Ci sono tre aspetti che vale la pena considerare in merito alla versione televisiva degli Internazionali d’Italia di tennis, in corso in questi giorni. Due hanno un nome e un cognome: il terzo è più globale. Partiamo da quest’ultimo.
Della copertura che dell’evento danno le tv (e non solo loro per la verità) che ne detengono i diritti (Sky per il maschile e SuperTennis per il femminile con Mediaset che su Italia 1 e Canale 20 trasmette ogni giorno un match in chiaro) colpisce l’assoluta discrepanza tra l’immagine dell’evento che viene comunicata e le testimonianze che invece, soprattutto tramite i social, gli spettatori comuni forniscono della loro partecipazione all’evento. Detto in estrema sintesi: in un’edizione resa complicatissima da gestire a causa delle condizioni meteo secondo chi il torneo lo racconta è quasi tutto bellissimo. Il torneo che è diventato extra large, i marmi del Pietrangeli, la passerella che unisce la zona giocatori al Centrale (che non è stata creata per arricchire lo spettatore di una qualunque esperienza ma solo perché i giocatori detestavano trasferirsi da una zona all’altra dell’area open air con il rischio di vedersi chiedere un selfie o un autografo), gli alberi di Monte Mario, i campi che reggono all’impatto della pioggia etc etc. Secondo moltissimi acquirenti di biglietto le cose vanno diversamente e non solo perché c’è sempre una percentuale di spettatori che ha ridire su come viene organizzato un evento: ma perché il Foro può rivelarsi inospitale per chi, ad esempio, abbia esigenze fisiologiche da espletare. Ora: Supertennis è un canale di proprietà federale dunque non ci si può meravigliare che il suo ruolo sia soprattutto quello di dare lustro all’evento. Qualche sopracciglio può muoversi per tutti gli altri. Che, per quanto partner loro stessi del torneo, magari avrebbero potuto o potrebbero anche vagamente segnalare che non tutto rose e fiori. Per dire: nella finale di Champions League dell’anno scorso migliaia di tifosi del Liverpool sono rimasti fuori dai cancello dello Stade de France per un caos-biglietti: vi immaginate cosa sarebbe successo se i telecronisti o chi per loro avessero ignorato o minimizzato la notizia? Al Foro non è successo nulla del genere, per carità. Ma un minimo di controcanto non fa mai male, in nessuna occasione.
Il secondo aspetto da prendere in considerazione fa Ljubicic di cognome e Ivan di nome. Il supertalent di Sky, già numero 3 del mondo e per anni coach di Roger Federer. Ljubicic è probabilmente il miglior talent oggi in circolazione. Per averne contezza paragonate l’efficacia di ogni sua singola valutazione (mai banale o scontata: mai) con quella di un qualunque talent di DAZN (solo perché sono la metà di mille, non per altro) e scoprirete che intanto Ivan usa poche parole e a proposito: e poi che quello che dice non è mai frutto di uno slancio emotivo ma di una conoscenza profondissima dell’argomento. Un limite c’è: spesso l’intonazione è monocorde, a parità di Ivan la sua voce somiglia a volte più a quella di Drago (“Io ti spiezzo in due”) che non a quella di un grande ex tennista. Ma su questo ci si può lavorare. Intanto ascoltare il tennis spiegato da lui è un’occasione imperdibile.
Anche il terzo aspetto ha un nome, Melissa, e un cognome: Satta. E qui arrivano le note dolenti. La show girl (che per Sky è alla guida anche “Goal Deejay”) conduce “Tennis Deejay” con Stefano Meloccaro. E la domanda è una sola: ma come parla? Sorvoliamo sul fatto che spesso legge il gobbo o qualcosa del genere e diamole al contempo atto che non sbaglia i cognomi dei giocatori, che è già tantissimo. Ma quando deve esprimersi a briglia sciolta è palese che la sua conoscenza tennistica non è, diciamo, quella di Ljubicic. E pure questo sarebbe il meno visto che, come diceva un saggio, non è necessario saper andare a cavallo per parlare di ippica. Il punto è che come dice quello che dice: con una intonazione milanesiarda pesante, una cantilena che evoca più l’Hollywood (la discoteca) che non un programma televisivo. Ma una persona che in tv lavora non dovrebbe curare soprattutto uno dei primi strumenti di comunicazione di cui dispone, la postura vocale, oltre all’outfit? Risposta: Sì, dovrebbe.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Ha pubblicato a giugno 2023 il libro “Chi ha rapito Roger Federer?” (Absolutely Free).
Collabora con il quotidiano Domani, cura per Sport in Media la rubrica “La Nuca di McKinley” e durante i Mondiali di calcio 2022 ha realizzato la video-rubrica “Qatarinfrangenze“.
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