Il duello fra fiction pura e docu-fiction a volte sortisce effetti pregevoli. Il confronto in questione è ormai all’ordine del giorno: basti pensare al fatto che sul caso Elisa Claps sono disponibili contemporaneamente una fiction (Rai e Raiplay) e una docu-fiction (“Dove nessuno guarda”) peraltro derivata da un podcast dell’ottimo Pablo Trincia, su Sky. Terreni che nemmeno troppo tempo fa sarebbero stati considerati sovrapponibili e che invece oggi si integrano, rimandano l’uno all’altro anche e soprattutto rivolgendosi a settori di pubblico differente.
Il caso di “On the Line-Richard, il segreto delle sorelle Williams” (disponibile su Sky on demand) è ancora più particolare. Girato dal regista Stuart McCave arriva un paio d’anni dopo il pluripremiato film “Una famiglia vincente” con Will Smith nei panni di Richard. L’effetto è a tratti straniante: le ambientazioni sono le stesse (il campo da tennis di Compton, Los Angeles, delimitato da una rete metallica con le auto che sfrecciano a pochi metri e i ragazzi di una gang che osservano gli allenamenti), il pullmino con cui Richard accompagna le ragazze, l’accademia di Rick Macci. Ma c’è una differenza fondamentale: il docufilm affonda la lama nella storia in modo quasi doloroso, senza nulla cedere alla melassa hollywoodiana. Richard appare per ciò che è: un uomo anziano, vittima di due ictus, che in gioventù ha vissuto sulla sua pelle in senso letterale gli effetti del più bieco razzismo della Louisiana. Un uomo che ringrazia quei ragazzi della gang per aver protetto lui e le sue figlie dalle altre gang che si davano battaglia nei paraggi. Le sue rughe dicono dell’avventura delle sorelle Williams più di quanto ogni fiction potrebbe fare. La rottura che le Williams hanno rappresentato nel tennis mondiale qui non ha nulla di romantico. Il tutto non è asservito all’ennesima celebrazione dell’american way of life, china cui il film più o meno indulgeva. Qui sono i volti veri e le parole vere a testimoniare la strettissima connessione fra padre e figlie, i fischi con cui il pubblico di Indian Wells ricoprì Serena nella finale contro Kim Cljisters nel 2001 dopo che Venus si era ritirata in semifinale pochi minuti prima dell’inizio (rinfocolando il sospetto che quando le due sorelle giocavano l’una conto l’altra fosse Richard a decidere chi dovesse vincere) sono i fischi veri. La sofferenza che si coglie deriva da una storia eterna di segregazione ed è sofferenza vera. Trapassa lo schermo e arriva negli occhi di chi delle sorelle si era magari solo occupato per le treccioline di Venus, i vestitini di Serena o la velocità del servizio di entrambe.
La violenza della frattura nella storia tennistica di cui le Williams sono state autrici non è mai stata così chiara e così potente. E il tennis passa quasi in secondo piano, limitandosi a essere il campo su cui si è giocata una partita molto più dura e di tutt’altro segno. L’evangelica frase “la verità vi farà liberi” mai è stato cosi appropriata: non c’è fiction che possa trasmettere il senso profondo delle cose come la ruga sul volto triste di un uomo seduto su una sedia in una stanza vuota che racconta la sua storia.
PIERO VALESIO | È stato critico televisivo del quotidiano Tuttosport per oltre vent’anni. Come inviato ha seguito Olimpiadi, grandi eventi di calcio, tennis, Formula 1, Motomondiale e sport invernali. Dal 2016 al 2020 ha diretto il canale televisivo Supertennis e ha curato la comunicazione degli Internazionali d’Italia. Ha tenuto e tiene corsi di giornalismo e di comunicazione sportiva. Nel 2015 ha vinto il Premio Coni per la narrativa inedita con il racconto “Marcialonga Blues”. Ha scritto libri per grandi (“E vissero felici e lontani” con Antonella Piperno, Perrone editore) e piccini (“Cronache di Befa”, Biancoenero edizioni).
Ha pubblicato a giugno 2023 il libro “Chi ha rapito Roger Federer?” (Absolutely Free).
Collabora con il quotidiano Domani, cura per Sport in Media la rubrica “La Nuca di McKinley” e durante i Mondiali di calcio 2022 ha realizzato la video-rubrica “Qatarinfrangenze“.
TUTTE LE PUNTATE DE “LA NUCA DI McKINLEY”
IN MEDIA(S) RES | IL PODCAST SU SPORT&MEDIA