Ieri sera ho ricevuto una notifica dal gruppo Telegram “Sport in Tv | News”, guidato da Matteo Bertoni (iscrivetevi!). La notizia, ripresa da cyclingpro.net, è che Rcs e Discovery stanno trattando i diritti televisivi in chiaro del Giro d’Italia 2021 e delle altre principali corse ciclistiche organizzate dalla società di Urbano Cairo. Per essere precisi, è stata la Gazzetta dello Sport a pubblicare la notizia della trattativa Rcs-Discovery nell’edizione cartacea di venerdì 9 gennaio.
I più attenti sanno che Rcs e Gazzetta dello Sport sono sostanzialmente la stessa cosa. Non occorre essere degli strateghi del mondo commerciale per capire che questa notizia potrebbe essere stata messa in circolazione da Rcs per spingere la Rai, partner storico del Giro, ad accelerare nella trattativa (o ad alzare il prezzo per il rinnovo). Già perché i diritti per la trasmissione del Giro d’Italia in chiaro sono scaduti e vanno assegnati per la prossima (o prossime) edizione/i.
Anche nel precedente rinnovo ci fu un periodo di stallo, con qualcuno che lanciò l’ipotesi (irrealistica) di un interessamente di La7 (sempre Cairo) in caso di rottura delle trattative con la Rai. Questa volta il nome nuovo è Discovery e, ad una prima analisi, l’indiscrezione sembra decisamente più credibile rispetto a quella di un paio di anni fa. Sì perché il gruppo Discovery è ben strutturato a livello globale, è cresciuto esponenzialmente in Italia in questi ultimi anni (vedi canali come Real Time e Food Network), ha un’ampia esperienza in ambito sportivo, ciclistico in particolare (Eurosport), ha da poco lanciato il proprio servizio OTT e avrebbe tutto l’interesse a consolidarsi nell’ambito dei canali in chiaro, lanciando in modo definitivo il canale Nove. Il Giro, infatti, assicurerebbe degli ascolti costanti per tre settimane, innalzando a dismisura la visibilità del brand.
Fin qui gli aspetti per i quali la voce “Giro d’Italia 2021 sul Canale Nove” può avere un fondamento. Esiste però un ostacolo molto alto che pone ancora una volta la Rai in pole position nella trattativa: la produzione del Giro. Mezzi, risorse, persone, organizzazione logistica, partnership e lavoro con gli sponsor del Giro sono tutti elementi imprescindibili per i quali occorre già una certa esperienza, oltre che delle risorse finanziarie notevolissime. Discovery sarebbe in grado di surrogare la Rai in tuto questo? Nel 1993 Mediaset soffiò il Giro d’Italia alla Rai e lo trasmise fino al 1997. La trattativa Giro-Mediaset è descritta in modo minuzioso da Pino Frisoli e Massimo De Luca nel libro “Sport in Tv – Storia e storie dalle origini a oggi“. Lo stesso De Luca, allora a Mediaset, parla di “Operazione Entebbe”, dal nome attribuito alla vicenda da Adriano Galliani, artefice della trattativa, che paragonò la sottrazione dei diritti del Giro alla Rai al blitz notturno di Israele nel 1976 per liberare degli ostaggi a Entebbe, in Uganda). Prima del 1993 la Rai dava quasi per scontata la trasmissione del Giro, dedicando poche risorse e poco spazio nel proprio palinsesto al Giro. Mediaset, invece, investì miliardi di lire per produrre la corsa rosa al massimo livello, con decine di ore di dirette e programmi. Tuttavia, i dirigenti Fininvest si pentirono dopo poco tempo dell’investimento, ma furono costretti comunque a onorare il contratto fino al 1997. Il Giro tornò quindi alla Rai che si impegnò a fondo per garantire un servio con degli standard simili a quelli proposti da Mediaset. Si trattò di un ritorno fortunato per la Rai, visto che l’edizione 1998, vinta da Marco Pantani su Pavel Tonkov, fece registrare degli ascolti elevatissimi.
Tornando alla possibile trattativa Rcs-Discovery/Nove, possiamo dire che siamo di fronte a un’ipotesi verosimile, molto più credibile rispetto a quella su La7. Tuttavia, dubitiamo fortemente che la Rai, già spogliata di diversi diritti sportivi (Formula Uno e Champions League in primis) possa permettersi di perdere quello che – scelte sui telecronisti a parte – rimane il fiore all’occhiello della sua programmazione sportiva. Staremo a vedere.