Il rischio di dover raccontare cosa succede in tv quando la tv (visibile su tutti i devices possibili e immaginabili) racconta lo sport è sempre uno: quello di non tenere presente che chi ci lavora, in tv, deve fare i conti con problemi e situazioni contingenti e magari improvvise di cui il telespettatore non può avere contezza. Invece assistendo alla diretta della finale di Champions fra Liverpool e Real, sabato sera su Canale 5, un occhio attento qualcosa, di quanto stava dietro alla diretta, avrebbe potuto cogliere.
L’inizio posticipato del match avrebbe posto in ambasce chiunque. Un conto è prendere la linea e, dopo qualche minuto di espressioni enfatiche acchiappa-pubblico, partire con il commento della diretta. Questo è un giochino da ragazzi. Altra questione è ritrovarsi di colpo con almeno mezz’ora di vuoto da riempire. E qui è cascato l’asino. Il telecronista Massimo Callegari ha dovuto arrampicarsi sugli specchi e lo ha fatto in primis con un accorgimento sulle prime esilarante e che poi ha suscitato molta com-passione (patire con) nel telespettatore. Con l’ausilio del volenteroso Cravero ha rallentato il suo eloquio in misura via via più accentuata, fino a farlo diventare un commento tantrico, laddove l’orgasmo non arriva mai. Qualcosa di simile all’esilarante supereroe-bradipo creato da Lillo Petrolo.
Il problema però è stato che palesemente non era stato predisposto alcun paracadute redazionale (dei servizi freddi, per dire) grazie ai quali la faticosa ricerca del piacere del telecronista avrebbe potuto trovare requie. I poveri Callegari e Cravero si sono così trovati a vivere i quaranta minuti più faticosi della loro esistenza. Anche perché, è qui la mancanza è stata ancora più grave, il cuore della questione era fuori dallo stadio dove, incredibilmente (a pensarci ancora è impossibile farsene una ragione) migliaia di tifosi del Liverpool si accalcavano per tentare di entrare allo Stade de France. Spettatori regolari a quanto è dato sapete, muniti di regolare biglietto, non clandestini. Lì bisognava andare, magari con telecamera volante e zainetto, per documentare quella che da sconfortante esempio di disorganizzazione poteva trasformarsi in tragedia.
Possibile non sia stato possibile? Evidentemente sì. Forse l’investimento di Mediaset sull’evento è stato, diciamo così, ridotto, e la telecamera non c’era. Alzi la mano chi, guardando quelle poche immagini rubate sui tifosi del Reds in coda, non ha pensato all’Heysel. Ha scritto bene Heny Winter sul “Times”: “Solo la pazienza dei tifosi del Liverpool ha evitato una tragedia”. Ragion di più per ritenere che documentare ciò che stava succedendo fuori dallo Stade de France sarebbe stato obbligatorio, oltre che un grosso favore per le corde vocali di Cravero e Callegari. Invece il bordocampista stava come da contratto a bordo campo, di quanto succedeva a pochi metri non sapeva nulla e fuori non c’era nessuno.
La realtà ha questo maledetto vizio di essere più fantasiosa di chi la racconta, o almeno ci prova. Qualche volta però bisognerebbe essere più pronti a confrontarsi con questa fantasia.
PS A proposito di fatti che stanno dietro o fuori. Grandioso Vincenzo Nibali intervistato su Rai 2 dopo la crono finale del Giro. “Ringrazio tutti i tifosi che in questi anni mi hanno supportato stando dietro al televisore”. Buon per lo Squalo che c’era anche qualcuno davanti se no in pochi avrebbero potuto godere delle sue imprese. Son facezie.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Recensisce in stile sportivo libri non sportivi per la newsletter “Lo Slalom”.
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