Ieri Vincenzo Spadafora, il Ministro dello Sport, è intervenuto per l’ennesima volta sul discorso “riapertura campionato” e, come se il tempo si fosse fermato all’inizio di marzo (ricordate le polemiche circa la trasmissione in chiaro di Juventus-Inter?), è ritornato sulla questione delle partite in chiaro della Serie A. In particolare, ha aperto alla possibilità – sull’esempio della Bundesliga dove Lega e Sky hanno dato il via libera alla Diretta Gol in chiaro, ma solo per le prime due partite – che le restanti partite della Serie A possano essere trasmesse in chiaro attraverso Diretta Gol.
Ora, tralasciando il comportamento e le dichiarazioni di Spadafora durante il periodo di distanziamento sociale, come si può definire un proclama del genere? A distanza di più di 80 giorni da quell’inutile balletto – con una forte connotazione populista – circa la tramissione in chiaro di Juve-Inter, siamo ancora al livello del “dobbiamo pensarci“. Perché non ci si poteva pensare prima? Perché in Italia, molto spesso, si preferisce “dialogare” a mezzo stampa, anziché lavorare a fari spenti e cercare una soluzione concreta, che possa contemperare le diverse esigenze? Perché la questione delle partite in chiaro della Serie A – che, ricordiamo, è di totale competenza legislativa, stante la Legge Melandri-Gentiloni che non prevede alcuna trasmissibilità in chiaro della Serie A – non è stata affrontata per tempo e si ritorna al punto di partenza di Juve-Inter, prima settimana di marzo?
In definitiva, delle due, l’una: o si ha un piano concreto, vale a dire un provvedimento legislativo pronto, per la trasmissione delle partite in chiaro sul modello Bundesliga, oppure… un bel tacer non fu mai scritto.