Che il calcio sia in mano alle TV (soprattutto in Italia) è cosa risaputa. Altrettanto noto è il fatto che senza i soldi delle televisioni, la maggior parte dei club italiani potrebbe abbassare la saracinesca domani mattina. Negli ultimi anni si è molto discusso del cosiddetto calcio-spezzatino, in contrapposizione all’integralismo nostalgico – francamente ridicolo – del “com’era bello quando tutte le partite si giocavano alle 15.00”. SPORTinMEDIA sostiene la linea del “più fasce orarie, più possibilità di vedere partite, squadre, giocatori”, salvaguardando tuttavia la fascia oraria della domenica alle 15.00 (l’optimum sarebbero 5 partite la domenica alle 15.00 e altre 5 spalmate su altrettante fasce). Di fatto, quindi, come avviene in qualsiasi altro campionato europeo di primo livello, è normale che le TV abbiano il potere di decidere – di concerto con Lega e club – calendario e orari di una competizione per cui pagano fior di quattrini.
Tutta questa premessa per esprimere, invece, la totale disapprovazione – con biasimo – della nuova commistione calcistico-televisiva, emersa prepotentemente negli ultimi tempi: l’influenza assoluta delle TV sullo “spettacolo (!) del calciomercato”. Per capire, l’orario di chiusura del calciomercato italiano è stato deciso dalle televisioni: previsto originariamente per le 20.00 di lunedì 2 settembre, è stato spostato alle 22.00 per permettere le lunghe dirette televisive in prima serata. Non solo. Da quest’anno, come scritto e riportato da alcuni media, imbeccati dal comunicato stampa dell’organizzazione, ultimi giorni di mercato avranno una novità:
Le televisioni garantiranno una copertura efficace della consegna dei contratti in formato elettronico. Una chicca dell’era cibernetica
Non si capisce granché, ma sembrerebbe che lo “spettacolo (!) del calciomercato” varchi la nuova frontiera del “mostrare in diretta TV la consegna dei contratti” (rigorosamente con cifre oscurate, immaginiamo). Francamente non ne sentivamo il bisogno.
Sentendo tutto ciò, nasce il fortissimo sospetto che anche la data di chiusura del calciomercato sia “consigliata” da TV e media in generale (considerando ascolti e dati del calciomercato di canali e siti web). Con buona pace di chi sostiene – in modo banale e ingenuo – che sarebbe meglio chiudere il calciomercato prima dell’inizio del campionato.
Insomma, non sono bastati mesi 3 interi (!) zeppi di parole, bufale, voci, scoop, esclusive, bombe, balle assortite, centinaia di servizi e articoli sugli stessi argomenti (avete provato a contare quelli su Icardi e Dybala?). Per favorire le TV si è deciso di prolungare di ulteriori 2 ore – con la novità della consegna dei contratti elettronici (sigh) – questo supplizio mediatico estivo. Una tortura che ha ormai rotto tutti gli argini, fino ad arrivare al paradosso assoluto della maggior importanza mediatica del calciomercato rispetto al calcio giocato. Una follia tutta italiana a cui, prima o poi, occorrerà porre un freno. O è già troppo tardi?