Può SportinMedia esimersi di affrontare lo spinoso tema dello sport nell’evento più mediatico (che termine vecchio…) e social che esista in Italia? Certo che no, dunque eccoci.
In ogni edizione del Festival di Sanremo lo sport fa capolino. Più o meno direttamente. Ci fu anche un’occasione unica in cui compì un passo indietro: quando, eravamo nel 1988, Alberto Tomba doveva disputare la seconda manche del gigante olimpico a Calgary esattamente mentre il Festival era in corso. Vinse ovviamente e fu il caso unico di un evento sportivo che trascinò il dato d’ascolto complessivo dello show: davanti al video c’erano 22 milioni di persone. Poi ci furono la Bianchedi e le altre fiorettiste azzurre, la Pellegrini, Ibra che vestì i panni del conduttore e duettò con il compianto Mihaijlovic, Djokovic, Berrettini and family più molti altri. Ma la partecipazione dei Paola Egonu alla serata di giovedì ha rappresentato uno spartiacque che potrebbe avere conseguenze nel futuro.
Perché la pallavolista italiana ha accettato con una nonchalance degna di miglior causa di sottoporsi al rito del monologo (concordo con chi dice che si tratti di un format ormai superato, comunque) sporcandosi mani e piedi su un terreno di dibattito politico e sociale scivoloso e divisivo. O che almeno tale non dovrebbe essere ma lo è.
Paola Egonu a Sanremo è stata influencer, giornalista e forse anche un po’ attrice in misura assai più convincente di altre e di altri
Egonu non ha sbagliato un solo registro del suo intervento, forse spingendosi anche oltre i limiti che si era posta (il concetto di gratitudine scritto sul pallone regalato ad Amadeus: infatti qualcuno lo ha subito interpretato come un tentativo a priori di allontanare da sé le accuse di ingratitudine verso l’Italia che ovviamente sono saltate fuori lo stesso) e con una padronanza del ruolo che le monologhiste precedenti se la sognano. È stata quasi perfettamente televisiva e dunque convincente. E diretta. A cercare un precedente si potrebbe trovare il Roberto Baggio che si era espresso anni fa sul suo rapporto con il buddismo, la vittoria e la sconfitta nella vita: ma in quel caso eravamo ancora di fronte allo sportivo che parlava d’altro partendo dalla sua esperienza. Giovedi quel ruolo è stato superato: Egonu era soprattutto una cittadina che incidentalmente pratica attività sportiva e che è connotata soprattutto dal suo essere cittadina più che dal suo essere sportiva. E dato che tutto quanto succede su quel palco ha riverberi fino a Saturno ecco che l’importanza dell’evento può non sfuggire a nessuno.
E poi che soddisfazione vederla parlare con i tempi giusti magari dovendo lottare con la lingua che si attorciglia e trasforma un singolare in plurale o viceversa ma he volete che sia. Paola è stata influencer, giornalista e forse anche un po’ attrice in misura assai più convincente di altre e di altri. Fatto di cui chi è appassionato di sport (e di cittadinanze) non dovrebbe che essere gioioso.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Ha pubblicato a giugno 2023 il libro “Chi ha rapito Roger Federer?” (Absolutely Free).
Collabora con il quotidiano Domani, cura per Sport in Media la rubrica “La Nuca di McKinley” e durante i Mondiali di calcio 2022 ha realizzato la video-rubrica “Qatarinfrangenze“.
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