Ha iniziato a commentare le partite di calcio del Modena, del Carpi e del Sassuolo per Telestudio di Modena, passando poi al canale tematico di uno dei più blasonati club italiani, nonché a Fox Sports, emittente che gli ha consentito di seguire il calcio estero, soprattutto la Liga in qualità di inviato, fino ad approdare, tre anni fa, nella squadra di DAZN, dove, attualmente, viene impiegato quale bordocampista dei match della massima serie del campionato di calcio, nonché di telecronista degli incontri internazionali di football.
Questa volta, è con Tommaso Turci che ho il piacere, prima ancora che il privilegio, di chiacchierare, per cercare di cogliere qualche particolare aspetto del suo lavoro, da scrivere in questo articolo, dove cerco di raccontare quel mondo di cui gli altri non scrivono, che gira intorno allo sport in TV.
Dopo pochi minuti mi sento a mio agio, forse perché, in comune, abbiamo la terra di origine, oppure perché sono affascinato dal sentire una persona che non discorre della sua professione, ma che mi racconta una sua grande passione, nata quando abbassava il volume della playstation per fare la telecronaca del match che stava giocando.
Per Tommaso, fare il giornalista è quasi un gioco, il che, mi confida, rappresenta uno dei limiti più grandi della sua professione.
Ogni giorno, difatti, va a lavoro senza sentire il peso di andare a lavorare, affrontando però ogni giornata con quella motivazione, quell’impegno e quell’entusiasmo, che non devono mai mancare in coloro che, come lui, portano rispetto per la loro professione, che li coinvolge al punto tale che uno dei suoi più grandi desideri è quello di gustarsi una partita di calcio in Tv senza avere l’assillo di cogliere quel particolare da narrare al telespettatore.
Anche lui mi conferma che la preparazione settimanale della gara è basilare per fornire all’utente un servizio di qualità, a prescindere dal match che si è chiamati a seguire (per deformazione professionale, prima ancora che per passione, Tommaso preparerebbe adesso una gara di promozione come un big match di serie a o di calcio internazionale: n.d.r.).
Oltre a compulsare le dettagliate statistiche che gli vengono messe a disposizione, leggere con attenzione le testate locali, confrontarsi con qualche collega più preparato, riascoltare le proprie precedenti telecronache o interventi (per cercare di non commettere lo stesso errore), Tommaso si prefigura con il passare dei giorni in maniera maniacale tutti i possibili scenari della partita che seguirà da bordo campo per non arrivare impreparato nel momento in cui gli verrà passata la linea, specie qualora si dovesse verificare quel risultato che nessuno immaginava.
Mi segnala, inoltre, che ogni ipotesi deve adeguatamente essere riempita di contenuti, perché, un conto è se la squadra strafavorita vince con un punteggio tennistico, altro, invece, se riesce a portare a casa i tre punti, grazie a un gol in zona Cesarini, vittoria che potrebbe financo comportare un avvicendamento nella panchina la settimana successiva.
E come gli è accaduto un paio di settimane fa a Cagliari, nel giro di pochi minuti può cambiare davvero tutto: una squadra vede affossare le proprie speranze di lottare per la permanenza in serie A, mentre l’altra, specularmente, passa dallo spauracchio della retrocessione alla possibilità di giocarsi ancora le proprie chanches di salvezza nelle settimane successive.
Tommaso mi spiega che è proprio questo ciò che ama del suo lavoro: ridurre a icona nel breve volgere di pochi istanti i temi e le domande che si era preparato durante la settimana e che aveva già sulla punta della lingua, andando a ripescare gli appunti relativi a quello scenario (che aveva prefigurato) impossibile da ipotizzare fino a qualche minuto prima, per essere subito pronto a entrare in sintonia con l’intervistato, al fine, se possibile, di far emergere in tv quel lato umano del campione, che riesce con il passare del tempo sempre più spesso a cogliere, grazie a quel rapporto che un bordocampista instaura partita dopo partita con i giocatori.
Gli chiedo quali siano le differenze fra il ruolo di telecronista e quello di bordocampista: “nessuna”, mi dice, se si considera il modo in cui ci sia approccia all’incontro, mentre più evidenti e marcate sono quelle nel corso della gara, perché il primo deve raccontare il match, mentre il secondo carpire ogni possibile sfaccettatura emotiva dei componenti delle panchine (nelle partite di cartello di serie A ogni bordocampista segue una squadra: n.d.r.), cogliere le indicazioni dell’allenatore o degli “allenatori in campo” (e adesso, con l’assenza di pubblico, non si deve per davvero perdere alcun dettaglio, perché non ci può essere la scusa del brusio del pubblico), nonché cercare quei particolari che possono interessare al telespettatore, nella cui mentalità è opportuno calarsi.
Due ruoli differenti, ma che ogni tanto possono sovrapporsi, come gli è capitato, ad esempio, il 13 febbraio 2021 in occasione di Spezia-Milan, quando un suo intervento da bordocampo, effettuato mentre il gioco era in svolgimento proprio a pochi metri da lui, è stato apprezzato da una persona cui Tommaso è particolarmente legato, che lo ha seguito da vicino e saputo consigliare nella sua crescita professionale, complimentandosi con lui per l’intervento “da bordocampista con l’occhio del telecronista”, sintesi, codesta, che può essere rivolta soltanto a coloro che hanno un’estrema confidenza con i due ruoli.
L’importante, secondo Tommaso, è che il giornalista racconti i fatti in maniera obiettiva, lasciando le interpretazioni degli eventi agli opinionisti, i quali, assieme a lui, hanno l’obiettivo di far emozionare noi telespettatori.
Ciò che lo muove è la costante voglia di migliorarsi e di mettersi in discussione, che non deve mai mancare, nemmeno quando lo mandano dall’altra parte del mondo per commentare dal vivo uno sport che aveva visto solo in televisione (Tommaso annovera difatti nel suo già prestigioso curriculum, nonostante la giovane età, il commento del Super Bowl LIV disputatosi a Miami), lavorando fino a 20 ore al giorno per preparare al meglio l’evento che tiene ogni anno incollati al video un numero sempre maggiore di italiani.
Tanti sono gli episodi raccolti nel suo taccuino che lo hanno visto coinvolto, alcuni simpatici: come la palla di neve che gli scagliò per scherzo a Milanello nel 2017 Jesús Joaquín Fernández Sáenz de la Torre (noto come Suso) durante un collegamento con il canale tematico del Milan, episodio che strappò un sorriso al giovane giornalista modenese.
Mi spiega Tommaso che, ogni tanto, può capitare di fare un intervento non brillantissimo, di essere costretto a improvvisare a causa di particolari dinamiche, di non aspettarsi che un intervistato sghignazzi dinanzi a una domanda (forse, perché, il giornalista gli ha posto quella che non si voleva sentir rivolgere?: n.d.r.), ma in ogni caso, il panico non la deve mai fare da padrona, anche quando ci si rende conto di aver commesso un errore, capace di far cambiare l’umore dell’intera giornata anche a una persona positiva, entusiasta e vulcanica come Tommaso.
Una lunga teoria di avventure, che un domani (“tra quindici/venti anni”) avrebbe piacere di raccogliere in libro (quelli che purtroppo adesso non riesce a leggere per la mancanza di tempo, anche se si prefigge di farlo ogni estate), nel quale raccontare la sua vita di giornalista, “di quelle vite fatte così”, una vita in cui per non arrivare impreparati al cospetto di noi telespettatori si rischia molto spesso, come è capitato a Miami, “di non dormire mai”, come canta il suo conterraneo Vasco Rossi in uno dei pezzi preferiti da Tommaso.
Alzo gli occhi per guardare l’orologio nella parete dinanzi a me: la lancetta dei minuti pare essere ferma, quella più corta, invece, no, segna l’ora successiva a quella in cui ha avuto inizio questa chiacchierata, cominciata con qualche minuto di ritardo rispetto all’orario che avevamo convenuto, per il quale Tommaso si è subito scusato, nonostante mi avesse previamente avvertito del ritardo con un messaggino.
Ecco che alla fine della conversazione ho avuto la conferma che la parola “rispetto”, che ho sentito più volte pronunciare dal mio interlocutore durante l’ora che mi ha dedicato, non è affatto un suo intercalare.
Cala il sipario su questa conversazione, all’esito della quale ho conosciuto uno dei professionisti che settimanalmente sento parlare in tv dalla privilegiata posizione del mio divano di casa, mentre si avvicina un altro fine settimana in cui si accenderanno le luci di uno stadio per l’inizio di un’altra partita, che ci verrà raccontata, in ogni singolo dettaglio, da un Signore che di mestiere fa quello che sognava da bambino, raccontando #legiornatechepiaccionoame, uno dei suoi hashtag preferiti, con lo stesso entusiasmo con cui le viveva con i suoi amici d’infanzia.
Grazie Tommaso, ad maiora.
Stay tuned!
Wenner Gatta | Avvocato e appassionato dal 1978 di ogni tipo di sport, visto, si badi bene, dalla privilegiata posizione del proprio divano di casa. Dal 2020 socio dell’associazione Nicolodiana e Salvadoriana telepcsportdipendenti. Il suo motto è: “Perché seguire solo un evento sportivo, quando se ne possono vedere tanti contemporaneamente?”.