La diretta di Virtus Bologna-Olimpia Milano interrotta della Rai: qualche riflessione

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Lo sport trasmesso dalle Reti generalisti Rai continua a generare polemiche. Ieri Rai2 trasmetteva in diretta la sfida tra Virtus Bologna e Olimpia Milano. Una bella vetrina per il basket di Serie A, anche se, come sottolineato, la trasmissione di un evento una tantum sulle Reti generaliste lascia un po’ il tempo che trova. L’epilogo della partita, lo avrete letto sui social, è stato un classico Rai: interruzione del collegamento a 2′ 30″ minuti dalla fine e linea alla Rete per il collegamento con Rai Parlamento che doveva trasmettere le dichiarazioni di voto sulla Legge di Bilancio. Così, niente finale di partita su Rai 2 e telespettatori dirottati su Rai Sport. Un classico senza tempo in casa Rai, che negli anni in cui disponeva di più diritti rispetto al presente, faceva spesso questi salti di canale per dare la linea alla mitica Rete. Restando al basket, la memoria è andata subito agli incontri trasmessi al sabato pomeriggio su Rai 3, con l’impossibilità di vedere le partite che terminavano ai supplementari e finali seguiti sul Televideo.

Qualche strenuo difensore ha sottolineato: “Vabbè, ma che problema c’è a digitare il 57 sul telecomando?“. Ovviamente non c’è nessuna fatica a pigiare due tasti sul telecomando. La questione, tuttavia, è un’altra. Già le Reti generaliste Rai trasmettono poco sport durante l’anno (Nazionale di calcio, Coppa Italia, Giro, Tour e pochissimo altro). Quando viene trasmesso, tuttavia, sarebbe auspicabile farlo nel miglior modo possibile ed evitare “incidenti” come quello di ieri o come quello avvenuto all’ultimo Golden Gala, con il record del mondo del salto con l’asta “bucato” per mandare in onda la pubblicità e le anticipazioni del Tg2.

Tornando all’interruzione di Virtus Segafredo Bologna – Olimpia Armani Milano, ho letto diversi punti di vista. Qui ne propongo due, diametralmente opposti, ma estrememente interessanti.

Sul rapporto tra basket e Tv si potrebbero scrivere molte cose. Nel libro “Decoder – Storia della Pay-Tv sportiva in Italia” ho dedicato un intero capitolo alla questione, anche se sarebbe necessario un volume a parte per analizzare un rapporto estremamente tormentato. Il basket italiano è stato illuso dai miliardi di lire del contratto televisivo con la Rai durante la presidenza De Michelis ed è stato poi incapace di trovare una soluzione vincente, anche a causa della crisi delle sponsorizzazioni (basti pensare ai marchi degli anni ’90 e primi 2000) e quindi del livello medio progressivamente più basso. In sintesi, le difficoltà del basket nostrano, non sono solo una questione di mezzo attraverso cui si veicola il prodotto, ma di prodotto stesso, decisamente meno appetibile rispetto agli anni d’oro, quando diversi campioni di livello internazionale calcavano i nostri parquet.

In assoluto, i rilievi fatti da Stefano Valenti (Responsabile comunicazione Lega Nazionale Pallacanestro) sono condivisibili e colgono appieno gli aspetti legati al cambiamento di fruzione dell’evento sportivo da parte, soprattutto, delle nuove generazioni. Tuttavia, la questione è proprio all’origine della scelta da parte di Lega Basket Serie A e Rai di mandare in onda una singola partita su Rai 2. Trasmettere qualsiasi evento sportivo su un canale generalista, diciamo dall’1 al 9 del telecomando, significa allargare esponenzialmente il bacino dei potenziali telespettatori. Nonostante i vari OTT, gli smartphone, i social e le altre forme di svago, infatti, la televisione tradizionale è la fonte principale di intrattenimento per milioni di italiani. Si può discutere (ed essere magari d’accordo) sul target a cui si vuole arrivare, vista l’età media delle persone che guardano ancora i canali tradizionali. Tuttavia, non è così scontato e automatico puntare solo alle nuove generazioni. Una persona di 50 anni, che magari seguiva il basket negli anni ’80 e ’90 per poi perderlo di vista, potrebbe tranquillamente riavvicinarsi alla pallacanestro grazie a qualche (non un singolo) passaggio televisivo in chiaro. La trasmissione in chiaro su una Rete generalista – che, si badi bene, è totalmente diversa da quella su un canale specialistico come il 57 (Rai Sport +HD), che si rivolge essenzialmente ai già appassionati – dovrebbe essere progettuale, quasi scientifica. Esempio: potrebbero essere trasmesse su una Rete generalista la finale della Supercoppa a inizio stagione, le 7-8 partite più importanti della Regular Season, le semifinali e la finale della Final 8 di Coppa Italia, alcune partite dei playoff e le finali scudetto. Il tutto per 2-3 stagioni consecutive, con una copertura giornalistica qualitativa, un’adeguata promozione e un’integrazione costante con i social e Rai Play. Utopistico? Forse.

Alla fine, il giudice inappellabile di tutto ciò sarebbero gli ascolti. Al netto dei salti di Rete e delle interruzioni in pieno stile anni ’90.

Immagine da TvBlog

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