Sapete cosa sono le bambole Daruma? Probabilmente, a parte qualche appassionato di arte giapponese, la stragrande maggioranza dei lettori lo ignora. Si tratta di bambole votive di terracotta, rotonde, dallo sguardo a dire il vero un po’ inquietante che raffigurano Bodhidharma, il primo fondatore dello Zen. Hanno una caratteristica che le rende uniche: non cadono mai. Se le urtate iniziano a ruotare su stesse e poi riconquistano la posizione originale. Delle ercoline sempre-in-piedi- ante litteram visto che la loro invenzione si perde nella notte dei tempi. Alle bambole Daruma si è ispirato Hirofumi Daimatsu, soprannominato il “Diavolo”, l’allenatore di pallavolo che ha creato una squadra di volley, “Le streghe d’Oriente”, il cui racconto è al centro dell’omonimo docufilm disponibile su Sky Documentaries e on demand. Le “Streghe” altro non erano che un gruppo di operaie di una industria tessile di Osaka che a fine anni ’50 finito di lavorare, giocavano a volley. Quella squadra si evolvette nella Nazionale del Giappone e vinse i Mondiali del ’62 in Unione Sovietica e le Olimpiadi del ’64 a Tokyo, le prime in cui il volley era disciplina ufficiale. Il Diavolo si ispirò alle bambole Daruma perché insegnò loro una tecnica di difesa che si basava su un movimento rotatorio (il kaiten reshibu) che portava le giocatrici e ricevere le schiacciate altrui (le altre squadre, soprattutto quella sovietica erano composte da ragazze ben più potenti e dotate fisicamente) rotolando su se stesse in modo da poter essere pronte ad un’ulteriore ricezione senza rialzarsi. Come le bambole Daruma, appunto.
STREGHE D’ORIENTE – IL TRAILER
Questione di ispirazione. E per gli spettatori occidentali assistere alle “Streghe” è una imperdibile occasione per comprendere qual è stata l’ispirazione che ha creato quell’animus e quelle scelte estetiche che hanno dato vita a manga sportivi capaci di influenzare intere generazioni: “Mila e Shiro” soprattutto ma prima “Attack, n. 1” e poi “Haiku, l’asso dl volley” già nel terzo millennio. Nonché da dove arrivano quei volti deformati dalla furia e da una determinazione superumana cui quei cartoni ci avevano abituati, comprese quelle corse a spaventoso perdifiato verso una porta avversaria che saliva all’orizzonte come il sole all’alba in “Holly e Benji”. Quei volti deformati dallo sforzo sono gli stessi che le Streghe, quelle vere, mostravano in campo (magari un po’ meno con bocca storta). Così come è loro la demoniaca determinazione che da loro il Diavolo esigeva. E il regista, quel Julien Faraut che già aveva deliziato occhi e cuore degli sportivi con “L’impero della perfezione” dedicato a John McEnroe (vedi), narra la storia delle Streghe facendo in modo che le magnifiche immagini d’archivio si trasformino in quei cartoni, evidenziando la loro contiguità di forma e contenuto. E mettendoci pure l’amato e delicatissimo replay, quello che aveva permesso di entrare non solo nella meccanica ma pure nell’anima di SuperMac.
“Le streghe d’Oriente” non va visto di sera, quando la stanchezza incombe. Va gustato di giorno quando accettare il ritmo lento della narrazione è più facile. Lo stesso ritmo con cui le Streghe, riprese oggi, mangiano il loro sushi ricordando quei giorni lontani. Faraut è un mago. Bello farsi conquistare dai suoi incantesimi visuali.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Ha pubblicato a giugno 2023 il libro “Chi ha rapito Roger Federer?” (Absolutely Free).
Collabora con il quotidiano Domani, cura per Sport in Media la rubrica “La Nuca di McKinley” e durante i Mondiali di calcio 2022 ha realizzato la video-rubrica “Qatarinfrangenze“.
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