Nel marzo del 1992, ”L’Atlante della radio e della Tv”, edito dalla Eri, pubblica un interessantissimo dossier sullo sport trasmesso in Tv tra il 1990 e il 1991 e sulla ripartizione degli spazi tra le varie discipline sportive. Questo spaccato, in cui sono prese in considerazione telecronache e programmi sportivi trasmessi dai 3 canali Rai e dai 3 Fininvest, è molto utile per scattare una fotografia allo sport in Tv, prima della partenza definitiva della Pay-Tv (Tele+2), che inizierà a trasmettere eventi sportivi criptati da lì a pochi giorni con il GP del Giappone del Motomondiale.
Il dossier permette di capire rapporti di forza ed evoluzione televisiva delle varie discipline. Al primo posto, ovviamente, il calcio (17,3% di copertura dei palinsesti con 192 telecronache), seguito dal tennis, all’epoca molto presente su Rai 3 (12,9% e 101). Terzo gradino per lo sci alpino (6,8% e 86), grazie anche alla presenza di Alberto Tomba, poi basket (6,4% e 91), altri sport invernali (5,4% e 72) e a seguire golf, pallavolo, pugilato, ciclismo, atletica leggera, automobilismo, biliardo, rugby, ippica, nuoto, pallanuoto e pallamano. Si potrebbero fare molte considerazioni, ma uno dei dati più sorprendenti, se rapportato ai giorni nostri, è la poca presenza televisiva del ciclismo. Non è un caso se, qualche anno più tardi, Mediaset riuscirà a soffiare i diritti televisivi del Giro d’Italia alla Rai, che dedicava poco spazio alla corsa rosa. L’esperienza di Mediaset – che investirà grandi risorse per coprire al meglio il Giro dal 1993 al 1997, ma si pentirà molto presto del contratto sottoscritto, visti i costi notevolissimi (“200 milioni al giorno solo per l’ equipe francese della SFP che effettua le riprese e poi i diritti, 12 miliardi l’ ultimo anno, compresi i 6 della pubblicità statica“, Repubblica, 21 febbraio 1997) – porterà poi la Rai a seguire la corsa rosa con più attenzione e diverse ore di programmazione.
In assenza di canali tematici, il tennis, i cui match hanno una durata indefinita, occupava gran parte delle finestre sportive della Rai. Con la concorrenza di Tele+2, spinta all’acquisizione dei diritti dei principali tornei dal direttore Rino Tommasi, le cose cambieranno profondamente. E negli anni ultimi 15 anni, il solo tennis trasmesso in chiaro – di fatto – è stato quello di Supertennis, canale creato dalla FIT.
Discorso simile per il golf, che nel 1990-91 sopravanza addirittura l’atletica leggera che, tuttavia, non è ancora entrata pienamente nell’epoca maggiormente televisiva, con l’alternanza Mondiali-Europei. Rassegne che, negli anni successivi, occuperanno larga parte del palinsesto sportivo agostano della Rai.
Per basket e pallavolo il discorso è molto più lungo e complesso (vi rimando al libro di Sport in Media sulla “Storia della Pay-Tv sportiva” che uscirà nelle prossime settimane). Qui si può dire che nel 1992 la pallacanestro sta vivendo i fasti dell’epoca De Michelis, presidente della Lega Basket ed esponente politico di spicco. In quegli anni (1988-1992) la Rai versa 10 miliardi di lire all’anno per trasmettere una quarantina di partite a stagione. Tutti si aspettano che quella sarà la base di partenza per i futuri contratti televisivi, anche in considerazione della nascita di Tele+2. In realtà, terminata l’era De Michelis, le cose andranno molto diversamente.
Per il volley il discorso sarà abbastanza simile, anche se i dirigenti della pallavolo non vengono illusi da precedenti contratti faraonici e, fiutato l’andamento del mercato, finiranno per scendere a patti con le televisioni (nel 1993 sottoscriveranno un accordo con Telepiù in cui, addirittura, si impegnano a coprire i costi di produzione delle partite).