La prima stagione di DAZN nelle vesti di gruppo detentore di tutte le partite di Serie A volge al termine. La rete ha retto poco e male all’impatto del campionato trasmesso in streaming, la partnership con Tim è finita in un continuo nascondere sotto il tappeto il litigio perché la succitata rete, per l’appunto, si è rivelata assai meno performante di quanto creduto o sperato; le trattative con Sky per riportare l’app Dazn su SkyQ e contemporaneamente accendere due canali nel menu dello sport sono ripartite. Mai DAZN ha dato segni amichevoli nei confronti dell’utente: le preoccupazioni del gruppo continuano a essere legate alla resa non soddisfacente dell’investimento enorme compiuto l’estate scorsa (la doppia utenza, la pirateria…) ma quella sgradevole sensazione di considerare l’abbonato un numero e stop non l’ha mai superata.
Tuttavia c’è un uomo che invece ha contribuito in modo potente a fare di DAZN se non proprio una casa almeno una stanza dove il calciofilo può e deve avere accesso: e quest’uomo è Luca Marelli. Il “consulente arbitrale” del gruppo, colui che arbitra i match in tempo reale pur non essendo in campo, un uomo per i più senza volto che emette sentenze volanti con parole misurate, una voce che ricorda quella di Jahvè nei “Dieci Comandamenti” di Cecil B. De Mille, quando consegnava le tavole della legge a Mosè.
Lui è un mistico, si erge a ricevitore delle invettive altrui (ormai celebri quelle dell’atalantino Umberto Marino dopo Atalanta-Juve), non cede allo scontro, si totemizza da solo. Non cede agli atteggiamenti dello show televisivo, non gigioneggia come il sempiterno Graziano Cesari, ha un eloquio più asciutto di Tiziano Pieri, ha più dimestichezza dei talent di Sky nel cogliere gli attimi da commentare. Proprio per tutto questo è inviso a moltissimi ma è anche l’unico (a parte il debordante, ma per natura non per finzione, Pierluigi Pardo) che innesca il confronto fra appassionati la mattina dopo al bar: concetto vetusto, me ne rendo conto, ma sempre meglio immaginare persone che parlano davanti ad un caffè che isolati troll furibondi nei confronti di chiunque e con gli occhi puntati verso lo schermo di un computer.
Marelli è la banalità dell’arbitro e delle regole, non certo del male, per fortuna sua e nostra.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Recensisce in stile sportivo libri non sportivi per la newsletter “Lo Slalom”.