinte, posizione che gli ha permesso di notare alcuni dettagli che non aveva mai visto in precedenza, in quanto durante i precedenti giochi olimpici era impegnato lungo il tracciato: “Ero nel cosiddetto park fermé (cioè il parco chiuso n.d.r.) dove i tecnici e atleti con i loro slittini o bob, apportavano modifiche e preparavano i loro attrezzi per la competizione. La cosa interessante per tanti aspetti, e che non conoscevo dal punto di vista tecnico e procedurale, era la preparazione degli stessi mezzi, legata a regolamenti ferrei con relativi e costanti controlli dei giudici di gara. Nelle edizioni precedenti ero lungo il tracciato, quindi di queste procedure tecniche non ne ero a conoscenza”.
E dalla sua “postazione” ha avuto anche la possibilità di assistere a talune scene che non sono andate in onda: “Come, ad esempio, l’allenatore della squadra ucraina di slittino femminile che dava le caramelle ai giudici, dopo avere controllato la temperatura dei pattini dello slittino delle sue atlete con il loro termometro ufficiale. Oppure i vari tecnici ed allenatori delle squadre che sventolavano con pezzi di cartone sui pattini per tenere bassa la temperatura nei limiti consentiti dal regolamento, e quindi c’era un momento dove tutte le squadre sventolavano sui patti e controllavano costantemente la temperatura, prima con i loro strumenti e poi con quelli dei giudici”.
Ma la scena che più lo ha impressionato è stato ciò che ha visto dietro le quinte del bob a 4: “C’era una situazione di carica energetica a livello indescrivibile, prima di entrare in partenza gli atleti si caricavano dandosi pacche sui caschi, urlando, girando su e giù nell’area delimitata a loro, come dei felini in gabbia pronti per sbranare il primo che gli capitava a tiro, alcuni aspiravano da boccette un qualcosa prima di partire: ho chiesto a un tecnico cosa fosse. Ammoniaca”.
Tre settimane che sono volate, al termine delle quali Claudio ha portato con sé tante cose: “Sicuramente l’aspetto umano è sempre quello che fa da padrone, i colleghi, i volontari, la gente del posto con i quali abbiamo condiviso gli spazi di lavoro, ti lasciano sempre delle curiosità da approfondire, e da metterle via nel tuo bagaglio professionale. Il lavoro stesso, mi ha arricchito riguardo le varie discipline tecniche e le loro procedure, dal primo all’ultimo giorno di gare. La forza e la passione di curare le immagini per ogni squadra, con la stessa importanza ed attenzione, senza lasciare nessuno escluso per dare rilevanza e visibilità anche agli ultimi. Mi ritengo fortunato per avere ancora una volta partecipato e vissuto un’esperienza così intensa e carica di emotività, con tutti i suoi pro e contro per la situazione cui stiamo vivendo da qualche anno a questa parte, ma che non ha assolutamente ostacolato la voglia e la determinazione di portare a termine il nostro obiettivo, e di mantenere lo standard qualitativo il più alto possibile, per onorare gli atleti che vi hanno partecipano, e gli spettatori che hanno avuto la possibilità di vedere le immagini nei loro rispettivi paesi”.
Grazie Claudio, non solo per la disponibilità manifestata in questa chiacchierata, ma anche per aver contribuito assieme a centinaia di altri tecnici a far entrare nelle nostre case l’evento sportivo più affascinante che l’uomo è stato in grado di creare.
Appuntamento a Cortina tra quatto anni? “Lo spero vivamente, per il momento non ho nessuna conferma, sicuramente se sarò convocato, la mia partecipazione verrà confermata non prima del 2025. Chissà, potrebbe essere l’ultima Olimpiade, mi dispiacerebbe non poter partecipare ad un evento così importante nel mio paese”.
Noi Te lo auguriamo.
Ad maiora.
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”. Da marzo 2021 cura settimanalmente sulle pagine di Sport In Media la rubrica “Ultra Slow Mo” dove cerca di raccontare ciò che non si vede dello sport in TV.Durante i giochi olimpici invernali di Pechino 2022 ha invece pubblicato quotidianamente sempre sulle pagine di Sport in Media la rubrica #undòujiāngdaPechino.